martedì 25 ottobre 2011

"La Costituzione ha fiducia nell'uomo" il professor Onida a La Nave

Presenza d'eccezione alla Nave di S. Vittore.
Oggi nel consueto incontro settimanale, durante l'attività di Educazione alla Legalità, abbiamo avuto un ospite d'eccezione, il prof. Onida, Presidente emerito della Corte di Cassazione, e per anni volontario allo Sportello Giuridico della casa di reclusione di Bollate - Milano. L'argomento dell'incontro é stato "la Carta Milano" e nello specifico il protocollo per un codice etico/deontologico per l'autoregolamentazione dell'Ordine dei giornalisti. Difatti l'argomento di base è stato l'etica professionale legata all'informazione, in quanto molti giornalisti, spesso per motivi di audience o per vendere la notizia, accentuano fatti di cronaca d’importanza quotidiana con esagerati allarmi sociali e spesso con indirizzo giuridico, creando processi mediatici di risonanza popolare, soprattutto nella delicata fase investigativa.
Discussione importante è stata il diritto all'oblio, che tutela la privacy dei detenuti che raggiungono i benefici per poter usufruire di pene alternative (art.21, semi-libertà, permessi-premio, affidamento). Il diritto all'oblio è basilare per il reinserimento del reo, in quanto avendo scontato il reato o buona parte di esso, deve avere la possibilità di iniziare nuovi percorsi posti a una risocializzazione. Tale reinserimento sociale è minato quando l'uscita dal carcere di un particolare detenuto, conosciuto dalle cronache, è sbattuta in prima pagina, rivangando un passato e un vissuto ormai lontano, entrando in un contesto informativo totalmente errato, che non tutela minimamente il reo e lo rimette in discussione agli occhi di tutti, impedendogli di riprendere, a piccoli passi, una nuova vita. Spesso il redattore si scorda che i benefici avvengono sotto stretta sorveglianza della Magistratura, la quale dopo una ponderata riflessione e una valutazione approfondita concede la misura alternativa.
Tutti i componenti della Nave hanno avuto l'accortezza di non portare i problemi personali in tavola e da veri esperti di legalità hanno chiesto delucidazioni su aspetti legati alla Magistratura, tra cui le misure alternative, l'esecuzione e l'applicazione della pena e varie informazioni inerenti alle problematiche nella e della Giustizia. Le molteplici domande dei detenuti sono state totalmente soddisfatte dal professor Onida, con riferimenti alla tendenza del recupero graduale e alla completa risocializzazione del reo .
Il tempo è trascorso velocemente e il professore ha esaudito tutti i nostri quesiti e per far ciò, gentilmente si è trattenuto qualche minuto in più. Non possiamo far altro che inchinarci per la sua completa disponibilità e ringraziarlo calorosamente, sperando continui l'importante lavoro che esercita nel sociale, perché tutti noi sappiamo che fa parte di quella cerchia di uomini che credono in un possibile reinserimento del detenuto ed anche del bisogno di tante voci esterne per essere ascoltati. Rinnoviamo i nostri ringraziamenti al prof. Onida, con la speranza che continui il suo lavoro con la stessa passione con cui ha risposto alle nostre domande.

