martedì 5 dicembre 2023

A te

 Cara Donna, a te che ti doni completamente per amore, che mi hai dato la vita, che ti muovi in ogni istante per la mia felicità, ecco, volevo scriverti, in considerazione di come stanno andando le cose tra di noi. Purtroppo devo ammettere che ultimamente ho perso di vista il vero obiettivo della nostra crescita insieme, mi sono fatto accecare da una rabbia ignorante che ha trasformato le mie carezze in pugni, le mie parole in macigni che ti schianto addosso; tu, colpevole di niente! A te che non viene dato modo di esprimerti totalmente, impedendoti così di regalarmi la tua magnificenza. Ecco, sono qui, schiacciato dalle mie colpe, che ti chiedo ancora di attendere, attendere che il mio cuore torni a respirare quell’aria d’amore che mi regali ma che non so trasformare in felicità. Sì, perché è questo che chiedi: “felicità”, che io ti rimando addosso, con le mie mani non più gentili, con la mia bocca che ha dimenticato i baci. Ti chiedo di attendere perché in me c’è una brace buona che arde fievolmente, non sono cattivo ma ho paura di ammettere le mie fragilità, paura di essere amato per la sola gioia di farlo… attendi, attendi con lo stesso ardore che ci siamo promessi, con la stessa gioia curiosa di un bambino… anche se ormai temo non ci sia più tempo, attendi  e vedrai… ti stupirò, ti amerò a tal punto che i nostri cuori si fonderanno in un unico abbraccio, i tuoi occhi stilleranno solo gocce di gioia e voleremo insieme alla stessa altitudine ascoltando i tuoi no.

Ti prego aspettami .. perché ho bisogno di te.

Uomo 


Roger Mazzarro

 

La mia vita senza lei

 

Emozioni

 

lunedì 13 novembre 2023

Senza si può

Torno con la memoria al 2022.

E’ da un paio di settimane che frequento gli A. A. e riesco a non bere. Sto bene psicologicamente e anche fisicamente, ma se devo dirvi la verità a quegli incontri ci vado mal volentieri perché ogni volta  faccio fatica a riconoscermi in quelle storie  di vite di famiglie spezzate a causa dell’alcool. A metà ottobre arriva il compleanno di mia sorella al quale la mia ragazza ed io siamo invitati. La festa di compleanno si svolge in  casa. Il soggiorno è molto ampio e siamo circa 20/30 persone . Sulla lunga tavolata, a forma di L,  oltre ad un buffet molto fornito ci sono anche molte bottiglie di prosecco, vino bianco,  vino rosso e birra di ogni marca …..non vedevo cosi tanto alcool tutto insieme, forse da quando ho festeggiato i miei primi 40 anni.  Nonostante i miei problemi di alcolismo l’immagine della tavolata non mi suscita alcun effetto. La mia ragazza ed io insieme ad altre 5/6 persone ci sediamo sul lato corto del tavolo dove ci sono bottiglie di Heineken a zero gradazione alcolica (mia sorella ovviamente mi aveva già anticipato quale fosse la mia zona ma non ci voleva certo una laurea per intuirlo ). Ogni tanto mi accorgo che dalla parte opposta del tavolo mi sembra che qualcuno stia  bevendo  un bicchiere di troppo, nulla di grave certo e nessuna invidia…. forse è solo una mia falsa percezione nel senso che quando sei completamente sobrio è  più facile accorgersi dei comportamenti di chi invece ha alzato un po’ il gomito . Ammetto che per l’intera serata non mi è mai salita la voglia di chiedere un solo bicchiere di vino e infatti la serata termina bene con torta e  l’ennesima bottiglia di Heineken Zero al posto dello champagne.  Sono contento, sono solo un pò gonfio di  birra ma  senza neanche una goccia di alcool nello stomaco  e tra me e me penso che anche queste 24 ore sono passate senza bere alcool.

"Aspettatemi!"

