venerdì 30 ottobre 2020

L'importanza del lavoro

Confesso che quando sento la parola ”lavoro” mi vergogno un po’, perché nella mia vita non ho quasi mai lavorato. Non sono certo fiero di dirlo, però posso dirvi con grande orgoglio, che sono il figlio di un grande lavoratore molto onesto, onestà che però, purtroppo, non gli garantiva un pasto al giorno. Tanta povertà mi ha portato all’età di 7 anni a cominciare ad arrangiarmi vendendo sigarette in un  bar nella zona dove abitavo. Il locale era di una donna francese che si chiamava Madame Catryn. Era una donna bella cicciona, molto simpatica che mi voleva bene e sapeva che avevo bisogno di mantenermi. Madame Catryn mi diceva sempre se volevo andare in Francia con lei e io mi mettevo a ridere. Un giorno lo riferii a mio padre e lui mi spiegò che così che così mi sarei allontanato dai miei fratelli. Mi ricordo bene quel giorno, mi misi a piangere: eravamo nove fratelli molto uniti nonostante la situazione economica. Il pensiero di traversare il mare verso l’Europa crebbe subito, visto la povertà e l’ ambiente dove vivevo, e mi portò ad affrontare il mio viaggio di speranza verso un futuro migliore. Purtroppo scelsi la via breve per assicurare una vita dignitosa alla mia famiglia, rubando, saltando da un palazzo all‘ altro e, tra una carcerazione e l’altra, ricadevo sempre nella droga. Negli ultimi sei anni della mia vita ho scommesso su un futuro migliore trovando un lavoro come facchino all’ Ortomercato di Milano, scoprendo la parte positiva di me, quella che mi permetteva di lavorare onestamente e di guadagnare qualche soldo senza paura. Sono stati gli anni più belli della mia vita, dormivo in santa pace anche se all’inizio fu molto difficile. Riuscii a resistere e a non sbagliare, ma la mia ricaduta nella droga mi portò a frequentare certe persone, brutte compagnie, e a commettere altri reati che sto pagando molto cari. 

Adesso mi manca il mio lavoro.  E, ci crediate o no, mi manca anche quando dovevo svegliarmi presto.

Kharbouche Abdel

Nessun commento: