martedì 13 dicembre 2011

Don Giovanni a S. Vittore

Serata mondana a S. Vittore con il Don Giovanni di Mozart. Lodevole iniziativa partita dal Comune di Milano. In alcune piazze, centri sociali e culturali, cinema della città e nelle carceri di Bollate e S. Vittore c'è stata la visione, in diretta con la Scala di Milano, dell'opera in due atti del Don Giovanni di Mozart. Decine di detenuti hanno avuto la possibilità di avvicinarsi a un mondo sconosciuto o quasi, quello dell'opera. Alla rotonda - centro strategico della struttura di S. Vittore - e nel reparto femminile, i lavoranti del carcere hanno allestito un maxischermo ed hanno disposto numerose sedie per dar modo a tutti i reclusi, interessati a vedere tale magnificenza, di poter assistere a un "don" che non appartenesse a qualche associazione. La presenza dei detenuti è stata numerosa e attenta. A fianco della direttrice del carcere dott.ssa Gloria Manzelli, oltre ad alti esponenti della Sorveglianza, c'erano alcune rappresentanze esterne, tra cui l'Assessore alle Politiche Sociali dott. Majorino, il quale nel suo discorso di chiusura ha espresso che anche i detenuti del carcere di S. Vittore fanno parte della città e come tali hanno diritto di assistere a un evento di primaria importanza dell'ambito sociale ambrosiano. Inutile ribadire la bellezza di tale opera, la quale ha richiamato la totale partecipazione emotiva di tutti.
Abituati a rumori di chiavi che girano e al vociare continuo delle sezioni, al solo udire l'accordare degli strumenti ci si è ritrovati in un mondo nuovo che immediatamente è esploso con l'ouverture, diretta dal maestro Daniel Barenboim.
Questa edizione del Don Giovanni è stata diretta dal regista e giramondo Robert Carsen, il quale ha miscelato costumi e usi dell'epoca e moderni, giocando con il concetto del tempo. Una scenografia innovativa fatta di enormi specchi e pannelli a vista da cui si aprivano finestre e porte dalle quali apparivano comparse e attori, a volte nel bel mezzo della platea, intonando coinvolgenti musiche. Don Giovanni, gli innamorati Masetto e Zerlina, il servitore Leporello, donna Elvira, donna Anna, don Ottavio e altri personaggi si sono alternati incantando con la loro voce i presenti che, partecipi a melodie come ... Noi ci darem la mano ... Vorrei, ma non vorrei, hanno seguito attentamente l'evolversi dell'opera. Il fantastico gioco di specchi ha dato quel tocco delicato di stillata energia necessaria a rinfrescare le menti nei momenti di stanchezza. Una delle stravaganze dell'opera è stato vedere una delle conquiste del Don Giovanni alzarsi completamente nuda dal talamo e correre dietro le quinte! L'opera termina con la morte del grande seduttore trafitto dalla spada del fantasma del padre di donna Anna, per riapparire beffardo fumando una sigaretta, mentre i protagonisti sprofondano anch'essi all'inferno.
Ritengo sia stata veramente una grande iniziativa portare un'opera così importante all'interno di S. Vittore e di questo dobbiamo ringraziare le persone che credono che il carcere non debba essere solo punitivo e che anche in un luogo di sofferenza ci siano persone con un animo capace di apprezzare una novità di così grande levatura riprodotta in un si tal contesto.
Carlo Bussetti

Santa Messa


Carlo Bussetti

Nella Santa Messa che si celebra alla rotonda di S. Vittore la domenica mattina, c'è stata una novità. Ora i detenuti non devono seguire la funzione religiosa stando in piedi. Su suggerimento del Magistrato di Sorveglianza di Milano, dott.ssa Fadda, da due domeniche la Messa è stata allestita disponendo all'interno di ogni raggio adiacente alla rotonda un numero sufficiente di sedie, dando la possibilità a tutti i detenuti di non rimanere accalcati ai cancelli, di modo che possano seguire la funzione comodamente. Naturalmente la proposta del Magistrato è stata accettata benevolmente dalla Direzione e dalla Sorveglianza del carcere, i quali si sono prodigati a organizzare tale innovazione. Tutti i lavoranti di sezione hanno partecipato alla messa in opera di questo progetto. Sono state disposte vicino all'altare un numero di sedie, dove altri detenuti, rappresentanti di tutti i raggi, hanno potuto seguire comodamente la S. Messa. A tale proposito noi detenuti, ringraziamo il Magistrato di Sorveglianza, dott.ssa Fadda, la Direzione e la Sorveglianza per questa iniziativa importante, con la speranza che questa novità prosegua nel tempo. Porgiamo anche i nostri ringraziamenti al Coro che tutte le domeniche accompagna con melodie liturgiche la suddetta funzione religiosa.