 A chi dedicare l’argomento “aspettami fuori” se non ai miei genitori. Aspettatemi fuori, non so per quanto tempo dobbiate attendere il mio ritorno ma so chi sazierà la vostra attesa: sicuramente un nuovo Pietro, un Pietro già stanco. Nonostante sia giovane, accuso quella stanchezza nata da tutte le delusioni che vi ho dato. So che avevate altri progetti per me o almeno speravate che io ne avessi di diversi. Devo confessarvi che ho un po’ lasciato scorrere il tempo senza occuparmi veramente di me e di chi mi sta accanto: voi! Non ho mai agito in previsione di una vostra soddisfazione ma, anche un po’ egoisticamente, mi sono sempre comportato seguendo un istinto che mi allontanava dai vostri consigli, dalle vostre raccomandazioni. Aspettatemi perché ne varrà la pena, scopriremo insieme le competenze e le capacità che ha il nuovo Pietro. Aspettami anche tu, Amore, ti assicuro che troverai un nuovo ragazzo che non ti terrà più nascosta la sua vita ma vorrà condividere con te ogni attimo e ogni emozione. Aspettatemi … ne varrà la pena, … vi amo! 


Pietro Demattia

giovedì 19 ottobre 2023

Il Colloquio

Il mercoledi mattina è il giorno del colloquio familiare e nel mio caso equivale a vedere mia sorella. Per me  è il momento più importante e anche più bello della settimana. Quando succedono episodi come la carcerazione l’impatto sui familiari e a dir poco devastante, lei ovviamente non me lo dice e non me lo  fa pesare  ma più volte  ho pensato che la pena più difficile la stia scontando lei  considerando anche che ha una vita familiare con due figli da crescere. Mia sorella, più grande di me di 5 anni, ha una personalità molto forte e da quando sono deceduti  i genitori  il nostro legame si è rinforzato. Da quando sono qui non mi hai mai abbandonato per un solo mercoledi . Il martedi , appena ricevo il bigliettino di conferma, il mio pensiero non è certo sui vestiti che dovrò indossare o su quali e quante brioche portare al colloquio  ma piuttosto penso se c’è qualcosa di importante da ricordarle sulla gestione della mia casa o su altro scadenze del mese (….alla fine sono solo uscite tipo bollo macchina,  spese condominiali, altre tasse comunali). Appena la vedo apparire mi si illuminano gli occhi come se non la vedessi da tre o quattro  anni; in quell’ora che ci vediamo lei rappresenta l’occhio sul mondo esterno che per me si è fermato al mio ingresso in carcere qualche mese fa   ma che invece, da come mi racconta, continua ad esistere e ad andare avanti.  Durante il colloquio parliamo di tanti argomenti , dei miei stati d’animo, dei nipoti , dei libri che sto leggendo  e lei devo dire che mi  trasmette sempre una tranquillità ma allo stesso tempo una forza particolare che mi danno  energie per non cedere .  I suoi discorsi non sono mai banali  o noiosi sempre costruttivi e pieni di vitalità . A volte rimango anche un po’ imbarazzato  dalla freddezza e dalla lucidità con cui mi parla nella stanza dei colloqui…. è esattamente la stessa che avrebbe utilizzato se io fossi a casa sua sul suo divano. In ogni colloquio poi non mancano quei 5-10 minuti  di “ insegnamento” che in maniera molto  velata  riprende gli errori del passato sui quali ci sarà molto da lavorare . A volte è sufficiente anche una sua sola battutina …per percepire che ci siamo capiti  (faccio solo un piccolo esempio... la gestione dei soldi che negli ultimi mesi mi era un po’ sfuggita di mano a causa proprio delle sostanze). Anche dopo il carcere lei ci sarà sempre e mi sosterrà in ogni momento in cui chiederò aiuto ma sicuramente farà di tutto  affinchè cammini da solo con le mie gambe e con la mia responsabilità  in quel mondo che ogni mercoledì  continua a raccontarmi  che esiste ancora e che  mi aspetta più forte di prima . 

