giovedì 12 dicembre 2019

Più istruzione, meno repressione

18 novembre 2019, sentiamo parlare di Legge Droga Zero. La proposta di Legge raddoppierebbe le pene per coloro che vengono trovati in possesso di piccole quantità di droga. Il concetto secondo cui era stata scritta recitava “non esiste la modica quantità, ti becco a spacciare e vai in carcere con le misure cautelari, i venditori di morte li voglio vedere scomparire dalla faccia della terra”. E ancora “a me interessa togliere dalle strade coloro che campano spacciando, non mi interessa punire il consumo”. Secondo noi l’argomento è estremamente complesso. Innanzitutto crediamo che non sarebbe sempre semplice fare distinzione tra spacciatore e consumatore, perché, secondo la ratio della proposta, chiunque fosse trovato in possesso anche di modiche quantità dovrebbe essere condotto in carcere. Ogni ingresso in carcere ha un costo, oseremmo dire elevato, come ogni giorno di permanenza nello stesso. La sicurezza dei cittadini deve sempre essere al primo posto, ma siamo davvero sicuri che il carcere sia sempre la miglior soluzione? Spesso ci confrontiamo con studenti delle scuole superiori, quarte o quinte classi, che vengono a conoscere il carcere. Ci raccontano che nelle scuole, dopo una formazione ad hoc fatta con i loro professori, vengono organizzati incontri gli alunni più giovani per discutere di fenomeni di allarme sociale come il bullismo. Non sarebbe opportuno investire più denaro sulla scuola, sul dopo scuola, in insegnanti di sostegno? Non sarebbe opportuno pensare ad approfondimenti scolastici su temicritiche, come appunto le sostanze? Nel tempo, forse, questo denaro speso si rivelerebbe un investimento prezioso.
AA&SP 

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