Carlo Bussetti

Il Sindaco di Sedriano in visita a La Nave

Oggi venerdì 21 ottobre 2011 sono venuti a farci visita qui al reparto “La Nave” il sindaco di Sedriano con la sua giunta comunale per conoscere meglio la funzione del reparto e le attività che si svolgono al suo interno.
A questo incontro hanno partecipato i “peer supporter” insieme a me in quanto giovane carcerato alla sua prima esperienza di detenuto.
Abbiamo esposto ai nostri ospiti lo svolgersi delle nostre giornate illustrando le attività svolte per il recupero dei tossicodipendenti con la supervisione della nostra qualificata equipe di psicoterapeuti, psicologi e educatori.
I Peer supporter hanno spiegato nel modo più chiaro possibile i metodi che si usano qui alla nave e allo stesso tempo hanno spiegato anche le problematiche ormai note a tutti, che ci sono qui nel carcere di S. Vittore come anche in molti altri carceri.
Essendo presente all’incontro ho avuto anch’io la possibilità di poter raccontare la mia prima esperienza in carcere con le conseguenti emozioni provate al mio ingresso, i passaggi effettuati dal 5° raggio fino ad arrivare qui in questo reparto e di come alla mia giovane età sono entrato nell’ambito delle droghe.
Ritengo che incontri come questo siano molto utili per esporre i nostri problemi al mondo esterno e soprattutto per far conoscere, vendendolo in prima persona, quanto possa essere utile un reparto di cura come questo in cui sono io.

Lucido Massimiliano

martedì 11 ottobre 2011

Il Porta in cacere



All’interno del percorso di educazione alla legalità, il lunedì mattina, incontreremo una decina di classi delle superiori. Ragazzi di 17, 18 anni del Porta, dell’Itc Falcone di Corsico dell’Argentia di Gorgonzola e del Giorgi, che giungeranno nel reparto La Nave accompagnati dagli operatori dell’associazione http://www.associazionevaleria.com/index.php.
Non è il primo anno. Il progetto è rodato, lo scambio è densissimo. Gli studenti includono l’incontro in un programma che gli porta a parlare di Costituzione, di diritti e doveri. Li porta in Tribunale ad assistere ad alcune udienze in direttissima, insomma, li fa comprendere che la giustizia è un servizio per la collettività. La Nave comunica. Comunica tramite loro all’esterno. Comunica la possibilità di percorsi di riabilitazione in carcere. Comunica le difficoltà una volta che i detenuti escono di galera. Informa dello stato di degrado in cui versa gran parte del carcere San Vittore. Poco dignitoso per chi ci lavora e per che vi risiede. Ci si confronta si parla di crimini e di tossicodipendenza, di storie personali. Ci si arricchisce.
Ecco di seguito tre resoconti dell'incontro avvenuto ieri mattina:
Lunedì 10 ottobre 2011 oggi, come ogni lunedì, si è svolta la consueta lezione di educazione alla legalità con la presenza degli operatori, del dottor Gherardo Colombo e la partecipazione di una delegazione della scuola alberghiera Carlo Porta, studenti di 17-18 anni che hanno potuto, non solo vedere il nostro reparto, ma anche fare domande e ascoltare le nostre storie.
Dopo la presentazione della dottoressa Bertelli e un’accurata descrizione de La Nave e di tutte le attività da parte di Giovanni, è toccato a Carlo parlare della sua esperienza sia carceraria sia di tossicodipendenza, mettendo in risalto l’importanza della cura e di tutte le altre opportunità che questa sezione e gli operatori danno a noi detenuti.
La mia impressione è stata positiva, gli studenti mi sono sembrati, dopo un primo comprensibile attimo di smarrimento abbastanza a loro agio e incuriositi da un mondo difficilmente immaginabile dall’esterno, hanno preparato anche qualche domanda alla quale abbiamo risposto cercando di mettere in evidenza, quanto delle scelte sbagliate abbiano avuto solo ripercussioni negative nella nostra vita.
Non mi piace dare consigli, mi permetto, solo per una volta, di dire a questi simpatici ragazzi che un buon motivo per non commettere gli stessi errori non deve essere la paura del carcere, ma la consapevolezza che la vita è una sola e va vissuta volendo innanzi tutto bene a se stessi.