Raja

 

 

venerdì 26 maggio 2023

Un colloquio emozionante.

Non posso negare che nel periodo di attesa precedente alla mia prima video chiamata Skype, ero ansioso e preoccupato, pur ritenendomi comunque molto fortunato e grato, per il fatto di avere ancora al mio fianco la mia amata famiglia: mia madre Geniyé, mia foglia Carlotta, la mia nipotina Mia ed il mio fratellone Brook. Ero in ansia perché effettuo solo due telefonate settimanali verso l’Etiopia e non sono sufficienti né per potermi  aggiornare su come stiano tutti i miei cari, né per cercare di spiegare come sta andando il mio percorso di cura alla Nave. Quindi, potete immaginare tutti com’ero entusiasta ed euforico quando sono stato autorizzato alla mia prima chiamata Skype, martedì 16 maggio scorso. Così sono sceso ai colloqui proprio come se stessi effettivamente  andando ad incontrare mia madre di persona (una sensazione emotiva troppo bella!) Geniyé (Genet) che io chiamo “Jegniyé” in Amarico , In italiano Eroina, e lo è stata realmente per  tutta la sua vita, che ha vissuto con amore incondizionato per tutta la nostra famiglia. Quando l’agente dei colloqui mi detto di accomodarmi al tavolo, l’ho vista in attesa e mi è spuntato subito un sorriso di vera felicità e serenità. Wow! Avrei voluto abbracciare il laptop, ed effettivamente mi sono avvicinato molto alla webcam cercando di guardarla negli occhi, dicendole semplicemente “ madre mia ti adoro, grazie sei grande!” Mia madre, sorridendo a sua volta, dopo pochi minuti di conversazione, mi  ha improvvisamente chiesto,”ma stai mangiando?!”, “ certo Madre mia non preoccuparti!”, “Ma stai bene?” “certo Geniyé!”, “giura su Emmayé!”, “lo giuro, è solo che ultimamente ho corso parecchio all’aria”. Non vedevo mia madre e tutta la mia famiglia da nove mesi e pesavo circa novanta Kg, quindi è comprensibile la sua sorpresa, ora che ne peso settanta. Mi ha fatto promettere che non avrei più corso così tanto, e sto mantenendo la promessa da una settimana esatta, correrò solo nel weekend e cercherò di mettere su più massa. Poi, in quell’ora che è volata rapidamente mi ha aggiornato su come stavano tutti i membri della mia famiglia. Carlotta e Mia non c’erano, ma c’era il mio fratellone che stava lavorando. A un certo punto Geniyé, che ha letto tutti gli articoli dell’ Oblò della Nave sul web, mi ha chiesto che cosa pensavo di fare questa volta, le ho risposto sinceramente, dicendole che questa volta sto lavorando sulla mia malattia. “Sono malato e non me ne vergogno più, non la voglio più nascondere questa mia “bestia”, come ho fatto nove mesi fa , mentendo a me stesso in primis, a te ed a tutta la famiglia, non cerco più alibi!” Tutto questo glielo avevo già scritto in una lettera, a due mesi dal mio arrivo alla Nave, ma il punto è che queste parole non le avevo mai pronunciate nelle mie precedenti carcerazioni, malattia, bisogno di cura, lavoro su me stesso, comunità terapeutica. Mia madre mi ha benedetto con gli occhi lucidi, dicendomi che questa era un’opportunità per riappropriarmi della mia vita. In fondo lei, me lo aveva già consigliato anni fa… Nel volto di mia madre ho rivisto fiducia e speranza, nel fatto che sono finalmente consapevole del bisogno di aiuto per affrontare questo percorso di cura della mia malattia. Sono profondamente convinto di questa mia condizione e desidero realmente dimostrare che in queste mie convinzioni, io ci credo ed andrò avanti fino al punto in cui le mie parole saranno seguite dai fatti, giorno dopo giorno. Ringrazio sempre Dio per tutto l’amore che ho sempre avuto, e non vedo l’ora di ricambiarlo a tutti i miei cari.  

