giovedì 17 ottobre 2019

Pensavo fosse una gabbia, invece era San Vittore

Quando sono entrato a San Vittore non sapevo cosa mi aspettasse, pensavo fosse un carcere rigido, con le celle chiuse tutto il giorno, senza la possibilità di parlare con nessuno, senza qualcuno che avrebbe potuto avvisare la mia famiglia. Pensavo che sarei stato dimenticato da tutti, come se fossi stato rinchiuso in una gabbia di cui avrebbero buttato via la chiave. Una volta entrato però trovai un carcere in movimento. Mi portarono nel locale pronto soccorso dell’istituto, fui visitato e feci il test per gli stupefacenti. Ero positivo. Fui mandato... (CONTINUA A LEGGERE)
ANDI ARAPI

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