Maurizio Matteucci

L'incontro con gli alunni della scuola alberghiera, CARLO PORTA di MILANO, è andato  bene. Mi ha fatto molto piacere far sì che i ragazzi di giovane età non abbiano pregiudizi verso i detenuti e spero che questi incontri avvengano più spesso. I ragazzi vedendoci e parlando con noi capiscono che siamo ragazzi normali come i loro genitori, solo che siamo in carcere perche abbiamo fatto degli errori, ma siamo tutti uomini e genitori e possiamo essere persone normali e civili. Essendo padre di tre figli di cui una ragazza adolescente, ben vengano questi colloqui tra detenuti e studenti. Mia figlia grazie a me, alla mia esperienza personale è a conoscenza del carcere e di cosa significa, non ha pregiudizi. Con questi incontri spero che anche i suoi coetanei vivano queste esperienze con serenità e un’idea giusta delle carceri, emozioni, affetti, fiducia e forza di volontà serviranno a non sbagliare nella vita e a non pensare al passato ma a costruire un futuro migliore per tutti noi.
Massimo Dato

 
 
Oggi sono venuti a farci visita una quarta classe dell'istituto alberghiero Carlo Porta, per conoscere e vedere con i propri occhi l'ambiente carcerario ed il nostro reparto per tossicodipendenti "LA NAVE".
All'inizio dell'incontro ho visto nelle facce dei nostri giovani ospiti paura e in un certo senso tristezza, penso che abbiano colto in pieno il senso della privazione della libertà una volta entrati in carcere, poiché una di loro ha addirittura contato i cancelli che si sono chiusi alle sue spalle prime di arrivare al nostro reparto: 11 in tutto.
Durante l'incontro dopo aver sentito alcuni nostri interventi, si sono un po’ sciolti e la discussione ha preso vita, alcuni di loro ci hanno fatto delle domande sulle nostre esperienze personali alle quali noi abbiamo risposto dando loro anche qualche consiglio per non intraprendere la strada sbagliata della droga.
Il mio parere personale su questo particolare incontro non può essere che positivo dato che abbiamo toccato un argomento a tutti caro, sia giovani che no, la tossicodipendenza.
Mi auguro che col sentire le nostre esperienze personali in loro si sia rafforzato il pensiero che la droga è una strada sbagliata da prendere e che non dà futuro, poiché dai nostri racconti hanno appreso che la cosa che ci accomuna tutti è che per la droga abbiamo trascurato le persone veramente importanti nella nostra vita, genitori mogli e figli.

Massimiliano Lucido 

martedì 4 ottobre 2011

Educazione alla legalità, un criminologo alla nave

Alcuni stimoli proposti dai detenuti  dopo l'incontro del 26 Settembre 2011:

Lezione di Legalità
            Il giorno 25 settembre 2011  è salito alla Nave (sezione di trattamento avanzato) un ospite d'eccezione, il dott. Cornelli, docente di criminologia alla Bicocca e sindaco di Cormano (MI). L'incontro è avvenuto durante la lezione settimanale di Educazione alla Legalità.
Il dott. Cornelli ci ha erudito sull'aumento della criminalità in alcune città importanti del nord, durante l'immigrazione dagli anni '70 ai '90. Immigrazione avvenuta per l'alta richiesta di mano d'opera per via dello sviluppo industriale di quegli anni, ciò ha portato anche un aumento della criminalità. Tale situazione ha allarmato la cittadinanza che ha chiesto allo Stato interventi riparatori, ciò ha fatto si che iniziassero i vari pacchetti giustizia ed un maggior controllo del territorio. Poi si è parlato dell’ afflusso attuale di immigrazione dai paesi dell'Est e del nord Africa, che ha portato ad un senso di insicurezza maggiore dovuto alla differente situazione economica, la crisi porta a ritenere che gli immigrati portino via lavoro e casa.
Il dott. Cornelli ha risposto a tutte le questioni postegli dagli ospiti della Nave in maniera esaudiente e chiara. Si spera che ci dia altre opportunità di incontro ed approfittiamo di queste poche righe per ringraziarlo infinitamente della Sua partecipazione.