Derek Worku

martedì 23 maggio 2023

La Musica


Ha sempre fatto parte di noi, il nostro primo pianto, ma ancora prima, quel battito ovattato che ci regalava la vita. La musica ci possiede e ci guida ad ogni passo, ogni battito di ciglia; ci fa amare, odiare, sognare, progettare, ci rende invincibili e fragili, ci scalda, ci riempie. Va su tutto è plasmabile per ogni occasione. Il silenzio? È musica! Il nostro respiro è musica, i nostri pensieri li immaginiamo contornati da note. Il suo corpo è musica,  le sue movenze ci cantano ardore. Può farci salire in alto, fino al sole ma subito dopo può farci sprofondare tra gli abissi delle nostre solitudini. In lei cerco la malinconia, quella lunare, che quando va troppo giù, con un guizzo mi fa volare fino in alto, sopra tutto e tutti. La vedi, la immagini, ti regala emozioni, si concede generosamente pronta a correre in tuo aiuto, ti da esattamente quello che cerchi e quello che non trovi e, a volte, grazie a lei sei in grado di scegliere la direzione. La musica è vita e la vita è fatta di musica. Con lei non servono parole, dice tutto, racconta delle grandi gesta del passato, ci tiene saldi nel presente e ci fa volare verso il futuro. L’universo suona musica per noi ed è nato musicando. La musica non si stanca mai di ascoltarci e guidarci nella profondità del nostro essere, fino a carezzarne il cuore.

Roger

 




sabato 8 aprile 2023

"Caro amico mi scrivo". Il nuovo numero dell'Oblò

E' uscito il nuovo numero dell'Oblò. Questo mese abbiamo preso carta e penna e abbiamo scritto una lettera a noi stessi.  Ci serve per riflettere, e per capire cosa sta accadendo dentro ognuno di noi-

Il nuovo numero del giornale sarà disponibile nei prossimi giorni nelle libreri Feltrinelli di Milano. Già da ora è possibile consultarlo in versione digitale cliccando qui

 



lunedì 20 marzo 2023

Morire per un sogno

 Nel 2014, a 17 anni, arrivai in Italia. Il viaggio durò 6 mesi, attraversando il deserto con 24 diversi mezzi e raggiungendo infine la Libia. Dopo molti giorni passati in detenzione nelle carceri libiche, con poco cibo e poca acqua, riuscii finalmente a partire per l'Italia a bordo di un peschereccio libico, in compagnia di altri 700 migranti. Dopo tre giorni di navigazione, il peschereccio andò in avaria e si ribaltò.  Grazie a dio, io sapevo nuotare, al contrario della maggioranza degli altri sventurati, e riuscii a salire sulla chiglia della barca che si era ribaltata. Quando arrivò la Guardia Costiera italiana, 400 dei miei compagni erano già annegati sotto i miei occhi. I 300 superstiti ed io giungemmo a Porto Empedocle, da dove fui poi trasferito ad Imperia, in Liguria. Raccontandovi tutto questo mio vissuto, credo che quelli che possono davvero capire cosa significhi, siano solo quelli che ci sono passati. Per quanto mi riguarda, mi ritengo fortunato ad essere qui a raccontarvi tutto. Visto ciò che è successo negli ultimi giorni sulle spiagge calabresi e non solo, dentro di me si è riaperta questa vecchia ferita. Ancora vittime innocenti, ancora odio, indifferenza e disumanità. Ancora autorità che se ne lavano le mani, carnefici spietati, responsabili di morti evitabilissime, se la Guardia Costiera fosse stata tempestiva. A causa delle scelte del ministro degli Interni e di tutti i ministri di questo nuovo governo sono morte molte persone. Persone che erano partite per fuggire dalle guerre, dalla fame, dalle persecuzioni perpetrate nei loro Paesi, e che quando credono di essere riusciti a mettersi in salvo, si vedono abbandonati a sè stessi in balia del mare aperto, gelido,  che li fa affogare, morire. I loro corpi innocenti arrivano lentamente sulle spiagge, come rifiuti. Ho pianto, ho provato odio e rabbia, soprattutto quando la premier ha convocato il Consiglio dei Ministri proprio a Cutro. Perché? Per cosa? Semplice, per una dannata propaganda.

