martedì 3 aprile 2012

Contento per le lettere da Corsico



Buongiorno, ho avuto l'opportunità di leggere alcune lettere inviateci da voi studenti delle scuole di Corsico e da altre scuole venute in visita a reparto di tossicodipendenza di secondo livello del carcere di San Vittore, La Nave. Sono rimasto molto contento e felice, vi ringrazio certo che la vostra visita non sia stato tempo sprecato. Colgo l'occasione per salutarvi tutti e invio i miei migliori auguri di una buona fine di anno scolastico.

Gianluca Rizzi (Luchino)

martedì 13 marzo 2012

solidarietà in carcere

Il giorno Giovedì 16 Febbraio 2012 il carcere di San Vittore ed in particolare il terzo raggio vengono sconvolti da una sconvolgente notizia. Un detenuto al secondo piano del terzo reparto, perde tragicamente la sua bambina di soli 3 anni per una meningite fulminante. Il fatto lascia tutti increduli e senza parole per quanto a volte la vita possa essere ingiusta e crudele; ma qui a San Vittore ci sono persone che ci tengono ai compagni e alle disgrazie che a volte ci affliggono, quindi durante il weekend, alcuni detenuti delreparto La Nave,  hanno organizzato una raccolta di fondi estesa su tutti e quattro i piani del terzo raggio. Purtoppo, come ben si sa, in carcere si è chiusi e non tutti hanno avuto la possibilità di donare le proprie condoglianze al detenuto ma con questo gesto abbiamo dato tutti un piccolo contributo a una persona che in questo momento ne ha veramente bisogno.

Luca Orlandi  

martedì 28 febbraio 2012

Lettere e riflessioni degli allievi della 5F del Liceo delle Scienze Sociali di Corsico

Ricevo dai miei allievi testi, lettere, riflessione a seguito dell'incontro del 9/1/12
con Voi, ricordate la classe 5F del liceo delle scienze sociali di Corsico(Mi) 
Inoltro tali scritti senza apportare alcuna modifica, in originale. 
Seguiranno altre mail  per altri scritti.
Cordiali saluti 
T. Letta 

L’esperienza che abbiamo vissuto insieme, ha fatto sorgere in noi il desiderio di descrivervi ciò che abbiamo provato in quelle ore, le nostre sensazioni ed emozioni . Ad essere sinceri l’impatto con quelle imponenti mura è stato molto forte e diverso rispetto a ciò che ci aspettavamo. La parola “prigione” è spesso sulle nostre labbra, però un conto è vedere un telefilm alla televisione e un altro è andarci. Tra i banchi di scuola abbiamo studiato l’etimologia della parola “prigione”, abbiamo fatto ricerche su ricerche su tale luogo, ma nonostante ciò la vista delle sbarre ci ha comunque impressionato. Sebbene tutto ciò sembra fare da preludio ad un’esperienza scioccante, così non è stato. All’interno abbiamo avuto la possibilità di vedere come sia fatto realmente un carcere e soprattutto un detenuto. Guardandovi in faccia non abbiamo visto “facce da detenuti” ma dei volti di ragazzi che sarebbero potuti essere quelli dei nostri fratelli e volti di uomini che sarebbero potuti essere quelli dei nostri padri, persone con cui condividiamo parte della nostra vita. Siamo entrati nel carcere appesantiti da stereotipi e pregiudizi, intimoriti dal quel luogo che abbiamo sempre visto da lontano e su cui ci siamo sempre posti con curiosità domande su domande, ma ascoltandovi poco alla volta abbiamo incominciato a liberarci da quelle zavorre, i vostri racconti, le vostre storie ci hanno insegnato che nella vita non si possono divedere le persone in: “buoni” e “cattivi”.

Grazie per il tempo dedicatoci e per l’esperienza che ci avete fatto vivere.

