Ogni settimana, nello storico penitenziario di piazza Filangieri, vengono eseguiti una conquantina di esani del capello, su 1100 detenuti.
“E’ il segreto di Pulcinella”
Così Pietro Farneti, responsabile dello SMI, il Servizio per le dipendenze che collabora stabilmente con la casa circondariale, definisce quello che tutti sanno ma nessuno scrive: la droga gira anche dentro.
“E’ rarissimo che una morte in carcere sia ricondotta alle sostanze, ma che le sostanze circolino è un dato di fatto. Così come è un fatto che i ragazzi riescano ad accumulare farmaci per poi assumerli insieme o rivenderli all’interno”. Ogni settimana, nello storico penitenziario di San Vittore, vengono eseguiti una cinquantina di esami del capello su 1100 detenuti.
“Basterebbe farli a tappeto, non solo su chi si autodenuncia tossicodipendente e che quindi viene seguito dal Servizio per le dipendenze interno (SERD), per avere nero su bianco che dentro, questo problema esiste davvero, spiega Farneti. Ma forse è più comodo tollerare. E comunque senza consenso non si può fare nulla: né test, né controlli”.
Così i numeri restano parziali e la realtà scivola via come acqua tra le dita.
“Le due persone decedute, precisa Farneti, non erano affidate al SERD né inserite nella “Nave”, la sezione terapeutica della casa circondariale. Uno, il cittadino peruviano, era al Quinto Raggio ed è spirato in ospedale per un’emorragia gastrica le cui cause sono ancora da chiarire; l’altro, di nazionalità marocchina, al Terzo Raggio, è morto in cella per presunta assunzione di oppiacei e aveva un passato da tossicodipendente. Il carcere è rimasto blindato per ore, solo psichiatri e medici, sono potuti entrare e lo stesso personale era sotto choc”.
San Vittore è una città nella città: celle affollate, una fitta rete di operatori, educatori, volontari, avvocati, addetti alle pulizie e alla manutenzione, medici e parenti. Ogni giono centinaia di ingressi e uscite.
“Un’osmosi vivace, come deve essere, dice Farneti, ma assicurare controlli e perquisizioni efficaci diventa complicatissimo, se non impossibile”.
Dalla soglia di piazza Filangieri passa anche ciò che non dovrebbe passare.
“Davvero niente può essere cambiato?” dice Farneti. “In Lombardia dal 2020, c’è una legge di riforma del sistema delle dipendenze, ci sono piani per sviluppare progettualità, ma in cinque anni quella legge non è mai stata applicata”. Fuori dal carcere, le droghe cambiano faccia ogni settimana.
“Per capire davvero cosa si muove, spiega Farneti, i SERD dovrebbero tornare per strada, nelle piazze di spaccio, insieme ai tossicologi. La popolazione che seguiamo oggi è ormai cronicizzata e non basta come campione. E’ un’industria, e i prodotti cambiano di continuo”.
Dietro le sbarre si muore in silenzio. E la morte, quando arriva tra le celle, non è mai solo una tragedia: è la prova che qualcosa, nel sistema continua a non voler essere visto.
Elisabetta Andreis, Corriere.it