Es Safssafi Youssef

martedì 7 febbraio 2023

Premiati gli "Amici della Nave"

In occasione della consegna del Premio Panettone d'oro a don Virginio Colmegna, figura chiave dell'accoglienza a Milano e fondatore della Casa della Carità, sono state premiate anche alcune realtà dell'associazionismo milanese, fra cui la nostra "Amici della Nave", che ha ricevuto una menzione speciale per l'impegno a sostegno del reparto terapeutico "La Nave" di San Vittore, che comprende anche un giornale, L'Oblò, e un coro che si è esibito anche alla Scala. Il premio, nato a metà degli Anni Novanta per iniziativa del Coordinamento Comitati Milanesi a favore di persone e associazioni distintesi per le loro virtù civiche, è arrivato quest’anno alla XXIII edizione. Un riconoscimento ad honorem è andato alla memoria di Paolo Scarpis, l’ex questore del capoluogo lombardo e prefetto di Parma, scomparso lo scorso autunno.

La mia prima volta

Ce ne sarebbero tante di prime volte da raccontare ma indubbiamente ce n’è una che ti rimarrà per sempre nel cuore. Quel momento che inizia con una moltitudine di dubbi, speranze, sogni, aspettative e che in quasi un attimo, ti spazza via ogni ansia.

Sono sempre stato affascinato dall’amore che mio padre nutriva e dimostrava per noi dieci figli,  la sua preoccupazione maggiore era quella di non farci mai mancare nulla, tanto meno dal punto di vista affettivo. Mi sono sempre chiesto se in un futuro, anch’io sarei mai stato capace di amare un figlio con tanto calore avvolgente.

Quando venni a scoprire di aspettare un figlio, da subito venni colto da un misto di emozioni: paura, timore di non farcela e tanta insicurezza. Dei mesi che antecedevano il dolce evento mi ricordo il desiderio di poter essere almeno bravo ed affettuoso, con il mio futuro piccolo, tanto quanto lo era stato lui con noi. Il 4 maggio 2001 avvenne il grande miracolo, la vidi nascere e subito sentendo i suoi pianti liberatori sono passati tutti i dubbi e le paure, sarei stato un ottimo padre, pronto ad accompagnare e ad amare quella minuscola creatura che si affacciava al mondo. Tra le mani mi trasmesse quel bisogno di sicurezza che ero pronto a soddisfare. Penso, senza alcun dubbio, che mi sentii davvero felice, era la prima volta che diventavo papà di una meravigliosa creatura, era la prima volta che avrei avuto qualcosa di mio, veramente mio ed anche la prima volta che ne avevo fatta una giusta. Appena saputo che era una femminuccia, Giada, subito durante il parto, chiesi ai medici se era possibile cucirle la patatina … sempre terrone sono. 

La vita ha dimostrato che ho mantenuto il mio impegno e, ad oggi, nonostante il tempo buttato in carcere, sono sempre riuscito a non farle mancare nulla e per quanto riguarda la parte affettiva, bhé ho preso tutto da mio padre. Ora lei ha ventuno anni e la maggiore mia soddisfazione è il fatto che si stia laureando in psicologia. Oggi guardandola così, una donna che si sa muovere nel mondo, mi viene in mente quel giorno che la tenni in mano minuscola come un cuoricino.

Come ho detto all’inizio ce ne sono tante di prime volte ma questa rimarrà nel mio cuore come “quella” prima unica volta.

Otello Lomoio