Alessandro, Davide, Giulia e Silvia




Il 9 gennaio ho vissuto un’esperienza particolare: sono andata a visitare con la classe il carcere San Vittore di Milano.
Inizialmente ero un po’ agitata, anche perché non ero consapevole di come avrei reagito: se avrei avuto paura o se al contrario l’avrei trovata una bella esperienza.
Appena entrate ci hanno perquisito, hanno controllato le nostre borse e, successivamente, abbiamo interagito con due operatori che ci hanno spiegato come avviene l’attività rieducativa dei detenuti e come è stato creato il carcere.
Quest’ultima accezione, però, non è adeguata: San Vittore è ,infatti, una casa circondariale e un’istituzione in cui i detenuti restano in attesa di giudizio. Inoltre è composta da sei raggi, ossia da diverse zone adibite a carcerati con determinate accuse al seguito.
Dopo una breve ma efficace conversazione con gli operatori, ha avuto inizio la vera e propria visita: potete immaginare il mio stato d’animo, anche perché non avrei mai pensato che ci avrebbero concesso di esplorarlo. Come un po’ in tutte le cose abbiamo prima “visitato” l’aspetto burocratico, cioè formale, in particolare il luogo in cui vengono subito portati i detenuti in modo tale che consegnino tutti i propri averi, ma anche il luogo in cui vengono inseriti i dati anagrafici ed il motivo della reclusione.
Il momento più interessante si stava avvicinando: non vedevo l’ora di poter constatare con i miei occhi come fosse una prigione. Beh… sinceramente, una volta entrati nei veri e propri raggi ho potuto notare che le fantasie e ciò che ho sempre sentito dire sui carceri  non si avvicinavano affatto alla realtà.
Li ho sempre immaginati come luoghi di vera e propria restrizione sia fisica che mentale ma, al contrario, i detenuti erano liberi di “passeggiare” per il corridoio, fumando tranquillamente una sigaretta.
L’unica cosa che più mi ha colpita è stato il modo in cui ci guardavano: sembravano stupiti e allo stesso tempo felici. Qui ho capito che alcuni di loro sentivano la lontananza della famiglia e ne soffrivano molto; altri, invece , ci guardavano con altri occhi: quelli di un uomo che non vede una donna da molto tempo.
Un’altra cosa che mi ha colpita sono state le celle: erano molto piccole e, in alcune di esse, vi erano addirittura sei letti.
Il momento più bello, però, è stato quando ci siamo recati al raggio dei tossicodipendenti. Sembravano molto contenti di vederci e siamo subito entrati in sintonia con loro, anche perché alcuni erano molto giovani.
Ci hanno raccontato le loro avventure e la causa della loro carcerazione ma, soprattutto, hanno elencato le varie attività di rieducazione svolte durante il giorno. Sinceramente, sebbene vi siano persone pronte a negarlo, penso che non siano sempre efficaci, anche perché per alcuni di loro non era la prima reclusione. Sta infatti al detenuto la scelta di rassegnarsi e provare a cambiare la propria vita o meno; nessuno lo potrà mai obbligare.
In conclusione, penso che la visita al carcere San Vittore sia stata molto interessante. Ho avuto la possibilità di mettermi nei panni dei reclusi anche se non potrò mai capire che cosa significhi svegliarsi la mattina senza l’affetto dei propri cari con davanti agli occhi delle sbarre e non il sorgere del sole.

