mercoledì 18 novembre 2020

Una voce amica

Buongiorno a tutti. Oggi, al mio risveglio, mi accorgo che, come al solito, il mio concellino è già attivo, Mi guarda e mi invita a scendere per l'ora d'aria. Mi preparo e lo seguo. All'aria corriamo per 30 minuti, facciamo quattro passi ed è già il momento di tornare in cella. Un caffè e poi l'attesa della chiamata della mia compagna. Dieci minuti che a volte non bastano per parlare di tutte le cose che dobbiamo dirci. Alla fine della chiamata quello che ho appreso è che portava la figlia dal dentista. Utile avere notizie, certo, ma in questo periodo il solo sentire una voce amica è molto piacevole. La giornata volge al termine con il solito pisolino e l'ora d'aria. Tiriamo fino all'ora di cena e poi cerchiamo un bel film da vedere, ma di film non c'è traccia. Facciamo un po' di zapping e poi seguiamo l'intervista di Daria Bignardi al direttore dell'istituto. Buona notte a tutti dalla 405.

Parole del giorno: Ognuno può raccontare la propria storia come più gli piace. E' il tuo assolo e nessuno te ne può privare.

Cella 405

martedì 17 novembre 2020

Cadere e rialzarsi

Mi chiamo Alberto, ho 51 anni e da settembre sono carcerato a San Vittore. All'ingresso in carcere mi hanno portato al quinto raggio, dove sono stato 20 giorni. L'esito del mio tampone Covid è risultato  negativo, quindi mi hanno spostato al terzo piano del terzo raggio. Altri venti giorni lì, poi, per mia fortuna, sono salito al quarto piano, alla Nave. Di questo devo ringraziare molto le dottoresse che già mi conoscevano e che sono riuscite a farmi trasferire. Nel 2002 ero già stato per qualche mese in quel reparto, uscendone a fine pena. Oggi sono nella cella 403, proprio di fronte alla 416 dove soggiornavo nel 2002. Uscii il primo gennaio del 2003, credo il primo liberante dell'anno, a San Vittore. Oggi, qui come negli altri carceri, la situazione è molto critica e rischiosa, ma per fortuna i nuovi tamponi che ho fatto sono risultati negativi. Nonostante ciò, la mia cella è ancora cristallizzata per il tracciamento, ma spero che questo cambi in fretta. Era da molto che non entravo a San Vittore, sono stato 11 anni senza delinquere e senza drogarmi. La vita sembrava avere avuto una svolta, lavoravo onestamente e ho avuto due relazioni importanti in questo tempo, una di quattro anni e l'altra, la più importante, di sette. Con Teresa, quella con cui è durata sette anni, ho avuto due gemelli, maschio e femmina: Giovanni e Maddalena che hanno due anni e sei mesi. Purtroppo mi separai da Teresa quando i bimbi avevano solo cinque mesi e lei se ne è andata a vivere in un'altra casa. Ho sofferto molto per questa separazione e adesso che sono recluso soffro ancora di più. Dovrò lavorare molto su me stesso, impegnarmi e rialzarmi dalla ricaduta. Devo subire due processi dopo di che ho intenzione di chiedere una misura alternativa, un percorso riabilitativo in comunità. Voglio tornare l'Alberto che per 11 anni ha svolto una vita normale, onesta, senza la necessità di delinquere e di drogarmi. Solo così potrò riavvicinarmi ai miei figli ed essere un vero padre. Mi piace pensare che dopo la tempesta arrivi sempre la quiete. Tornando alla mia carcerazione, sono consapevole che qualche anno di condanna mi sarà dato, ma non voglio buttarmi giù. Una cosa che ho imparato in questi anni, è la capacità di chiedere aiuto, mettendo da parte l'orgoglio che spesso è nocivo. So che qui alla Nave ho la possibilità di avere tutto ciò che mi serve, di lavorare su di me, di frequentare gruppi, di confrontarmi con gli altri detenuti e le dottoresse. So di essere cambiato rispetto a una ventina di anni fa e la ricaduta che ho avuto mi potrà servire da lezione. Ora so,che ci vuole un attimo a ricadere nella droga e che non devi mai abbassare la guardia, perché basta una dose per fregarsi. Ho voluto scrivere di me e penso che lo farò ancora, mi è utile e mi aiuta a non tenere i pensieri dentro di me.

Alberto

Un giorno difficile

Buon giorno equipe e marinai. Oggi la giornata comincia male. Sveglia molto presto, caffè e sigaretta con il mio concellino Luca. Mi preparo per scendere all'aria, sperando che possa cambiare il mio umore. Oggi avrei dovuto avere un incontro con la mia compagna, ma i colloqui sono sospesi, e quindi non se ne fa nulla. La giornata non è cambiata nonostante alle 11.45 l'abbia chiamata, era agitata, preoccupata per la situazione e per il mio appello del 9 dicembre. Nel pomeriggio, una bella pennichella e poi televisione; tra me e me rifletto sulla fine di merda che ho fatto. Si tira l'ora di cena, caffè e sigaretta e poi pulizia delle stoviglie, il film di prima serata e poi a nanna. Buona notte dalla 405.

