sabato 21 dicembre 2019

Lettere e pensieri

Da Carlotta.

Che cosa mi immaginavo del carcere?
Prima di questa visita mi immaginavo un ambiente completamente diverso, mi immaginavo ciò che si immaginano tutti, i carcerati in uniforme, le guardie severe, i detenuti contrariati, insomma, tutto ciò che si vede nei film... La mia idea è stata completamente ribaltata, sono entrata nel carcere di San Vittore in un determinato modo e ne sono uscita più arricchita. L’esperienza di visita in questo carcere è stata senz’altro necessaria per sfatare alcuni falsi miti riguardo al sistema carcerario stereotipato dai media, più consapevole che esiste una realtà molto vicina a noi che in molti fraintendono. Ho capito l’importanza delle cose che tutti i giorni consideriamo banali, a cui non diamo importanza, che sottovalutiamo. Durante l’incontro uno di voi ha raccontato che era il compleanno di sua figlia, e mi ha commosso e fatto riflettere.  Tutti i giorni noi vediamo i nostri genitori, i nostri amici e crediamo sia la cosa più naturale del mondo, mentre in lui si vedeva chiaramente che avrebbe fatto di tutto per stare anche solo 5 minuti con sua figlia il giorno del suo compleanno. Ringrazio tantissimo voi e chi mi ha dato la possibilità di fare quest’esperienza. 

Da Benedetta.

Cari detenuti, il giorno in cui ci siamo incontrati è stato così ricco di emozioni che se in questo momento provo a chiudere gli occhi le sento riaffiorare tutte. Dal momento in cui abbiamo varcato il portone una certa ansia mi ha travolta, non eravamo più in classe a parlarne con la professoressa, non era più un “vedremo come sarà”. C’eravamo e non era facile nascondere quell’insieme di emozioni e di curiosità che ci premeva dentro. Superati i controlli, tra una risata e l’altra, raggiungemmo la consapevolezza di essere arrivati al momento tanto atteso. Mentre il capo della polizia penitenziaria ci illustrava i vari raggi devo dire di aver provato una sensazione di inadeguatezza e timore nel vedere i primi volti così tanto attesi. Cercai di osservare il più possibile ciò che avevo attorno per farmi un’idea iniziale, ma non sapevo che non avrei mai potuto comprendere nulla fino al momento dell’incontro. Mentre percorrevamo corridoi e salivamo le scale non posso negare di aver provato un po’ di timore che si è affievolito una volta arrivata alla “Nave”. Inizialmente mi sentivo rigida e avevo ancora quel senso d’inadeguatezza che mi tormentava, ma quando abbiamo iniziato a parlare è cambiato tutto. Ero più tranquilla, il senso d’inadeguatezza era svanito, il timore di dire cose sbagliate si era affievolito ma soprattutto ero incuriosita dalle storie che ci stavate raccontando. Avrei voluto parlare di più ma l’emozione del momento penso abbia placato un po’ tutti. Mi aspettavo di incontrare persone diverse, meno disponibili e invece mi sono ricreduta appena iniziato il dialogo. Penso sia stata una delle esperienze più belle che abbia mai vissuto. Fin da subito sono stata travolta emotivamente, durante la chiacchierata mi sono immedesimata e ho provato a immaginare come possa essere trovarsi in determinate situazioni. Detto questo vorrei ringraziarti per quello che mi avete insegnato in poche ore perché ritengo sia impagabile. 

Da Lucia.
Cari ragazzi, oggi, 21 ottobre, è una di quelle giornate buie e piovose a Milano e questo può solo significare una bella dormita per tutto il pomeriggio! Ma qogi è diverso è diverso: sono tornata a casa con mille pensieri per la testa e la consapevolezza di essere fortunata ad avere ogni giorno tutte quelle banalità che do per scontato. Nella speranza di riuscire a liberarmi da questi pensieri ecco, che come voi, sono qui a scrivere il mio primo diario di bordo su quella che sarà la mia vita dopo questo incontro. Penso che l’esperienza di visitare la “Nave” sia qualcosa che terrò per sempre nel mio cuore, è indimenticabile come in soli cinque minuti di conversazione siete riusciti ad eliminare tutti i pregiudizi e le preoccupazioni che le persone all’esterno vi attribuiscono. Grazie a voi ho capito che c’è sempre un modo per cambiare strada, capire i propri errori e mettersi in gioco per riuscire a migliorarsi giorno per giorno. Il percorso che state compiendo è faticoso e per nulla scontato, e per quanto sono riuscita a vedere, richiede una grande forza di volontà, che davvero, qua fuori in pochi hanno. Tutto si riconduce alla voglia di cambiare vita, voltare pagina e aprire un nuovo capitolo, è questo che ammiro di voi, la forza con cui combattete ogni giorno. È questa la forza che spero di trovare io per affrontare le mie preoccupazioni e i problemi della vita e quella voglia di reagire anche nei momenti più tristi e più difficili. Quindi vi ringrazio perché semplicemente essendo voi stessi, mi avete aiutato a comprendere meglio il mondo, più di quanto sia riuscita a comprenderlo dall’esterno.

Da Ludovica.