30 gennaio 2012
Una giornata alle carceri..
"...da quanto tempo non vedo una tavola apparecchiata,
una mano di donna che accarezza la mia
abbandonarmi in lei tra le sue braccia...
ma sono appese a queste sbarre,ruggine tra le dita,
ad osservare   tutto ciò...che vola..."
                                                                                 (Elisabetta Randazzo)
Eccoci qua...davanti ad un foglio bianco  ed un solo obbiettivo: trascriverci le nostre emozioni, i nostri pensieri ed i nostri stati d'animo, quelli che ci hanno accompagnato in questa grande esperienza.
Avendo studiato durante l'anno teorie di alcuni famosi sociologi non abbiamo potuto fare a meno di paragonare ciò che abbiamo visto con quello che abbiamo studiato.
Quando siamo entrati,dopo la perquisizione,le autorità di polizia ci hanno raccontato la storia di San Vittore spiegandoci come fosse fatta la struttura e quali fossero le sue funzioni e obbiettivi, anticipandoci quello che avremmo visto e quello che avremmo potuto provare.
La prima cosa che ci ha colpito è stata la possibilità che ci è stata data di osservare il carcere percorrendo le stesse tappe che ognuno di voi fa a partire dall' "immatricolazione".
Subito dopo ci hanno accompagnato nel quarto raggio e le nostre prime sensazioni strane ma prevedibili: eravamo un po impauriti e diffidenti e più ci chiedevamo se osservarvi come degli "animali in gabbia" fosse rispettoso nei vostri confronti.
Tutto quello che abbiamo visto non era ciò che ci aspettavamo...abituati agli stereotipi nostrani pensavamo di vedervi rinchiusi all'interno di celle spogli e tristi, ma invece ,seppur sottoposti a regole ferree, siete liberi di muovervi all'interno del vostro raggio e di contribuire alla vita del carcere .
Successivamente abbiamo raggiunto il terzo raggio e quando ci hanno detto che potevamo parlare direttamente con voi, la cosa ci ha sopreso. Sinceramente non credevamo fosse possibile, eppure in poco tempo ci siamo divisi in 2 gruppi all'interno di una semplice ma accogliente stanza.
Avete raccontato spontaneamente e in poche parole le vostre esperienze, riuscendo a trasmetterci sensazioni ed emozioni toccanti. Nonostante ci incitavate a farvi liberamente domande su cosa ne pensavamo, noi eravamo come bloccati ....avevamo timore di essere indiscreti, di affrontare argomenti sbagliati e troppo personali.
Proprio da questo ultimo punto è nata l'esigenza di scriverci per farvi comprendere che il nostro non era disinteresse ma insicurezza all'interno di un'ambiente che era a noi totalmente nuovo.
Lo scrivervi ci ha portato a volerne sapere di più sulla vostra realtà , sperando che possa concludersi nel migliore dei modi.
Un saluto da Giulia, Monica, Annalisa e Davide
Quella mattina mi sono svegliata presto, e quando sono passata davanti al carcere,avevo delle sensazione totalmente diverse da quelle che provavo prima di conoscere tutto. ho provato una sensazione fortissima prima di varcare quel gran portone… Non mi ero mai sentita in quello stato d’animo: ero pervasa da sentimenti uno opposto all'altro,ero felice ed emozionata di poter conoscere una realtà della quale avevo pochissime informazioni, ma al tempo stesso sentivo anche paura, angoscia e tristezza.
Quando ho iniziato a percorrere quel corridoio che ci portava all’incontro con voi, la prima cosa che ho notato, e che non corrispondeva a ciò che ho sempre immaginato,sono stati i dipinti sulla parete, che mi hanno suscitato una strana impressione,sopratutto quando ho saputo che sono stati fatti da persone che nella vita hanno commesso degli errori; da li ho iniziato a pensare che nonosante tutto avete un cuore e un’anima e quei dipinti hanno tirato fuori qualcosa che partiva da dentro che ancora è vivo dentro di voi, pronto a migliorare.
una volta arrivati all'ingresso della "nave", vedendovi avevo ancora un pò di timore; e riflettendo ho notato come certe immagini dentro di noi siano frutto di stereotipi. Ogni giorno veniamo influenzati dai media che ci presentano il carcere come un ambiente grigio, sporco e pieno di persone con facce da malviventi, tutte muscoli, cicatrici e tatuaggi, e di conseguenza ci creiamo barriere inutili poichè siete persone normalissime. la cosa ke mi ha colpita di più sono state
Le vostre testimonianze che mi hanno fatto capire che è molto dura sentirsi isolati dal resto del mondo, vivere ogni giorno alla stessa maniera e allo stesso ritmo degli altri, ma sopratutto restare lontano dai propri cari. inoltre in quel momento mi sentivo in un mondo estraneo e ho provato vari sentimenti: di disagio e di paura poichè non sapevo cosa avrei ricavato da questo incontro, ma con voi ho capito che i detenuti non sono tutti senza cuore, anche perchè ho notato che davvero molti di voi sono pronti a cambiare, a reagire in quell'ambiente privo di ogni cosa che vi rende felici. per esempio Non avrei mai pensato, che il carcere potesse anche diventare un luogo dove i detenuti avessero la possibilità di imparare, riflettere, interagire, apprendere e fare esperienze, se pur nei limiti che l’ambiente stabilisce.
ho apprezzato tanto chi di voi è riuscito a far uscire il suo lato divertente, chi ha avuto il coraggio di confrontarsi con noi, di farci domande sulle nostre sensazioni, e sono stata felice quando ci avete ringraziato per avervi cambiato la giornata, perchè ho capito che è stato importante per voi visto la dura routin che per anni o per sempre dovrete sopportare. non trovo giusto ke la giustizia abbia tempi così lunghi perchè ogniuno di voi sopratutto i più giovani, vivono con l'ansia di sapere cosa li aspetta, penso ke sia la cosa più sgradevole quella di non conoscere il proprio destino.
Mi spiace molto per la vostra situazione, ma non provo pietà.durante la nostra discussione, mentre vi ascoltavo raccontare le vostre esperienze, mi sono trovata a pensare: provo tristezza per loro, ma perché sono qui dentro? Avete commesso degli errori, più o meno gravi, ed ora state scontando la vostra pena. Molti saranno pentiti, altri no; prima o poi dovrete rientrare in questa società che vi ha giudicato e che di sicuro per il primo periodo vi guarderà con sospetto,etichettandovi, ma così è la vita, le vostre scelte vi hanno condotto qui e io non posso che augurarmi che questo periodo di reclusione vi abbia aiutato a capire. concludendo vi ringrazio per la bella esperienza che sicuramente ha sensibilizzato tutti.