Parole del giorno: Noi esseri umani siamo fragili e romperci è molto più facile che aggiustarci!

Cella 405

Disincagliamoci

Buon giorno, equipe e marinai. Comincia un'altra settimana nella quale scopriremo cosa ci riserverà. Da 15 giorni siamo chiusi in cella, tranne le poche ore d'aria che ci sono concesse. In questa situazione di chiusura, c'è poco da dire o da raccontare, le giornate sono più o meno tutte uguali. Le uniche cose che ci restano sono le chiamate e Skype, per svagarci ed avere notizie dei nostri cari. Ormai ci siamo abituati, volenti o nolenti, a questa chiusura, si va all'aria alla mattina e al pomeriggio e poi si guarda la TV. Nonostante la sofferenza, si cerca di fare andare le cose per il verso giusto, per questo sono qui a scrivere il diario. Sarà pure vero che ogni nave ha un diario di bordo, ma al momento la nostra Nave è incagliata su di uno scoglio e non si sa se qualcuno verrà a salvarci. Dalla cella 405 gli auguri per una buona settimana.

Cella 405


Parole del giorno: 

Noi siamo i soliti fatti così 

Abbiamo frequentato delle pericolose abitudini 

E siamo ritornati sani e salvi

Senza complicazioni
Noi siamo liberi.
(Vasco "I Soliti")

Un grazie di cuore

Buongiorno equipe e marinai. Scrivo questo diario esprimendo tutto il mio dolore per come noi marinai stiamo vivendo questo brutto periodo. Il disagio è forte perché questa emergenza sanitaria ha reso ancora più difficile la reclusione. Una chiusura nella chiusura, visto che non abbiamo più colloqui. Ieri, parlando con la dottoressa Bertelli, mi sono reso conto di quanto lei tenga  questo reparto, a tutti noi marinai. Guardandola negli occhi ho visto lo strazio per questa situazione, a volte uno sguardo vale più di mille parole. Nel suo c'erano dolore, compassione, e tanta voglia di aiutare tutti noi. Voglio dirvi, marinai, che questo non sarà né il primo né l'ultimo problema che dovremo affrontare nella nostra lotta a questo virus che ci tiene confinati. Penso però che se resteremo uniti, come una grande famiglia, ne usciremo più forti che mai. Lo dobbiamo alle nostre famiglie, ai nostri figli, ma anche alle dottoresse che donano molto del loro tempo a noi, sottraendolo ai loro cari per darci supporto e conforto, aiutandoci in tutto e per tutto. Spero che restando uniti sconfiggeremo non solo la malattia, ma anche tutte quelle cose che ci hanno portato lontano dai nostri cari, rovinando le nostre vite. Anche se chiusi e con rapporti limitati, se resteremo compatti come la Nave ci ha insegnato, dimostreremo a tutti quello che valiamo.               Concludo con un grazie particolare alle nostre dottoresse. 

Nikolas La Torre

Piccole abitudini

Buongiorno a voi, dottoresse. Oggi è stata una giornata un po' particolare, iniziata con i soliti due caffè, poi una sigaretta, in attesa dell'ora d'aria. Pensavamo di poter scendere insieme ai detenuti delle celle cristallizzate, invece abbiamo dovuto aspettare fino alle 12. Dopo, abbiamo mangiato e abbiamo schiacciato un pisolino per una ventina di minuti. Quando ci siamo svegliati, il nostro compagno Davide ha fatto un po' di palestra mentre Stefano scriveva. Poi, l'attesa per la chiamata, che è andata bene. Tornato in cella, Stefano si è messo a cucinare una buonissima pasta al pesto. Dopo cena, telegiornale e quattro chiacchiere come al solito, prima di pulire la cella e della doccia calda. Poi, tutti a nanna.

Cella 418

lunedì 16 novembre 2020

Una giornata come le altre

Buon giorno, equipe e marinai. Dalla 412, eccovi questo diario. La giornata inizia con le pulizie e il riordino del reparto. Cristian porta il vitto, Francesco e Omar puliscono e Gigi e Ale si occupano delle spese. Nonostante questi impegni, si cerca di stare più uniti possibile, anche con i compagni che sono isolati. Ognuno di noi si ferma presso le loro celle per una chiacchierata, così da avere scambi di pensieri e di argomenti. Si cerca di portare un po' di positività e di allegria in questo momento, segnato dalla monotonia e dalla noia, con il sorriso. Adesso la giornata procede come sempre, con la speranza che qualcosa possa cambiare presto. Siamo fiduciosi, anche se le nostre menti e i nostri cuori sono altrove.

