sabato 14 novembre 2020

Uniti ce la faremo

Oggi voglio trattare un argomento a cui fino a qualche tempo fa nessuno di noi avrebbe pensato. Voglio parlare di un virus che ha portato restrizioni, sofferenza, sacrificio, paura e morte; che ha messo in ginocchio il mondo intero. Sembra quasi uno di quei film catastrofici, ma questa volta i protagonisti siamo noi. Io sono entrato in carcere subito dopo il primo lock down, pensando che tutto si sarebbe risolto nel giro di pochi mesi. Ne son passati 8, di mesi e purtroppo la situazione è sfuggita di mano a chi dovrebbe gestirla. Non conosco l'origine di questo virus, so solo che quello che all'inizio sembrava affrontabile con mascherine colorate è diventato qualcosa di davvero spaventoso. Ogni giorno le persone, i loro familiari, muoiono e nessuno è più in grado di di garantirsi un futuro dignitoso. La ristorazione è in ginocchio, le piccole attività hanno più costi tenendo aperto che chiudendo. Ogni giorno vediamo gente che scende in piazza per protestare, per chiedere aiuti economici sostanziosi per rientrare dei debiti, per assicurare ai loro figli un futuro. Io sono in carcere, dove la situazione è altrettanto difficile. Stare chiusi in cella ore e ore ci permette di ragionare, di riflettere. Pensando, sono giunto alla conclusione che è inutile dare ad altri le colpe. Convincerci che siamo una categoria dimenticata, vittimizzarci perché non si fanno più i colloqui.E' più corretto pensare a chi nella vita si è sempre tirato su le maniche senza cercare scorciatoie, ed ora si trova senza alcuna certezza, vivendo nella paura. Ho sempre pensato a me stesso, cercando di tirare l'acqua al mio mulino, ma credo che oggi, nella situazione che stiamo vivendo, la gente abbia cambiato il modo di vedere la vita. A volte non tutto viene per nuocere, dopo tutto. Pensiamo a tutti i medici e agli infermieri morti per aiutare il prossimo. Alle persone che prima del virus già combattevano per sopravvivere, a quei genitori di figli con gravi problemi di salute che oggi si trovano ad essere messi in secondo piano, visto che il virus ha bloccato l'economia e che la ricerca ha necessariamente altri obiettivi. Insomma, il futuro di tutti noi è un grande punto interrogativo. Questa volta, scrivendo per il blog ho voluto esternare il mio pensiero, per essere vicino a quelle categorie pesantemente colpite, ai nostri cari che sono fuori e che si trovano con un problema in più perché noi siamo in carcere. Per loro e per tutto quelli che lavorano per tutelarci. Sono convinto che il mio modo di vedere la vita sia molto cambiato. Speriamo che questo virus venga sconfitto, diventando solo un orribile ricordo. Per il momento bisogna solo stare uniti, aiutare ed aiutarci, perché creare situazioni di ulteriore disagio non serve a nulla. Uniti, riusciremo a rendere meno straziante questo periodo.

Grazie a tutti.

Gino Ruggero

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