GIULIA B.
LICEO G.B VICO CORSICO

Incontro con l'Istituto Tecnico ARGENZIA di Gorgonzola

Questa mattina del 6 febbraio 2012, alle ore 9.00, sono venuti i ragazzi della scuola Istituto tecnico ARGENZIA di Gorgonzola per la consueta visita a San Vittore e in particolare alla NAVE, questa è stata la prima visita di febbraio; abbiamo svolto il gruppo di educazione alla legalità previsto ogni lunedì dal programma diviso in 2 gruppi. Quest'ultimo si è aperto, nella sala riunioni, con l'introduzione della Dott.ssa Bertelli che ha presentato il libro del dott. Gherardo Colombo: "FARLA FRANCA" che come ben si sa, una volta al mese interviene al gruppo di Educazione alla legalità che si tiene alla Nave. Sono stati trattati svariati argomenti e inizialmente come di consuetudine un detenuto ha spiegato ai ragazzi della scuola che cosa è LA NAVE e che cosa rappresenta per noi non solo a livello di programmi organizzati ma anche a sul punto di vista emotivo. Dopo la presentazione del reparto abbiamo dato spazio ai ragazzi della scuola per farci delle domande e abbiamo discusso inizialmente di come ti cambia la vita dopo l'arresto e conseguentemente di cosa si prova quando si è fermati dalle forze dell'ordine. Infine abbiamo aperto un dibattito con domande e perplessità da parte di tutti i presenti nella sala riunioni su come le sanzioni a volte non siano proporzionate ai tipi di reati commessi ed è emerso tra le tante affermazioni, da parte del dott. Colombo, ex magistrato di "mani pulite", di come a volte i giudizi dati in periferia e nei paesi limitrofi a Milano siano più severi che non nel capoluogo stesso.  
Luca Orlandi

martedì 7 febbraio 2012

Grazie a tutti

Anche per me è arrivato il momento degli addii. E' terminata la grande esperienza in questa unica sezione e mi permetto di ringraziare tutte le persone che mi hanno dato la possibilità di esporre gli avvenimenti più importanti avvenuti a La Nave di S.Vittore e, naturalmente, ringrazio tutte le persone che quotidianamente entrano nel blog. A giorni verrò trasferito in un altro carcere e porterò nel cuore questa importante esperienza. Saluto tutti affettuosamente, operatori, volontari e compagni che mi hanno dato fiducia e che hanno contribuito a creare l'imput giusto a riconoscere la possibilità di un nuovo e pulito stile di vita. Non sarà facile, ma non impossibile e tutto grazie a persone come loro che oltre alla professionalità mettono anche amore e passione. Il blog dell'Oblò resterà sempre un'esperienza positiva. Grazie a tutti.
Carlo Bussetti

martedì 31 gennaio 2012

Il Sindaco Giuliano Pisapia in visita a S.Vittore

Gradita sorpresa alla Nave di S.Vittore. Il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha fatto visita ai detenuti del carcere di S.Vittore. Ha visitato alcuni raggi, tra cui il 6° che è il più fatiscente e che ha bisogno di una ristrutturazione urgente, per giungere poi a La Nave. Ha parlato con alcuni detenuti ed ha dimostrato interesse per le problematiche inerenti al carcere, tra cui la mancanza di lavoro all'interno dell'istituto ed ha riferito agli ospiti La Nave che era in visita anche per potersi incontrare con la direttrice dott.ssa Gloria Manzelli e discutere di questa opportunità. Accompagnato dal provveditore per le carceri lombarde, dott. Luigi Pagano, che sostiene fortemente questa iniziativa, ha scambiato alcune parole anche con un recluso che era stato arrestato alcuni mesi prima dopo essere stato fermato da alcune persone che assieme al Sindaco avevano assistito ad un tentativo di furto. Il colloquio è stato cordiale, il detenuto che è in cura presso il Reparto, sta bene ed ha parlato dei suoi progetti futuri. Ha sorpreso la semplicità e la disponibilità del Sindaco il quale aveva fatto visita ai carcerati anche durante il periodo precedente alle elezioni e non per un voto a favore, ma per condividere le problematiche di questa piccola cittadina chiamata S.Vittore.
Carlo Bussetti

Suicidio

Nel 2011 le cronache italiane hanno avuto un triste primato di morti in carcere, esattamente i detenuti deceduti sono stati 183, di cui 66 suicidi. Non da ultimo il suicidio di un detenuto di Torino, appartenente alla squadra di rugby La Drola che milita in serie C, interamente composta da detenuti stranieri. Squadra della Casa Circondariale delle "Vallette" (carcere di Torino) . Il giovane romeno, Aurel Codrea, 37enne si è tolto la vita con un lenzuolo poche ore prima del fine anno. Inutile cercarne il motivo: la lontananza dal paese e dalla famiglia, la condizione disagiata del sovraffollamento, le speranze terminate alla lettura della sentenza. Le cause possono essere state una o varie, fatto sta che un altro nostro compagno ha preferito lasciare questa vita che non gli dava più speranza. Un'altro uomo vinto dallo sconforto e dal disagio che purtroppo negli ultimi anni la carcerazione comporta: con le molteplici privazioni della libertà, non  solo fisica interna agli istituti, per il numero elevato dei reclusi con limitatissimi tipi di reinserimento, ma anche psicologica con l'abbandono in celle dove non si ha la possibilità di avere a disposizione neanche lo spazio sufficiente a scendere in due dalla branda. La grave situazione all'interno delle carceri non da meno ha colpito anche gli agenti della Polizia Penitenziaria ed anche tra loro ci sono stati dei rilevanti casi di suicidio. Sembra quasi un bollettino di guerra, ma la realtà è il malessere che si incontra in luoghi come questo. Commento la morte di Aurel e mi rendo conto che anche in questo momento ci può essere un'altro ragazzo vicino a prendere questa malsana decisione e che forse domani leggerò il suo nome su un quotidiano, un nome a me anonimo, ma sarà sempre un ragazzo in più che non ce l'ha fatta a sopportare questa vita che vita non è.
Carlo Bussetti