E se diventi farfalla, nessuno pensa più a ciò che è stato
quando strisciavi per terra e non volevi le ali.” 
Alda Merini 
                                                                                                                                                                                                                                         Non so come cominciare a scrivervi una lettera. Mi piacerebbe essere ancora lì in mezzo a voi per avere più coraggio di proferire qualche parola. Non ho detto molto ma ho ascoltato ogni cosa. Prima di entrare in carcere facevo il conto alla rovescia, non vedevo l’ora di scoprire quella realtà così sconosciuta che si nasconde in un edificio di fianco al quale sarò passata un milione di volte. Ci avete chiesto cosa pensassimo di voi prima di entrare. Non ho risposto. Non l’ho fatto volutamente, ormai non riuscivo più a capacitarmi delle mie idee. A volte penso sia normale avere idee sbagliate e particolarmente superficiali prima di vivere qualcosa per davvero, e la presunzione di noi ragazzi spesso è quella di credere di sapere tutto ancor prima di viverlo. Non ho mai avuto una buona opinione sulle droghe, e ancor meno sulle persone che ne facevano uso. Questa visione non è nata per caso, ma è nata nel momento in cui un mio carissimo amico si è rovinato la vita a causa delle sostanze. Non ricorda più niente, nemmeno degli appuntamenti che ogni tanto mi da. Non ha mai avuto una buona ragione (sempre che ce ne potessero essere) per cominciare a fare uso di droghe, però l’ha fatto. A volte “fa figo”, a volte è solo “la vita è una” e altre volte è “smetto quando voglio”. Ma non è sempre così facile, non è nemmeno necessario. Così ho cominciato a provare una specie di insofferenza verso tutte quelle persone che vedevo anche solo farsi uno spinello. “Si comincia così” pensavo. E poi mi ripetevo che in fin dei conti la scelta è di ognuno di noi e di nessun altro, ma quella scelta può davvero rovinare la vita. Quindi perché non volersi bene a tal punto? Poi ho incontrato voi. Ho capito che nonostante tutto si possono commettere degli errori e che non sempre dobbiamo addossare tutte le colpe, soprattutto se non sappiamo tutto ciò che c’è dietro. Non sappiamo niente e giudichiamo la maggior parte delle volte. Se c’è qualcosa di certo adesso, è che non giudicherò mai più prima di conoscere. Siamo entrati in carcere e siete stati tutti fantastici. Siete stati gentili e disponibili a rispondere a ogni domanda vi facessimo, seppur difficile da affrontare. Ci avete dato qualche lezione, ci avete intimato di non commettere mai alcuni errori. Ci avete aperto le porte del vostro mondo permettendoci di capirlo davvero. Ma la cosa più bella di tutte è stata vedere la vostra fortissima voglia di cambiare. Ci avete fatto capire che si può avere intorno tantissima gente che prova ad aiutarci e darci una mano, ma se il cambiamento non parte da noi, da dentro noi stessi allora non ce la si fa. Sicuramente adesso penseremo molto a tutto quello che ci avete detto e che ci avete trasmesso perché è stata un’esperienza importante. Tutti commettiamo errori e tutti li commettiamo più o meno grandi, però la certezza che abbiamo ora è che tutti possono cambiare e rimediare ad essi. E soprattutto che ci vuole coraggio, come chi ha deciso di restare alla Nave piuttosto che tornare a casa per riuscire a cambiare sul serio ed essere sicuro di non ricadere nelle vecchie abitudini. E non è un gesto egoistico, perché per far star bene gli altri e in particolare la propria famiglia bisogna in primo luogo stare bene con se stessi. Significa semplicemente volersi bene e io credo che sia il fondamento di ogni vita umana. Volersi bene, rispettarsi e di conseguenza stare bene con il prossimo. E infine ho capito che tutti possiamo condividere qualcosa, tutti possiamo immedesimarci in qualcun altro se solo riuscissimo ad essere più elastici e senza pregiudizi. Posso sicuramente dire ad oggi che la giornata del 21 Ottobre 2019 ha cambiato per sempre la mia vita, perché una prospettiva può cambiare un intero mondo. Avete coraggio, e questa è una caratteristica che manca molto, tante volte anche a me. Grazie. 

La risposta dei marinai della Nave.

Ciao Benedetta, Carlotta, Lucia e Ludovica, abbiamo letto i vostri scritti e ci fa piacere che vi sia rimasto un ricordo piacevole e denso di emozioni della giornata trascorsa qui. Entrare in carcere, attraversare innumerevoli cancelli che via via conducono sempre più all’interno, senza sapere ciò che si potrebbe trovare, potrebbe essere quasi angosciante. Spesso si ha un’immagine contorta, dettata dai media o dalle varie fiction che fanno pensare a questi luoghi come contenitori in cui sono rinchiuse persone che sarebbe meglio evitare. Da tutti i vostri scritti emerge che avete sfatato tale immagine e conosciuto persone che, pur avendo commesso errori durante la propria vita, hanno un desiderio di cambiamento, di riscatto. Vi ringraziamo per averci scritto e raccontato le vostre emozioni. 
Buone feste a tutte voi.
DN – SP














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