Frase del giorno. Nonostante la speranza restiamo con i piedi per terra: la realtà è questa!

Cella 412

domenica 15 novembre 2020

Cristallizzati

Buongiorno, equipe e marinai. Da due settimane siamo cristallizzati nelle nostre celle e la situazione ci sta pesantemente destabilizzando. Siamo in attesa dei processi e dei tamponi, sperando di giungere presto ad una nuova apertura che ci permetta di poter svolgere di nuovo le nostre attività di gruppo, che ci aiutano a tenere la mente impegnata e a cui teniamo molto. Le nostre giornate sono tutte uguali e siamo molto in pensiero per la sorte dei nostri familiari durante questo lockdown. Un saluto a tutta l'equipe da Gianluca e Arman. 

Frase del giorno: Non cambiare la strada vecchia per quella nuova, che sai cosa lasci e non sai ciò che trovi!

Cella 406

Trovare la forza

Bentrovati a tutti. Il fine settimana sembra quasi di routine, essendo ormai abituati alla sospensione dei Gruppi settimanali. La preoccupazione è forte, le notizie in TV sono pessime e il clima, qui a San Vittore, non è certo buono. Il grande timore riguarda i possibili cambiamenti che potrebbero essere adottati e che potrebbero ostacolare il nostro percorso di cura qui alla Nave. Come dicevo, l'umore è molto basso ma dovremo trovare la forza per rimanere positivi.

Elvis/Ivan

Finirà anche questo

Buongiorno a tutti, come ogni giorno tutto sembra andare peggio, secondo quanto dicono TG e giornali. La situazione è sempre la stessa: al mattino ci si alza e ci si prepara a respirare almeno un'ora d'aria. Naturalmente, anche in quei momenti non si fa altro che commentare i dati. Gli animi di tutti sono affranti e pessimisti. I Gruppi con le dottoresse a cui partecipavamo, ci permettevano di  proseguire il nostro percorso di cura, facendoci concentrare sul conoscerci dentro, sull'analisi della nostra tossicodipendenza. Adesso, tutto è bloccato a causa della pandemia, ma non abbiamo perso la speranza: come per tutte le cose esiste un inizio e una fine. Pazienza, ci vuole pazienza e soprattutto non può mancare un pensiero solidale a chi, in questa dannata situazione, ha perso persone care. Non ci resta che aspettare tempi migliori.

Cella 404

sabato 14 novembre 2020

Uniti ce la faremo

Oggi voglio trattare un argomento a cui fino a qualche tempo fa nessuno di noi avrebbe pensato. Voglio parlare di un virus che ha portato restrizioni, sofferenza, sacrificio, paura e morte; che ha messo in ginocchio il mondo intero. Sembra quasi uno di quei film catastrofici, ma questa volta i protagonisti siamo noi. Io sono entrato in carcere subito dopo il primo lock down, pensando che tutto si sarebbe risolto nel giro di pochi mesi. Ne son passati 8, di mesi e purtroppo la situazione è sfuggita di mano a chi dovrebbe gestirla. Non conosco l'origine di questo virus, so solo che quello che all'inizio sembrava affrontabile con mascherine colorate è diventato qualcosa di davvero spaventoso. Ogni giorno le persone, i loro familiari, muoiono e nessuno è più in grado di di garantirsi un futuro dignitoso. La ristorazione è in ginocchio, le piccole attività hanno più costi tenendo aperto che chiudendo. Ogni giorno vediamo gente che scende in piazza per protestare, per chiedere aiuti economici sostanziosi per rientrare dei debiti, per assicurare ai loro figli un futuro. Io sono in carcere, dove la situazione è altrettanto difficile. Stare chiusi in cella ore e ore ci permette di ragionare, di riflettere. Pensando, sono giunto alla conclusione che è inutile dare ad altri le colpe. Convincerci che siamo una categoria dimenticata, vittimizzarci perché non si fanno più i colloqui.E' più corretto pensare a chi nella vita si è sempre tirato su le maniche senza cercare scorciatoie, ed ora si trova senza alcuna certezza, vivendo nella paura. Ho sempre pensato a me stesso, cercando di tirare l'acqua al mio mulino, ma credo che oggi, nella situazione che stiamo vivendo, la gente abbia cambiato il modo di vedere la vita. A volte non tutto viene per nuocere, dopo tutto. Pensiamo a tutti i medici e agli infermieri morti per aiutare il prossimo. Alle persone che prima del virus già combattevano per sopravvivere, a quei genitori di figli con gravi problemi di salute che oggi si trovano ad essere messi in secondo piano, visto che il virus ha bloccato l'economia e che la ricerca ha necessariamente altri obiettivi. Insomma, il futuro di tutti noi è un grande punto interrogativo. Questa volta, scrivendo per il blog ho voluto esternare il mio pensiero, per essere vicino a quelle categorie pesantemente colpite, ai nostri cari che sono fuori e che si trovano con un problema in più perché noi siamo in carcere. Per loro e per tutto quelli che lavorano per tutelarci. Sono convinto che il mio modo di vedere la vita sia molto cambiato. Speriamo che questo virus venga sconfitto, diventando solo un orribile ricordo. Per il momento bisogna solo stare uniti, aiutare ed aiutarci, perché creare situazioni di ulteriore disagio non serve a nulla. Uniti, riusciremo a rendere meno straziante questo periodo.

