venerdì 22 novembre 2019

Norvegia, lavoro o studio in carcere: recidiva al 20 per cento


Stavamo leggendo un articolo, seppur di qualche anno fa, che parla del carcere di Halden in Norvegia. Il Time l’aveva definito “la prigione più umana al mondo”. Al suo interno tutti devono lavorare o studiare perché tutti devono uscire con un pezzo di carta per potersi inserire nel mercato. La prigione aiuta nel collocamento. In Italia probabilmente non abbiamo un mercato del lavoro così florido come quello norvegese, ma siamo conviti che se si investisse di più in trattamento/formazione probabilmente la recidiva italiana sarebbe più bassa dell’attuale (20% norvegese – 69% italiana) e quindi l’investimento fatto nel tempo sarebbe un risparmio certo. Il direttore dell’istituto norvegese diceva che qualsiasi ex detenuto potrebbe in futuro diventare casualmente suo vicino di casa e che quindi lui “non vorrebbe un vicino di casa rabbioso che ha passato anni rinchiuso nell’ozio!”.
AA&SP



…E dove gli incontri intimi favoriscono la rinascita

Qualsiasi detenzione interrompe bruscamente i rapporti affettivi, limitandoli a poche ore mensili. Molte famiglie si sfaldano perché costrette a pagare, per unica responsabilità del condannato, una pena per un reato che non hanno commesso. Un articolo di ristretti.it ci spiega che in Svizzera, Spagna, Russia, Albania, Kazakhstan, Qatar, Turchia, Costarica, Israele, Messico, Canada e in alcuni stati degli Usa è possibile effettuare colloqui intimi in carcere. Che cosa significa? Che per coloro che lo desiderano è possibile effettuare dei colloqui solitamente di alcune ore trascorrendo del tempo in assoluta intimità con il proprio partner.  È vero che in un rapporto di affettività non esiste solo l’intimità, la sessualità, ma sicuramente sono parti integranti. Secondo The Economist molte ricerche suggeriscono che i colloqui intimi non solo riducono la violenza in carcere, ma riducono la recidività anche dopo il carcere, in quanto aiutano a mantenere vivi i legami familiari.
AA&SP


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