martedì 24 gennaio 2012

Ringraziamenti

Abbiamo ricevuto i gradevoli auguri di una signora di Milano, in risposta agli auguri espressi da parte del reparto "La Nave" di S.Vittore sul Corriere della Sera nell'edizione uscita alla vigilia di Natale. A tale proposito vorremmo ringraziarLa cortesemente per la premura e la presa di coscienza del grande problema carceri che tocca circa 70.000 reclusi di cui 1.700 solo in città. Per noi aver portato il nostro sincero augurio al di fuori di queste mura è molto gratificante ed ancor più vedendo che è stato apprezzato da qualcuno, con la speranza che tutto ciò sia un inizio per accettare le nostre scuse per i nostri errori verso la società.
Carlo Bussetti

Auguri

carissimi amici, noi detenuti del reparto "La Nave" di S.Vittore riteniamo importante augurare a tutti i reclusi di questo e di altre carceri un Buon Natale. Ma il nostro sincero augurio va anche alle persone aldilà di questo muro: tutti coloro, cioè, che anche in un momento di crisi come questo riescono a vivere la vita con un sacrificio ammirevole. La vita che avremmo dovuto intraprendere noi, senza purtroppo esserne stati capaci. Ciò non toglie l'impegno da parte nostra per ricominciare, una volta fuori, una vita normale nel rispetto delle regole: è il percorso che stiamo facendo, è l'augurio che facciamo a noi stessi.
I detenuti del reparto "La Nave" di S.Vittore

martedì 17 gennaio 2012

Festa alla Nave – Natale 2011

Anche quest'anno alla Nave, come da rituale, c'è stata la Festa di Natale. Dopo giorni di preparazione da parte di tutti i marinai di questo reparto avanzato di 2° livello, coordinati dall'equipe, il giorno 14 Dicembre c'è stata la Festa di Natale con innumerevoli ospiti importanti nell'ambito medico, giuridico e sociale. Il reparto è stato abbellito con festoni e luci e un fastoso albero di Natale. Per la messa in opera hanno partecipato tutti i reclusi della sezione e si sono suddivisi le mansioni in base alle proprie esperienze personali: cuochi, camerieri, installatori e manovalanza generale. La festa è iniziata con gli auguri espressi dall'emozionatissima responsabile della Nave, dott.ssa Bertelli, per proseguire con il gradito e sincero intervento del Direttore Generale delle ASL di Milano dott. Giacomo Walter Locatelli e terminando la serie di convenevoli con un rude marinaio di questa Nave. La festa ha avuto ospiti eccellenti come il Direttore del Prap dott. Luigi Pagano e i colleghi dott.ssa Cassano dell'Ufficio Referente Misure Alternative e dott.ssa Longo che, con la dott.ssa Valenzi dirige l'Ufficio Trattamento, il Direttore del carcere dott.ssa Gloria Manzelli, vari rappresentanti delle ASL: oltre al dott. Locatelli, il Direttore Sociale dott. Claudio Sileo, il Direttore del Dipartimento Dipendenze dott. Riccardo Gatti, il Direttore del Sert 2 dott.ssa Paola Sacchi e altre personalità inerenti al programma svolto a favore e l'aiuto dei tossicodipendenti. Non è mancata la rappresentanza della Magistratura di Sorveglianza di Milano con la dott.ssa Fadda (che spesso partecipa alla messa domenicale all'interno del carcere) e la dott.ssa Corti. Presenti anche il Sindaco di Cormano dott. Roberto Cornelli e l'editore Carlo Feltrinelli, editore e mecenate dell'Oblò, i giornalisti Paolo Foschini (Corriere della Sera) e Renato Pezzini (Il Messaggero) Vicedirettore e Direttore dell'omonimo mensile del carcere, il docente di Criminologia dell’Università Bicocca di Milano prof. Adolfo Ceretti, vari esponenti di Associazioni di Volontariato interni ed esterni al carcere, rappresentanti del Comune di Milano, della Fondazione Verdi e dell'Associazione Zelanda (Zelig-Smemoranda), i professori della Scuola Media Inf. Cavalieri che opera nel carcere e numerosi altri ospiti, tutti legati da un comune senso di partecipazione alle problematiche dei detenuti tossicodipendenti. La mattinata è proseguita con il coro capitanato dal Direttore d'Orchestra e primo violino, nonché famoso componente dei passati Stormy Six, Carlo De Martini che, dopo mesi di preparazione, sotto la direzione della Prof.ssa Maria Teresa Tramontin, famosa corista dell'Associazione Verdi (assente per una tournée negli Stati Arabi), ha diretto magistralmente alcune canzoni natalizie, riscuotendo un grande consenso da parte di tutti i presenti. A seguire l'impareggiabile attrice Lella Costa ha premiato i partecipanti del concorso di poesia e prosa "Aspettando Babbo Natale" indetto dalla Scuola Media Inferiore Cavalieri, recitando le poesie dei primi tre premiati, coinvolgendo ed emozionando il pubblico con un'enfasi che solo lei riesce a dare. C'è stata la visione del film "Senza pena" girato all'interno della Nave, con interventi di Lella Costa (che da sempre ci onora della sua presenza e partecipa a tutti gli eventi del reparto) e interviste agli stessi detenuti, diretto e prodotto dall'Associazione Zelanda. Dopo la visione del filmato ci siamo portati tutti a tavola. In sezione sono stati disposti parecchi tavoli con varie vivande, dove è stato possibile socializzare con tutti gli ospiti e scambiare opinioni su un futuro che ci porti lontano dalle problematiche che la tossicodipendenza comporta. Ringraziamo tutti gli ospiti intervenuti, la Direzione che da sempre autorizza manifestazioni all'interno del carcere e la Sorveglianza che ha diretto con professionalità il fluire degli ospiti e un controllo espresso con discrezione.

