venerdì 20 dicembre 2019

Il carcere? Attivo è meglio

In Italia, ci sono più di 60.000 persone detenute che costano allo Stato oltre 4000 euro al mese. L’Italia è tra i paesi europei che spende più denaro per le carceri; pare che il costo sia di circa 2,9 miliardi di euro l’anno. Chi è condannato in via definitiva e svolge attività lavorativa retribuita all’interno degli istituti contribuisce, con un prelievo sul compenso, alle spese di mantenimento. Tra coloro che lavorano, poco più di 17.000 nel 2018, molti sono alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria e svolgono attività lavorative connesse al funzionamento degli stessi istituti, mansioni che raramente saranno spendibili fuori un domani. Solo poco più di 2.000 lavorano in carcere per conto di ditte esterne, oppure uscendo la mattina dall’istituto e rientrando la sera. La legge prevede agevolazioni fiscali per le aziende che assumono detenuti. Nel carcere di Bollate, dove molti lavorano per ditte esterne, il tasso di recidiva è più basso. I numeri a livello mondiale parlano molto chiaro: la recidiva è ridotta solo in quegli Stati che investono denaro sul sistema carcerario, facendo trascorrere il periodo detentivo in maniera attiva e non in maniera passiva, stando in brandaper usare il gergo carcerario. Per risparmiare denaro sul lungo termine e contenere la recidiva sarebbe utile investire. In America molti studi dimostrano che per ogni dollaro investito, se ne risparmieranno almeno tre in futuro. Alcuni dati di questo articolo sono stati tratti da un articolo del Corriere della sera del 04/11/2019 a firma di Milena Gabanelli e Simona Ravizza. Concordiamo con loro che, oltre ad incentivare il lavoro, sia necessario portare avanti la riforma del sistema penitenziario che è sempre stata rinviata perché non fa bene ai sondaggi politici. La realtà carceraria è estremamente complessa, ma potrebbe anche essere spiegata in maniera altrettanto semplice, tuttavia nessuno ha interesse a farlo. 
AA – SP

Nessun commento: