Quando conosciamo
qualcuno, una persona che magari ci piace, con cui trascorriamo volentieri del
tempo insieme, sia essa uomo o donna, viene un momento in cui le chiediamo di
che religione sia. È priorità imprescindibile del rapporto? E se fosse di una
religione che non è la nostra, dovremmo interrompere il legame, sia anche solo
di pura amicizia?
Rotonda di San
Vittore, settimana scorsa, Leila della
tempesta, uno spettacolo teatrale la cui protagonista è un’immigrata di
fede islamica detenuta in Italia. In un luogo talmente chiuso come il carcere
convivono, seppur forzatamente, persone con diversi credi e culture. Nonostante
il carcere sia quel luogo dimenticato da tutti, quel luogo che non vorremmo
vedere, in cui non vorremmo mai capitare, convivono all’interno di quelle mura
una moltitudine di persone senza contrasti religiosi tra loro. Conoscendosi,
parlandosi e confrontandosi sono demoliti quei muri che qualcuno vorrebbe
ri-costruire, ma che non servirebbero ad altro se non a incrementare le paure,
a isolarsi ulteriormente oltre che a nutrire quel senso di disagio e
smarrimento che affligge oggi molti popoli di questo pianeta. Non tutto ciò che
non conosciamo, è male, spesso basterebbe documentarsi meglio, senza fidarsi
delle fake news dei social media.
AFG&SP
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