Carlo Bussetti

Concorso "Aspettando Babbo Natale" X edizione

Durante la festa di Natale del reparto la Nave, tenutasi il 14 dicembre 2011, sono stati premiati i vincitori del concorso di poesia e scrittura "Aspettando Babbo Natale" . Il concorso di poesia e prosa, giunto alla decima edizione, organizzato in collaborazione con la Scuola Media Cavalieri di Milano che premia gli elaborati migliori dei detenuti di San Vittore.
L'attrice Lella Costa e una professoressa della Scuola  hanno consegnato i premi ai vincitori leggendo le motivazioni e le poesie.

Liceo G.Battista Vico

Stamattina è venuta in visita a "La Nave" di S.Vittore (sezione adibita al trattamento delle persone con problematiche di tossicodipendenza) la scolaresca dell'Istituto di Scienze Umane G.Battista Vico della vicina cittadina di Corsico. Come sempre gli alunni e nello specifico una 5a classe femminile, inizialmente erano un pò titubanti, ma dopo aver ascoltato alcuni nostri interventi, hanno rotto il ghiaccio con le loro domande. Domande curiose di cui altre classi hanno formulato, ma poste ad una piena coscienza dei rapporti interpersonali con i nostri cari e del vissuto all'interno del carcere. In prevalenza hanno risposto i giovani ospiti della Nave per poter manifestare il disagio di una prima carcerazione. Giulia, Vanessa, Alice, Monica, Marta e altre ragazze, sono state molto simpatiche con tutti noi e noi le ringraziamo per la loro disponibilità, sperando che questa visita sia servita a sensibilizzare un poco la loro opinione sui detenuti.
Carlo Bussetti

Messa di Natale

Quest'anno in occasione della Messa di Natale a S. Vittore c'è stata una grande novità: la presenza del nuovo Arcivescovo di Milano Angelo Scola, pervenuto da Venezia in sostituzione del nostro amato Cardinale Tettamanzi. L'arcivescovo si è recato al femminile, dove ha celebrato la Santa Messa, ha visitato il reparto penale, dove sono ospitati i giovani detenuti, per poi proseguire la sua visita al 6° raggio che è il più fatiscente in cui si vive in condizioni difficili, dovute al sovraffollamento e alla necessità di ristrutturazione. Il Cardinale si è soffermato in alcune celle ed ha constatato le problematiche dei detenuti di quel reparto e, circondato amorevolmente da tutti loro, ha espresso parole di pace e fiducia in Dio. Alla Messa erano presenti i Magistrati Dott. Brambilla e dott.ssa Di Rosa, la Vicedirettrice Dott.ssa Terasa Mazzotta, la Comandante Manuela Federico e il Dott. Pagano, direttore del PRAP. Prima della Messa sono state lette due missive dei detenuti, dove si chiedeva amicizia verso il nuovo Arcivescovo, il quale benevolmente ha accettato la nostra richiesta. La Vicedirettrice è intervenuta con il Dott. Pagano spiegando le condizioni difficili di questo carcere e soprattutto della mancanza di lavoro all'interno della struttura, problema evidenziato inizialmente dal Cardinale stesso. Tutte le celle del carcere sono state aperte ai credenti che avevano espresso il desiderio di partecipare all'evento e mai c'è stato un numero così elevato di reclusi. La Santa Messa è stata accompagnata con le note del Coro della Nave, apprezzato dal Cardinale stesso. Sono stati donati all'Arcivescovo alcuni lavori fatti dai detenuti. Don Alberto ha portato a tutti noi gli auguri di Natale di Don Luigi, un'istituzione cristiana del carcere di S. Vittore che per ben 30 anni ha celebrato la Messa tra queste antiche mura. Auguriamo a lui e al nuovo Cardinale un Felice Natale e che Dio guidi i nostri e i loro passi.

