martedì 21 settembre 2021

Un week end sul Lago Maggiore

Mi ricordo che era primavera, il sole splendeva e i fiori regalavano i loro profumi. Decisi di fare una sorpresa, nel week end, alla mia ragazza portandola in gita al Lago Maggiore. Fu un week end indimenticabile. Già in macchina, durante il viaggio, aleggiava un’atmosfera romantica, la radio trasmetteva una canzone di Lucio Dalla … “tu non mi basti mai” che cantavo per lei. Appena arrivati rimase di stucco quando vide in quale hotel avevo prenotato: un hotel a 4 stelle in una suite con vista sul lago. Nel Lago Maggiore ci sono tre isolette, Isola dei Pescatori, Isola Bella e Isola Borromeo. Le visitammo tutte e tre, ma subito la portai a pranzo nell’isola dei Pescatori dove venimmo accolti da una tipica atmosfera rustica, affacciati sul lago. Mangiammo divinamente accompagnando le pietanze con dell’ottimo Barolo. Stresa in primavera è spettacolare, circondata da una natura incontaminata e subito si ammirano le ville e le costruzioni non rovinate dalla mano umana. Tutto il tempo siamo rimasti incantati dall’atmosfera rinascimentale che ci coinvolgeva con i racconti dei popolani che ci narravano la storia del luogo con passione. La prima sera ci è stata organizzata una cena nel dehor dell’albergo. Era tutto stupefacente, prima di cenare ci rilassammo in una spa degna di un faraone e la cena cominciò con degli antipasti di pesce di lago. Continuammo a sorseggiare il barolo e terminammo la cena in una totale leggerezza che ci rilassò l’anima. Fu un week end di passione e sentimenti che non fece altro che rafforzare teneramente il nostro amore.

Milic Dragutin

Quando si diventa fratelli


Avere un fratello, come sappiamo noi esseri viventi, è una cosa speciale, un legame profondo, qualcosa di insostituibile. Averlo non significa per forza avere un legame di sangue con lui. Anche un’amicizia raggiunge un livello più alto di vicinanza. Per quanto mi riguarda, di amici con la “A” maiuscola ne ho pochi, ma “fratelli” ancora di meno. Potrei dirvi che con mio fratello acquisito non ci andavo per niente d’accordo, anzi, ci odiavamo. Eravamo ragazzini e a tutti e due interessava la stessa ragazza. Un giorno fu inevitabile lo scontro perché in quel periodo c’erano le giostre e sul Tagadà sono state fatte molte vittime, gente che si spaccava letteralmente di legnate e la nostra amica in comune, stufa delle avance di entrambi, ci invitò sul luogo dello scontro per fare un giro con lei. Da subito occhiatacce e tra un insulto e l’altro partimmo e per cinque minuti ci scambiammo calci, pugni e bastonate. Finito il tutto, doloranti ed esausti, arrivò l’ambulanza che ci portò via. Appena arrivati in ospedale, tutti intontiti, ci guardammo e scoppiammo a ridere, ci abbracciammo e ci siamo fatti i complimenti per il modo di colpire e incassare. Da quel momento sincero che più sincero non si può, ho conosciuto mio “fratello” e da allora abbiamo condiviso tutto tranne la nostra “amichetta” che scoprimmo poi essere fidanzata con un altro povero disgraziato.

Ilyas Rissaoui

DIALOGO TRA NEURONI (Vispo e Sveglio)


… “Buongiorno Vispo!”

“Buongiorno!? Buongiorno un corno! Hai sentito la tipa lì … la Storino, che ha detto? Dobbiamo lavorare anche di notte, 24ore su 24 così, dice, ci teniamo in allenamento e ci rigeneriamo!” 

“Ma come?! Andavamo così bene, tu il turno di notte ed io quello di giorno”

“Beh, è finita la pacchia! Addirittura, dice sempre lei, che lavorando in coppia produciamo le“sinapsi” e presto qui saremo in tanti!”

“Naaaa, come in tanti?! E che faremo? Ti immagini il caos? Noi abbiamo bisogno dei nostri spazi, di starcene comodi e poi, se diventiamo più numerosi, sai quanta energia?. Sai che ti dico? Ho appena smontato dal mio turno, mi vado a schiacciare un pisolino”

“Ma sei pazzo?! Devi venire con me, questa mattina c’è quel gruppo, dai, quel gruppo dove c’è quella tizia che legge e noi commentiamo … dai che ci farà bene, dai che ci riproduciamo e guariamo!”.

“Ma quale? Quello dove ci sono tante persone? Senti non puoi andarci tu da solo, attivare la modalità “occhi a palla”e far finta di seguire? Ha sempre funzionato, e poi ci pensano gli altri a interagire”

“Hai ragione. E poi da quando il tizio che ci ospita (che si crede pure il capo) non si fa più di tutte quelle belle sostanze che ci facevano stare bene …”,

“Ah, lascia stare, che bei tempi!”