Carlo Bussetti

Incontro Scontro
Bello! Bello! Bello!
L'ho intitolato così perchè così è stato, un'incontro piacevole, di alto scambio  culturale, ricco di argomenti, ma soprattutto discusso da persone molto diverse: Sindaco di Cormano, detenuti che nonostante le differenze di passato e trascorso hanno disquisito su varie problematiche sociali: l'immigrazione, la micro-criminalità, la disoccupazione e la non lungimiranza verso un futuro più roseo. Devo dire che con il Cornelli ci siamo trovati spesso in sintonia così come in contrasto, ma alla fine solo su una cosa eravamo d'accordo, sempre i più poveri e i più deboli pagano e lottano per delle briciole fatte cadere apposta da un'enorme filone di pane da astuto Fornaio. Quindi mi propongo come Sindaco e ai miei elettori prometto "Chiu pane per tutti".
Il Sindaco Davide il Paninaro

Davide

CARTA DI MILANO del carcere e della pena

Il 10 settembre 2011 è stata presentata a Palazzo Marino la CARTA DI MILANOdel carcere e della pena, proposta per un codice etico/deontologico per giornalisti e operatori dell’informazione che trattano notizie concernenti cittadini privati della libertà o ex-detenuti tornati in libertà.
L'iniziativa, curata tra l'altro da Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, e' stata illustrata oggi presso il comune di Milano, dagli ordini dei giornalisti di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto che hanno elaborato il progetto.
All’incontro sono intervenuti il provveditore regionale carceri Luigi Pagano, l’attuale direttore del carcere di Bollate Massimo Parisi, Ornella Favero, direttrice di Ristretti Orizzonti, Susanna Ripamonti, direttrice di Carte Bollate, Carla Chiappini, direttrice di Sosta Forzata, e un gruppo di detenuti che ha collaborato alla stesura della Carta.
Tra i rappresentanti delle istituzioni, oltre al sindaco Giuliano Pisapia erano presenti l'assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino, e il presidente della commissione consiliare sicurezza Mirko Mazzali e Lucia Castellano, in doppia veste di assessore ai lavori pubblici e di ex direttrice del Carcere di Bollate