Carlo Bussetti

Ce la posso fare

Dal primo momento del mio arresto ero coerente di essere in errore, in confusione totale, rassegnato all'idea che l'avrei pagata cara. La cosa che è cambiata nel susseguirsi dei giorni, fino ad oggi, è che gradualmente, giorno dopo giorno, sono arrivato a capire la gravità, innanzitutto del reato che ho commesso e che capitata la fatalità o l'occasione potevo commettere.
Oggi facendomi l'esame di coscienza mi spavento, come svegliato da un sogno, non mi riconosco nella persona che ero. Una persona alterata da non aver più coscienza di quello che si sta facendo. Non più padroni del completo controllo delle proprie azioni. Convinto di essere sveglio e furbo, anzi... ancor più, nel giusto. Veramente non toccavo più i piedi per terra. Leggero da un lato e paranoico dall'altro. Sbagliando giorno per giorno e nei momenti di lucidità, quando addosso ti crolla il mondo che si sta evitando, la vita vera, si ammette con un nodo alla gola dovuto dalla responsabilità che ci si ricorda di avere e al ritardo incolmabile e ormai perenne nell'evitarle, ci si sente in torto marcio con tutti ed anche con se stessi; rimandando al domani con la ferma decisione matura di riprendere le redini e smetterla.
"Da domani basta", convinto di potercela fare, "Domani, si.. si da domani, domani mattina!" e quasi per scherzo con la solita leggerezza nel cominciare, ridendo e scherzando, trovarsi quasi senza accorgersene ancora dentro con tutti e due i piedi. La fotocopia del giorno prima e giorno dopo giorno, idem. E fotocopia su fotocopia, senza rendersi conto formarsi un libro intitolato: "Domani, domani ce la posso fare, domani". Quel libro che ora vi sto leggendo e che mi rendo conto non avrebbe mai avuto fine, un lieto fine senza un aiuto.
Qui oggi, mi sembra di raccontarvi l'emotività di un'altra persona. Non mi voglio prendere in giro e tantomeno mi guardo bene dal prendere in giro voi, non mi sento una persona guarita, mi sento meglio si, ma vulnerabile, meglio ma ancora debole. Ho preso coscienza delle cose belle, delle vere cose belle della vita e le desidero! Con un rimorso: mi sento in colpa per tutto il tempo che ho sperperato dietro ad una illusione che mi stava lacerando e, senza farci caso, lacerava il rapporto con i miei figli e la mia carissima e amata moglie, che ha sempre combattuto con l'incosciente che ero, non stancandosi mai della mia sordità e del mio essere fantasma fra loro. Ringrazio Dio che mi osserva da lassù di avermi fatto sbattere contro questo muro e avermi dato la forza di reagire, fermandomi da una discesa senza freni. Mi sento fortunato e Lo ringrazio di non averla capita con danni ancor più seri, in termini penali, ancor più grave con la salute o irrimediabilmente con la punizione che mi spaventa più di tutte: perdendo il rispetto e il bene della mia famiglia. Come dicevo non mi sento salvo o guarito, ma vi assicuro motivato e fermo sulla decisione di uscirne a testa alta, dal problema che prima, con l'inganno e furbizia, mi intrappolava. Adesso con questi primi passi mi sento un uomo migliore, con la convinzione di esserlo sempre più. Ora da persona umile chiedo di comprendere che nel mio cammino sento un grandissimo bisogno della vicinanza e ricongiungermi alla mia famiglia che oggi, svegliandomi, mi accorgo che sono essenziali e di vitale e primaria importanza. Non più sordo, oggi, le mie responsabilità mi urlano e rimbombano in testa come un ruggito, loro mi mancano tantissimo e so che c'è bisogno di me, di un papà presente come così un marito che non sono mai stato appieno per vizio. Non posso più mancare, sono la mia forza ed io la loro. Voglio ricominciare dove il tempo si è fermato, voglio ricominciare a vivere.

Gianluca Mendolicchio

Scambio di esperienze, incontro con la scuola superiore alberghiera Carlo Porta di Milano