“Io mi annoio”

“Ma non possiamo semplicemente continuare a dargli gli impulsi di aprire e chiudere gli occhi, lo facciamo anche respirare, cosa si è messo in testa ora? vuole anche interagire?”

“Mi sa che hai ragione, sono stanco solo al pensiero di tutte quelle re-azioni. Sai che c’è? Dormo un po’ anch’io!”

“No, pazzo! Non possiamo mollarlo da solo, sembrerebbe un ameba, te le vedi in giro a boccheggiare come un pesce in una palla di vetro?”

“Ma si, tanto non se ne accorgerà nessuno”

“Ok, mi hai convinto, buonanotte”, 

"Buonanotte"

“Oh, Svelto, sei sveglio? Mi sento solo! Voglio una neutrina!”

“Humm … cosa c’è?! Stavo dormendo … una neutrina?!”

“Sì una bella neutrina tutta curve, magari una neutrina che pensa poco!”

“Cioè, vorresti dirmi che ora, a quest’ora del mattino vorresti scatenare un sinapsi? Ma sai che c’è il rischio che si creino molti altri neuroni come noi? E poi io la sinapsi con te non la faccio:  primo, non sei il mio tipo e poi mi fai male e ti ricordi l’ultima volta, quando quello che ci ospita si era messo in testa di studiare? In quanti siamo diventati?! No, dimmi, vuoi ancora quella massa di neuroni e neutrini qui?”

“Sì, ma poi ci pensa lui a bruciarli tutti, ricordi che serate?!”

“Indimenticabili! Che ricordi, ogni volta fa piazza pulita!”

“Ok ma dove siamo adesso non può, e poi si è fissato con sto fatto della guarigione”

“Dai, ti prego, una sola reazione, una sola … voglio una neutrina

I due neuroni si preparano a scatenare una sinapsi, una rincorsa, muso contro muso e … BUUM, inizia la reazione!

“Guarda, guarda, una nube di citoplasma … si stanno formando i mitocondri … una cellula … due

… dieci cellule … eccola! Quella sarà la mia neutrina, và che sguardo, che corpicino”

“Oh ma non si fermano, quanti sono?! Lo sapevo io!!!”

“Senti, io vado, mi butti… Ciaoooo, piacere sono Vispo mi occupo della gestione psico-motoria della baracca … tu come ti chiami bella neutrina?”

“Ciao, sono Dinamica, Dina per gli amici, ma come?! Fai tutto da solo?! Che buio che c’è qui dentro, per cominciare azioneremo delle idee che faranno luce, poi faremo la polvere, qui vedo degli ingranaggi fermi da secoli, poi impulsi per lo sport, la lettura, la comunicazione, la socialità, la cultura, la …”

“Stop! Ferma …ferma, io volevo solo invitarti a farci un aperitivo … così giusto per iniziare a conoscerci”

“Cooosa?! Ma quale aperitivo, l’alcol compromette le terminazioni cognitive … vuoi ridurti un vegetale?! Hop, hop, su un po’ di corsa in gruppo, socializzare, parlare, nutrire la mente, guarda gli altri, sono già all’opera”.

Così i due neuroni si ritrovarono ben presto a doversi attivare. Dina prese le redini in mano e riorganizzò le attività all’interno del cervello dell’ospite che, a gran fatica, riuscì anche ad abituarsi a pensare, convinto di farlo da solo. 

Vispo e Sveglio abituati a non fare nulla organizzarono dei picchetti impedendo a tutti gli altri neuroni di lavorare mandando l’ospite in stato di totale catatonicità, ma nessuno se ne accorse, erano abituati a vederlo così.

Roger Mazzaro

Mettersi in gioco.

Non posso negare che appena salito al reparto “La Nave”, mai avrei immaginato che la chiave di svolta fosse in me. E ora dico grazie a chi, come tutti coloro che sono in questo reparto, mi ha fornito i mezzi necessari a rafforzare i miei obiettivi iniziali.Ricordo che, nonostante mi fosse ben chiaro ciò che volevo, tutto mi appariva difficile e complicato, soprattutto per il fatto che non avevo ancora acquisito una lucidità mentale tale da permettermi di lavorare con serenità. Così, piano piano, gli stessi gruppi che inizialmente trovavo insignificanti, acquisivano valore, grazie a persone che vanno oltre la timbratura di un cartellino e che svolgono un lavoro animati da passione e da un senso di coinvolgimento tali da farmi capire il vero senso dello stare qui. Non è un mieloso ringraziamento ma sento il dovere di dirvi “grazie” e farvi sapere che finalmente sono pronto a mettermi in gioco pur sapendo che il cammino sarà lungo e faticoso.

Enzo Bono