Grazie a tutti.

Gino Ruggero

martedì 10 novembre 2020

Mai più lontano dalla mia terra

Non posso stare più senza tornare alle mie origini, al mio Paese, il Senegal. Sento crescere sempre più in me, il profondo desiderio di ritornare a ciò a cui appartengo, alla mia terra nativa. Mi fermo a pensare e a riflettere su ciò che potrei fare quando sicuramente tornerò al mio Paese. Ho molte idee da sviluppare e da realizzare, grazie anche all'Italia, che mi ha ospitato in questi anni, insegnandomi una maggiore apertura mentale verso il mondo e gli altri. Grazie! 

 

 Diallo Omar

Mai più senza mio figlio

Ora vi dirò qual è la cosa per me più importante: mio figlio. Dal primo istante in cui l’ho visto non ho potuto e non potrò mai stare senza di lui. Ho 22 anni e da molti potrei essere considerato ancora un bambino o addirittura un pazzo; io vi posso garantire che da quando sono diventato padre, ovvero il giorno in cui per la prima volta ho tenuto in braccio mio figlio, sono diventato un uomo. Mi sono sempre posto milioni di domande come ad esempio: sarò un buon padre? Sarò in grado di crescere questo angelo che Dio mi ha dato? Bene, tutte le risposte a quelle domande le ho trovate ammirando il sorriso di mio figlio giorno dopo giorno, attimo dopo attimo. Mi ha insegnato ad essere responsabile, mi ha insegnato ad essere più sicuro di me stesso e ultima ma non ultima ho capito cos’è il vero amore. Oggi mio figlio ha quasi due anni, è l’unica ragione della mia vita ed è l’unica cosa di cui posso dire di essere fiero. Sono soddisfatto e fiero di me stesso per essere diventato il padre che sono oggi e di una cosa sono più che sicuro: non potrò mai più stare senza il mio angioletto.

 

 Giovanni Borsellino 

Un dolce vizio

Oggi parlerò di un argomento di mio particolare interesse, quasi un hobby, una passione, un amore vero e proprio: la mia pancia potrebbe farvi capire di cosa sto parlando. Il cibo in tutte le sue forme! Fin da piccolo ero molto goloso di dolci e caramelle ma la mia rovina è stata la Nutella. Ragazzi, la Nutella è come la droga, non ho idea di cosa ci mettano dentro ma secondo me crea dipendenza. Non riesco a resistere: dalle piadine alle brioche, ai krafen e a molti altri dolci accompagnati dalla Nutella, unica e inimitabile come la Coca Cola. Poi ovviamente sono una buona forchetta  e non posso negare il fatto che a me piace mangiare di tutto Sono amante della cucina tradizionale, delle ricette delle nonne, quelle che vengono tramandate di generazione in generazione, poi i dolci tipici siciliani, napoletani,t oscani,ma la Nutella e stato il mio primo e unico amore. Pensate che una volta non sapendo cosa cucinare, ho provato a fare la pasta con la Nutella: non era un granchè ma volevo provarci. E credetemi, la Nutella per molti è uno sfogo perché magari sei nervoso non sai cosa fare e ti attacchi al barattolo. Posso dire che la Nutella ha fatto parte della mia infanzia, fa parte del mio presente e farà parte del mio futuro: toccatemi tutto ma non la Nutella!

 Gino Ruggero

 

martedì 3 novembre 2020

In Marocco, per lavorare

In questi giorni pensavo a che lavoro mi piacerebbe fare, una volta pagato il mio debito con la legge. Mi sono messo a riflettere su quali potrebbero essere le mie risorse come persona, e ritengo di avere sviluppato una padronanza della lingua italiana e di avere una discreta capacità nel comunicare con le persone. Perché quindi non sfruttarle nel mio Paese, il Marocco, nel settore turistico? Mi piacerebbe creare una struttura per turisti un po’ diversa dalle solite presenti nel mio Paese,un Bed and Breakfast a gestione famigliare, offrendo vitto e alloggio secondo le nostre usanze ma con una contaminazione italiana nell’arredo e nel cibo, così che le persone si possano sentire a loro agio avendo uno scambio culturale nella semplicità.

 Azzedine Arbaoui