Sono un ragazzo di 29 anni, purtroppo mi trovo a vivere un momento di reclusione nel carcere di San Vittore per via di una vita sregolata. Commettendo reato, detenzione ai fini di spaccio, questi mi ha portato a dover scontare una pena non ancora stabilita, visto che per ora sono ancora in attesa di giudizio. Mi trovo già da 5 mesi recluso. Prima mi trovavo al terzo piano del terzo raggio, reparto ove le persone con problemi di tossicodipendenza vengono collocate. In questo periodo ho avuto modo di riflettere a fondo sia sugli sbagli commessi, (causa ed effetto), sia sulla mia famiglia. Ho compreso, come una persona con le mie caratteristiche possa arrivare a toccare il fondo invece di prevenire, evitando così di auto infliggersi ulteriore sofferenza. Penso che questo mio punto di debolezza sia comune nelle persone con problematiche di dipendenza. Spesso mi trovo a dover fare i conti con la mia coscienza, scoprendo così che gli strumenti per evitare ciò sono interiorizzati in me, vanno però esternati con l'aiuto di uno psicologo o di persone competenti in quest'ambito. Al 3° piano, facendo vari colloqui conoscitivi con gli operatori del Sert interno, ho partecipato al pre-nave, una riunione che dà la possibilità ai nuovi giunti di conoscere un'altra realtà e ai più volenterosi di intraprendere un percorso di cura. Ho saputo di un reparto avanzato di secondo livello chiamato "La Nave", solo per persone ancora giudicabili e con problemi di tossicodipendenza. Ora, facendo parte di questa realtà voglio giusto sottolineare la differenza di come vivo ora le giornate, rispetto a prima. Innanzitutto questo reparto offre a tutti noi la possibilità di partecipare a delle attività educative e creative, stimolandoci molto. In questo periodo promuovendo e sviluppando le nostre capacità, si riscopre quello stile di vita equilibrato e dignitoso che molti di noi hanno soppresso, a causa di una vita basata sulla trasgressione. Qui si è più liberi rispetto agli altri raggi: alle 8:00 aprono le celle in reparto e alle18:00 le chiudono, negli altri reparti invece, si hanno a disposizione solo 3 ore di aria al giorno e se una persona non partecipa a nessuna attività, rimane 21 ore chiuso in una cella.
Il giorno 10 del C.M. sono venuti qui alla Nave, accompagnati dai professori, gli studenti della scuola superiore alberghiera, il Carlo Porta di San Leonardo. Vista la giovane età degli studenti, cosa che mi rincuora molto, ritengo importante che vi siano iniziative a scopo educativo, come la visita nella casa circondariale di San Vittore, permettendo così a ciascun ragazzo, in giovane età, di apprendere e interiorizzare le cause che portano a seguire uno stile di vita delinquenziale. Presente quel giorno c'era anche Gherardo Colombo, ex magistrato antimafia, (PM facente parte del Pool nel processo "Mani pulite", ove erano coinvolti molti politici). Ha spiegato cos'è la criminalità, dando molto consigli. Giustamente va fatta prevenzione nelle scuole e in generale nella vita.
Mi è piaciuto molto l'intervento di un nostro compagno, che ha portato la sua esperienza in un periodo della propria vita, ove prevaleva il lato criminale che lo portava a commettere reati, pagati con 16 anni di reclusione nei peggiori carceri punitivi, non solo in Italia ma, anche all'estero ove le condizioni di vita erano molto precarie, schiacciando come un grosso macigno la dignità di una persona. Un messaggio che spero sia arrivato ai ragazzi e non solo, è la fase di cambiamento di questa persona che ora dopo aver lavorato molto su di sé, è riuscito a cambiare totalmente mentalità, di conseguenza a migliorare il proprio stile di vita, estraniandosi da quel circolo vizioso che lo accecava, impedendogli di gustare la vita in tutta la sua bellezza e semplicità.
Collegandomi al secondo incontro, tenuto sempre dallo stesso Istituto Carlo Porta di San Leonardo, ma da una classe diversa, vorrei soffermarmi sull'importanza che ha ogni scuola; ognuna dà la possibilità a ogni ragazzo di specializzarsi, inseguendo e realizzando la propria ambizione. Penso che al giorno d'oggi e non solo, il ruolo di cuoco, chef o capo sala, è molto rilevante, permette di viaggiare, di conoscere nuove culture, portando con sé nella valigia un bagaglio di esperienza fondamentale e utile per poterti realizzare un domani. Mi ha toccato molto nel profondo, riportandomi con il pensiero alla loro età, quando i ragazzi con tono quasi di sfida rispondevano alla prof dicendo: "ma si ogni tanto qualche cannetta non guasta, non fa male".
Questa risposta ha secondo me un velo di superficialità, avrei risposto la stessa cosa anch’io alla loro età, senza pensare alle conseguenze. Molti miei amici, me compreso, hanno cominciato con la canna, poi con le droghe sintetiche fino ad arrivare all'eroina. Ora posso dire, facendomi un accurato esame di coscienza, dopo aver toccato più volte il fondo e arrivando alla completa solitudine, che le amicizie, gli affetti, il rispetto, sono valori molto importanti. Ho imparato che la sostanza non ti porta a essere un uomo libero e felice, t’impedisce di vivere come una persona onesta, di amare e di portare avanti gli obiettivi che con sacrificio poi ti fanno stare bene.
Concludo sottolineando l'importanza di questi eventi, ringraziando i professori e i nostri dottori che si adoperano con molto amore per far sì che la generazione futura cresca con gli strumenti necessari per evitare questo spaventoso disagio che tutt'oggi avanza sempre di più con passi di un gigante.
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