CARTA DI MILANO
Del carcere e della pena
Proposta per un codice etico/deontologico per giornalisti e operatori dell’informazione che trattano notizie concernenti cittadini privati della libertà o ex-detenuti tornati in libertà.
Premessa
Con le presenti norme di autoregolamentazione Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti fa propria la necessità di sostenere, anche con l’informazione, la lotta ai pregiudizi e all’esclusione sociale delle persone condannate a pene intra o extra murarie.
Ricorda il criterio deontologico fondamentale del «rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati» contenuto nell’articolo 2 della Legge istitutiva dell’Ordine e sollecita il costante riferimento alle leggi che disciplinano il procedimento penale e l’esecuzione della pena e ai principi fissati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, dalla Costituzione Italiana e dalla legge sull’Ordinamento Penitenziario (n. 354 del 1975) con le relative modifiche apportate dalla cosiddetta legge Gozzini (n. 663 del 1986).
A TAL PROPOSITO INVITA I GIORNALISTI A:
a) Osservare la massima attenzione nel trattamento delle informazioni concernenti i cittadini privati della libertà in quella fase estremamente difficile e problematica di reinserimento nella società.
b) Tenere presente che il reinserimento sociale è un passaggio complesso che può avvenire a fine pena oppure gradualmente, come previsto dalle leggi che consentono l’accesso al lavoro esterno, i permessi ordinari, i permessi – premio, la semi-libertà, la liberazione anticipata e l’affidamento in prova ai servizi sociali.
c) Usare termini appropriati in tutti i casi in cui un detenuto usufruisce di misure alternative al carcere o di benefici penitenziari evitando di sollevare un ingiustificato allarme sociale e di rendere più difficile un percorso di reinserimento sociale che avviene sotto stretta sorveglianza. Le misure alternative non sono equivalenti alla libertà, ma sono una modalità di esecuzione della pena.
d) Tenere conto dell’interesse collettivo, ricordando, quando è possibile, dati statistici che confermano la validità delle misure alternative e il loro basso margine di rischio
e) Fornire, laddove è possibile, dati attendibili e aggiornati che permettano una corretta lettura del contesto carcerario.
f) Considerare sempre che il cittadino privato della libertà è un interlocutore in grado di esprimersi e raccontarsi, ma può non conoscere le dinamiche mediatiche e non essere quindi in grado di valutare tutte le conseguenze e gli eventuali rischi dell’esposizione attraverso i media.
g) Tutelare il condannato che sceglie di parlare con i giornalisti, adoperandosi perché non sia identificato con il reato commesso, ma con il percorso che sta facendo.
h) Usare termini appropriati quando si parla del personale in divisa delle carceri italiane: poliziotti, agenti di polizia penitenziaria o personale in divisa.
i) Riconoscere il diritto dell’individuo privato della libertà o ex-detenuto tornato in libertà a non restare indeterminatamente esposto ai danni ulteriori che la reiterata pubblicazione di una notizia può arrecare all’onore e alla reputazione: il diritto all’oblio rientra tra i diritti inviolabili di cui parla l’art. 2 della Costituzione e può essere ricondotto anche all’art. 27, comma 3°, Cost., secondo cui “Le pene […] devono tendere alla rieducazione del condannato”.
l) sono ammesse ovvie eccezioni per quei fatti talmente gravi per i quali l’interesse pubblico alla loro riproposizione non viene mai meno. Si pensi ai crimini contro l’umanità, per i quali riconoscere ai loro responsabili un diritto all’oblio sarebbe addirittura diseducativo. O ad altri gravi fatti che si può dire abbiano modificato il corso degli eventi diventando Storia, come lo stragismo, l’attentato al Papa, il “caso Moro”, i fatti più eclatanti di “Tangentopoli”.
m) E’ evidente che nessun problema di riservatezza si pone quando i soggetti potenzialmente tutelati dal diritto all’oblio forniscono il proprio consenso alla rievocazione del fatto.
n) Garantire al cittadino privato della libertà, di cui si sono occupate le cronache, la stessa completezza di informazione, qualora sia prosciolto.
DIRETTIVE
Tutte le norme elencate riguardano anche il giornalismo on-line, multimediale e altre forme di comunicazione giornalistica che utilizzino innovativi strumenti tecnologici per i quali dovrà essere tenuta in considerazione la loro prolungata disponibilità nel tempo;
Tutti i giornalisti sono tenuti all’osservanza di tali regole per non incorrere nelle sanzioni previste dalla legge istitutiva dell’Ordine.
Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti raccomanda ai direttori e a tutti i redattori di aprire con i lettori un dialogo capace di andare al di là della semplice informazione per far maturare una nuova cultura del carcere che coinvolga la società civile. Sottolinea l’opportunità che l’informazione sia il più possibile approfondita e corredata da dati, in modo da assicurare un approccio alla “questione criminale” che non si limiti all’eccezionalità dei casi che fanno clamore, ma che approfondisca – con inchieste, speciali, dibattiti – la condizione del detenuto e le sue possibilità di reinserimento sociale.
Raccomanda inoltre di promuovere la diffusione di racconti di esperienze positive di reinserimento sociale, che diano il senso della possibilità, per un ex detenuto, di riprogettare la propria vita, nella legalità.
IL CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI SI IMPEGNA A:
Individuare strumenti e occasioni formative che promuovano una migliore cultura professionale;
Proporre negli argomenti dell’esame di Stato per l’iscrizione all’Albo professionale un capitolo relativo al carcere e all’esecuzione penale;
Promuovere seminari di studio sulla rappresentazione mediatica del carcere;
Richiamare i responsabili delle reti radiotelevisive, i provider, gli operatori di ogni forma di multimedialità a una particolare attenzione ai temi della carcerazione anche nelle trasmissioni di intrattenimento, pubblicitarie e nei contenuti dei siti Internet;
Promuovere l’istituzione di un osservatorio sull’informazione relativa al carcere;
Istituire un premio annuale per i giornalisti che si sono distinti nel trattare notizie relative a persone detenute o al carcere in generale.