martedì 11 ottobre 2011

Il Porta in cacere



All’interno del percorso di educazione alla legalità, il lunedì mattina, incontreremo una decina di classi delle superiori. Ragazzi di 17, 18 anni del Porta, dell’Itc Falcone di Corsico dell’Argentia di Gorgonzola e del Giorgi, che giungeranno nel reparto La Nave accompagnati dagli operatori dell’associazione http://www.associazionevaleria.com/index.php.
Non è il primo anno. Il progetto è rodato, lo scambio è densissimo. Gli studenti includono l’incontro in un programma che gli porta a parlare di Costituzione, di diritti e doveri. Li porta in Tribunale ad assistere ad alcune udienze in direttissima, insomma, li fa comprendere che la giustizia è un servizio per la collettività. La Nave comunica. Comunica tramite loro all’esterno. Comunica la possibilità di percorsi di riabilitazione in carcere. Comunica le difficoltà una volta che i detenuti escono di galera. Informa dello stato di degrado in cui versa gran parte del carcere San Vittore. Poco dignitoso per chi ci lavora e per che vi risiede. Ci si confronta si parla di crimini e di tossicodipendenza, di storie personali. Ci si arricchisce.
Ecco di seguito tre resoconti dell'incontro avvenuto ieri mattina:
Lunedì 10 ottobre 2011 oggi, come ogni lunedì, si è svolta la consueta lezione di educazione alla legalità con la presenza degli operatori, del dottor Gherardo Colombo e la partecipazione di una delegazione della scuola alberghiera Carlo Porta, studenti di 17-18 anni che hanno potuto, non solo vedere il nostro reparto, ma anche fare domande e ascoltare le nostre storie.
Dopo la presentazione della dottoressa Bertelli e un’accurata descrizione de La Nave e di tutte le attività da parte di Giovanni, è toccato a Carlo parlare della sua esperienza sia carceraria sia di tossicodipendenza, mettendo in risalto l’importanza della cura e di tutte le altre opportunità che questa sezione e gli operatori danno a noi detenuti.
La mia impressione è stata positiva, gli studenti mi sono sembrati, dopo un primo comprensibile attimo di smarrimento abbastanza a loro agio e incuriositi da un mondo difficilmente immaginabile dall’esterno, hanno preparato anche qualche domanda alla quale abbiamo risposto cercando di mettere in evidenza, quanto delle scelte sbagliate abbiano avuto solo ripercussioni negative nella nostra vita.
Non mi piace dare consigli, mi permetto, solo per una volta, di dire a questi simpatici ragazzi che un buon motivo per non commettere gli stessi errori non deve essere la paura del carcere, ma la consapevolezza che la vita è una sola e va vissuta volendo innanzi tutto bene a se stessi.

Maurizio Matteucci

L'incontro con gli alunni della scuola alberghiera, CARLO PORTA di MILANO, è andato  bene. Mi ha fatto molto piacere far sì che i ragazzi di giovane età non abbiano pregiudizi verso i detenuti e spero che questi incontri avvengano più spesso. I ragazzi vedendoci e parlando con noi capiscono che siamo ragazzi normali come i loro genitori, solo che siamo in carcere perche abbiamo fatto degli errori, ma siamo tutti uomini e genitori e possiamo essere persone normali e civili. Essendo padre di tre figli di cui una ragazza adolescente, ben vengano questi colloqui tra detenuti e studenti. Mia figlia grazie a me, alla mia esperienza personale è a conoscenza del carcere e di cosa significa, non ha pregiudizi. Con questi incontri spero che anche i suoi coetanei vivano queste esperienze con serenità e un’idea giusta delle carceri, emozioni, affetti, fiducia e forza di volontà serviranno a non sbagliare nella vita e a non pensare al passato ma a costruire un futuro migliore per tutti noi.
Massimo Dato

 
 
Oggi sono venuti a farci visita una quarta classe dell'istituto alberghiero Carlo Porta, per conoscere e vedere con i propri occhi l'ambiente carcerario ed il nostro reparto per tossicodipendenti "LA NAVE".
All'inizio dell'incontro ho visto nelle facce dei nostri giovani ospiti paura e in un certo senso tristezza, penso che abbiano colto in pieno il senso della privazione della libertà una volta entrati in carcere, poiché una di loro ha addirittura contato i cancelli che si sono chiusi alle sue spalle prime di arrivare al nostro reparto: 11 in tutto.
Durante l'incontro dopo aver sentito alcuni nostri interventi, si sono un po’ sciolti e la discussione ha preso vita, alcuni di loro ci hanno fatto delle domande sulle nostre esperienze personali alle quali noi abbiamo risposto dando loro anche qualche consiglio per non intraprendere la strada sbagliata della droga.
Il mio parere personale su questo particolare incontro non può essere che positivo dato che abbiamo toccato un argomento a tutti caro, sia giovani che no, la tossicodipendenza.
Mi auguro che col sentire le nostre esperienze personali in loro si sia rafforzato il pensiero che la droga è una strada sbagliata da prendere e che non dà futuro, poiché dai nostri racconti hanno appreso che la cosa che ci accomuna tutti è che per la droga abbiamo trascurato le persone veramente importanti nella nostra vita, genitori mogli e figli.

Massimiliano Lucido 

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