martedì 29 aprile 2025

Come se non ci fosse...

Quante volte abbiamo evitato di pensare o agire perché “non ci riguardava” o perché “non era affar nostro”? Rimanere indifferenti ci costa molto meno in termini di responsabilità, di impegno e non ci costringe a schierarci, non traspare il nostro pensiero, ci tiene fuori da qualsiasi fatica. L’indifferenza non è omertà, non è ripudio, ma è una “reazione”, secondo me, legata anche al nostro bisogno di rimanere indenni da ogni emozione negativa, ci si protegge pensando che quello che ci accade intorno non debba scalfire la nostra emotività. Tutto ciò che non vogliamo sentire o vedere è schermato da una barriera che ci protegge dall’elaborazione dei pensieri legati ai fatti. Eppure tutto ciò che ci spinge a rimanere indifferenti è proprio il nostro coinvolgimento, anche passivo, è il modo di pensarla a una certa maniera, sono le nostre idee e la nostra educazione. L’indifferenza è un’arma che adoperiamo anche per ferire, quando la usiamo con evidenza e vogliamo che sia captata come tale, oppure per attirare l’attenzione di chi ci sta vicino e crede che la tua indifferenza sia una reazione a qualcosa che lo riguardi e quindi se ne interessa. In ogni caso, l’eloquenza di questa reazione mette in luce un limite che non si vuole superare, una precauzione che però, a volte, ci rende vili.

 S. Catania   

Fregarsene

L'affettività

 Sul tema dell’affettività in carcere beh, se si intende la parola affetto o anche amore nel suo pieno significato su questo sono d’accordo, cioè, se un detenuto ha una moglie o una fidanzata anche in carcere può essere bello incontrarsi perché c’è un sentimento. Il sesso e l’amore sono due cose diverse per me. Non siamo animali e in carcere siamo trattati come tali; il solo sesso ok, ci starebbe, non dico no, ma senza affetto sarebbe solo uno sfogo per tenere più “calmi” i detenuti. Ok, ben venga e sono d’accordo, ma non parliamo di affettività, parliamo del diritto di “sfogare” un bisogno per chi non ha una compagna, insomma, sono a favore ma non la chiamerei affettività.

Fabio Montano 

 

Essere indifferenti

L'indifferenza


L’indifferenza è uno stato d’animo che ho subito molte volte nella mia vita. L' indifferenza di mio padre quando, caduto nel baratro, andai a chiedergli aiuto e ricevetti solo porte chiuse, indifferenza o il far finta, che io non avessi un problema con mia moglie e il portarsi dietro tutte queste cose portò solo alla rovina di un rapporto meraviglioso che sto cercando di recuperare grazie alla sua non indifferenza nei miei confronti. Anche io ho portato indifferenza nella mia vita nei confronti di mio padre, delle cose che mi diceva facevo l’opposto o proprio non ascoltavo, l’indifferenza di essere un uomo sposato e comportarmi come se non lo fossi senza assumermi le responsabilità che un uomo sposato dovrebbe prendersi. Penso che l’indifferenza sia uno stato d’animo che nessuno dovrebbe provare perché ricordati: aiuta che dio ti aiuta.

Domenico Simone

   


domenica 13 aprile 2025

Una vita normale

 Ho sempre fatto una vita normale fino a quando ho conosciuto la sostanza, da lì in poi mi si è stravolta la vita. Ho iniziato a fare uso di cocaina molto tardi, dopo la separazione con mia moglie. Avevo 33 anni e usavo la cocaina per non pensare e non stare male, ma pian piano mi sono reso conto che non riuscivo più ad uscirne. Da lì iniziò un incubo. Ho iniziato a perdere amicizie, hobby, lavori e soprattutto ho rischiato di perdere la cosa più cara che ho, i miei figli, per non parlare della salute e dei soldi. Mi sono reso conto di avere un problema serio, e che dovevo curarmi. In quegli anni di uso di sostanze non pensavo minimamente di arrivare a questo punto, pensavo fosse un gioco che mi aiutava a stare bene, ma ci sono cascato. Vorrei tanto tornare com’ero prima di toccare la sostanza, tornare a fare il padre, trovarmi un lavoro, ritrovare i miei hobby, insomma, tornare a fare una vita normale.

 Domenico Salemme

                                                                                

Il veleno del rancore

Daniele Romeo 

Le colpe che non ti perdoni

 Il volto della persona che più hai deluso ti guarda, ti sorride e ti dice una sola cosa: “finisci quello che hai iniziato” e ti sorride. Apri gli occhi e sei nel tuo letto, tutto è buio, guardi l’orologio, sbuffi. Ho dormito solo 1 ora, il nervoso imperversa, ti siedi e accendi una sigaretta. Le mani sul volto che sfregano e non riesci a fare altro che dirti: ”ha ragione, è solo colpa mia.” Non riesci a perdonare te stesso per i tuoi errori, figurati se lei ti perdonerà mai; non riesci ad andare oltre, esci con altre donne, vai per locali e giri per la città, ma niente riesce a colmare quel vuoto. Qualsiasi cosa parla di lei, ti senti un debole, il tempo passa, ma il dolore rimane sempre lo stesso. I sogni di tutte le notti sono i ricordi di quando l’hai fatta soffrire. Finendo la sigaretta, ti rendi conto che tutto può finire, ma con la vita che hai sempre passato, finalmente eri riuscito a darti uno scopo, a vedere un futuro ed era la cosa più importante della tua vita, ma ricordati che non è facile. L' orologio va solo avanti e non torna indietro, gli errori li hai fatti, cerca di non ricommetterli di nuovo in futuro e impara dal tuo passato, perdonando te stesso.

L' amore in carcere

 Io penso che fare l’amore in carcere sia una cosa giusta, sia per l’uomo e che per la donna che ti aspetta fuori, ma dipende sempre dalla condanna, aspettare qualche anno per me non è cosi difficile, ma se parliamo di  condanne molto alte lo sarà. Fare l’amore con la propria compagna in carcere sarà un aiuto per tenere la coppia più unita e non farla distaccare ancora di più. Anche in Marocco stanno provando a fare questa legge, perché è una nazione musulmana e sul corano c’è scritto che noi non possiamo stare troppo tempo staccati dalle mogli, e ci sono tanti casi di separazioni dalle famiglie per colpa della lunga carcerazione. Finisco dicendo che io posso pensare a qualsiasi cosa ma a decidere deve essere sempre la donna perché, se la ami, per lei vuoi solo la sua felicità.

La Famiglia

La mia dipendenza