venerdì 29 agosto 2025

Il Giudizio

S. Catania   

L'indifferenza

Fra dieci anni

Prima di tutto, spero che fra dieci anni la salute sia come oggi, anche se da un po’ di tempo vedo un tantino male da vicino. Tra dieci anni ne avrò 57, sempre con lo spirito che mi porto da bambino, quindi sarà un lungo percorso pieno di fiducia e cura per me stesso. Finita questa bella esperienza alla Nave, che porterò sempre nel cuore, ringraziando tutti. Da libero continuerò a vivere nella casetta che mi hanno lasciato i miei genitori e ritornerò a lavorare al mercato, a vendere frutta e verdura con la stessa passione che avevo da ragazzino. Cercherò di risparmiare qualche soldo per comprarmi una macchina. Il mio sogno è una Mini Cooper, per girare in città sarebbe comoda anche una Smart e la versione cabrio sarebbe perfetta. Solo due posti ma sono deciso a prenderla. Condurre una vita raggiungendo i miei obiettivi con impegno senza mai abbassare la guardia, spero tanto di conoscere una compagna per dedicarci all’amore e al rispetto reciproco, viaggiare, ma soprattutto la voglio che non faccia uso di nessuna sostanza, perché io sono deciso a riprendere la mia vita in mano, e a soddisfare quel forte desiderio di diventare papà perchè mi manca questa stupenda emozione. Voglio provarla prendendomi cura di lui o lei e crescere insieme senza mai fargli mancare nulla. Insomma, come mi vedo tra 10 anni: non più da solo con la smart, ma con una macchina spaziosa con la mia famiglia, uniti perché non ci sarà più tempo per sbagliare, senza mai dimenticare che anche mio fratello ha bisogno di me.

Stefano Tolomeo  

Sono Gabriele

Buongiorno a tutti, sono Gabriele. Sono un ragazzo molto timido, chiuso, purtroppo quando ero bambino non avevo una famiglia unita e mi sono ritrovato a crescere senza un padre, di cui non conosco  nulla. Frequentavo le scuole elementari quando ebbi i primi problemi con mia madre, all’uscita della scuola mi ritrovavo sempre mia zia perché mia madre era presa da un uomo ed entrambi erano tossicodipendenti, così mi trascurava al punto di abbandonarmi dai nonni. Vi lascio immaginare come si sente un bimbo in quelle condizioni.  Per tutti i cinque anni di elementari ho sofferto sempre di più, vedevo i miei compagni all’entrata e uscita da scuola con la loro mamma e i loro papà ed io mi rattristavo e il pensiero era fisso: “come vorrei un abbraccio e un bacio appena fuori da scuola come tutti gli altri bimbi”. Non è sbagliato, non credete? Finite le scuole mio nonno mi iscrisse in una squadra di calcio chiamata Fides, mi piaceva molto giocare a calcio, mi impegnavo molto e a mio nonno piaceva venirmi a vedere, ma purtroppo con la vita che avevo intrapreso con le sostanze mollai tutto. Con i miei ex compagni di scuola ci ritrovavamo al parchetto a fumare le canne, che alleviavano le mie sofferenze ma allo stesso tempo non mi rendevo conto che davo dispiaceri a mio nonno. Così iniziai a entrare in un giro che mai pensavo mi avrebbe portato alla galera. 

Il Rancore

Provo un grande rancore nei miei confronti, per tutti gli sbagli che ho fatto nella mia vita. Nonostante tutti i consigli ricevuti dalle persone che mi vogliono bene, sono arrabbiato con me stesso, per tutti i torti che ho fatto. I soldi che ho fatto spendere per cercare di curarmi, non è bastato neanche il periodo forzato in Senegal per rimettermi sulla via giusta. Al mio ritorno in Italia ho continuato a perseverare nella condotta sbagliata, ignorando nuovamente i consigli dei miei cari. Provo vergogna per alcune situazioni che ho creato e che rimarranno sempre impresse nella mia mente. Ricordo quando mia madre mi beccò mentre fumavo, si è buttata letteralmente a terra piangendo, sembrava avesse una crisi epilettica. I miei genitori avevano già previsto che se avessi continuato così, sarei finito in carcere. Previsione ovviamente da me ignorata. Adesso che sono qui, riesco a riflettere lucidamente su tutto ciò che ho fatto, mi rendo conto che sono fortunato ad avere la possibilità, qui a La Nave, di intraprendere un percorso di cura che mi aiuterà a condurre una vita sana e non deludere più le aspettative dei miei genitori e magari potrò finalmente perdonarmi e non provare più rancore nei miei confronti.

Khadim Diop

domenica 3 agosto 2025

Il lavoro dopo il carcere

Una buona notizia: un nostro amico, ex ospite della Nave, ha trovato lavoro. Un momento di grande felicità per un evento che, tra l'altro, è garantito dall'articolo 4 della Costituzione. Un diritto come il voto, la casa o la libera espressione del pensiero. Ritengo il lavoro vitale per l’indipendenza economica, la dignità umana, il reintegro nella società, per sentirsi parte di qualcosa che valorizzi la propria giornata. Il lavoro assume un’importanza fondamentale per tutti, a maggior ragione per i nostri ragazzi che possono sperare in un futuro diverso quando trovano un'occupazione. Si tratta anche di condivisione nei discorsi tra amici e parenti… “Che lavoro fai?”, “hai trovato lavoro?”, “lo fai con passione?”. Ovviamente, occorre che la retribuzione sia proporzionata alla qualità e alla quantità del lavoro svolto, che non ci sia sfruttamento dell’individuo, in alcun modo. Solo con queste premesse potremo costruire un futuro sereno per i nostri ragazzi, per essere veramente liberi, per creare una società migliore. Chi trova lavoro è felice, così come è depresso chi lo perde, poiché perde un diritto. Non attribuisco importanza al tipo di occupazione, purché venga svolta al massimo delle proprie capacità. Il lavoro è un diritto che va custodito, rispettato e amato.  

Forza, ragazzi! Il futuro vi aspetta a braccia aperte! Ricordatevi, la vostra dignità è la base per la vostra felicità! Coraggio, il mondo vi aspetta!

Fabrizio Montinari

venerdì 25 luglio 2025

Ciao, Irene!

 Quando ho iniziato questo percorso di tirocinio, la fine mi sembrava lontana. E invece, eccoci qui: oggi è il mio ultimo giorno con tutti voi.

Ciao, Lucia!

  

Ci mancheranno.

martedì 17 giugno 2025

Solidarietà

Mi ritengo una persona molto disponibile e sincera nell’aiutare gli altri, facendolo col cuore. Ricordo sempre il 27 febbraio, il giorno della mia carcerazione, non avevo nulla a parte i vestiti che indossavo; mi son dovuto arrangiare un po’ come potevo, anche perché non facendo colloqui, non avevo nessuno che potesse portare i miei vestiti. Ho trovato solidarietà tra detenuti che mi hanno aiutato chi con una maglietta, chi con una tuta. Fortunatamente sono riuscito a imbarcarmi in questa avventura dove ho trovato una equipe molto generosa da cui ho ricevuto sostegno sia nell’abbigliamento, che nell’affrontare le mie difficoltà. Sono molto contento di aver preso questa decisione, mi sto impegnando in questo mio percorso continuando a tener chiaro quello che posso fare per migliorare la mia vita. Qui alla Nave ho scoperto un ambiente accogliente e di aiuto reciproco.