Baresi

Sabato alla Nave, per i molti milanisti del reparto, c'è stata una gradevole sorpresa, è venuto a trovarci Franco Baresi, ex capitano del Milan. Assieme ad alcune volontarie del carcere ha portato, per la felicità dei tifosi presenti, alcune magliette della sua squadra. Non è la prima volta che il famoso numero 6 regala magliette e tute del Milan, già altri anni ha effettuato questa offerta dettata da quel senso di solidarietà per le persone che si trovano in luoghi difficili come il carcere. Tale iniziativa ha accompagnato la raccolta per la colletta alimentare di "fai la spesa per chi è povero" da parte dei detenuti del carcere di S.Vittore e tale iniziativa è stata accolta con generosità da parte di tutti i reclusi, i quali chi con pasta, chi con altro genere di alimenti, hanno riempito vari scatoloni.
Prima di salire alla Nave il grande difensore si è fermato anche negli altri piani dove ha distribuito, scarpe e completi della sua squadra. Ci vorrebbero interventi del genere anche da parte di altre società calcistiche, in ogni modo ci sentiamo in dovere di ringraziare vivamente Franco Baresi. Grazie!

Carlo Bussetti

martedì 15 novembre 2011

Compleanno

Oggi è il mio compleanno, sono più triste del solito, che il mio pensiero è fuori da queste mura, vicino a mia moglie e ai miei figli. Mentre sto scrivendo, mi stanno scendendo le lacrime, sicuramente di tristezza e mi vengono direttamente dal cuore e non riesco a fermarle. Vorrei tanto che queste mie lacrime uscissero da queste mura e sbarre e arrivassero sul viso di mia moglie e dei miei figli, non come lacrime, ma che si trasformassero in una carezza. In questo momento vorrei tanto accarezzare il loro viso e dirgli quanto li amo e questo sarebbe il miglior regalo che potrei farmi, loro e il loro amore e tutti i giorni un regalo. Ma oggi mi mancano tanto, più del solito. E' un sogno ad occhi aperti, ma già il pensiero e immaginarmi lì con loro e a svegliarli con una mia carezza sul viso, mi sono fatto un regalo. Grazie di esistere amori miei, siete il mio regalo, vi amo.

Massimo Dato

Lo sciacallaggio dopo le tragedie

Seguendo i drammatici avvenimenti successi in questi giorni a Genova, per via delle continue piogge che hanno messo in ginocchio la città, quello che più mi ha colpito, oltre all'assurda morte di persone innocenti, è stato leggere sui quotidiani nazionali vicende legate ad azioni aberranti come lo sciacallaggio. Persone incuranti del disastro avvenuto, armati di assurde intenzioni, hanno approfittato della disperazione della comunità, fingendo aiuti, poi rivelatisi solamente atti di estrema vergogna. 
Si aggiravano con mezzi propri tra le persone che si sfiancavano per salvare i pochi valori rimasti intatti e con la scusa di portare aiuto caricavano i loro veicoli di elettrodomestici, mobili e vestiti. Nel giro di soli 3 giorni sono stati arrestati una decina di sciacalli, chissà quanti l'hanno fatta franca e quanta di quella merce rubata finirà nelle case di compiacenti e rispettati cittadini. Noi non siamo santi, siamo stati arrestati per vari reati, ma lo sciacallaggio, anche per persone come noi, è considerato un atto abominevole. Perché lo sciacallaggio è violenza, una violenza contro la disperazione di una città in ginocchio. C'è da evidenziare che i nostri ghisa milanesi in missione d'aiuto a Genova e da noi tanto criticati, hanno contribuito a questi arresti con vero senso del dovere.


Carlo Bussetti


Il maltempo sta colpendo il nostro paese, causando enormi disagi alla nostra popolazione. Per queste catastrofi non siamo preparati e ne stiamo subendo le conseguenze, con morti e persone disperse, levando in un istante il lavoro di tutta una vita. Nonostante la situazione sia grave, c'è gente senza cuore, che pur in un momento così sofferente compie atti si sciacallaggio, che per il mio punto di vista la reputo gente senza valore. Ho voluto scrivere quest’articolo per far capire che pur in momenti così terribili ci sono persone che non guardano in faccia a nessuno, vuol dire che in questo paese l'ospitalità della cittadinanza non è contraccambiata nel dovuto modo civile e per questo siamo arrivati alla frutta.


Sanseverino Sergio & Davide Tafani



Scambio di esperienze, incontro con la scuola superiore alberghiera, il Porta di San Leonardo

Sono un ragazzo di 29 anni, purtroppo mi trovo a vivere un momento di reclusione nel carcere di San Vittore per via di una vita sregolata. Commettendo reato, detenzione ai fini di spaccio, questi mi ha portato a dover scontare una pena non ancora stabilita, visto che per ora sono ancora in attesa di giudizio. Mi trovo già da 5 mesi recluso. Prima ero ubicato al terzo piano del terzo raggio, reparto ove le persone con problemi di tossicodipendenza vengono collocate. In questo periodo ho avuto modo di riflettere a fondo sia sugli sbagli commessi, (causa ed effetto), sia sulla mia famiglia. Ho compreso, come una persona con le mie caratteristiche possa arrivare a toccare il fondo invece di prevenire, evitando così di auto infliggersi ulteriore sofferenza. Penso che questo mio punto di debolezza sia comune nelle persone con problematiche di dipendenza. Spesso mi trovo a dover fare i conti con la mia coscienza, scoprendo così che gli strumenti per evitare ciò sono interiorizzati in me, vanno però esternati con l'aiuto di uno psicologo o di persone competenti in quest'ambito. Al 3° piano,  facendo vari colloqui conoscitivi con gli operatori del Sert interno, ho partecipato al pre-nave, una riunione che dà la possibilità ai nuovi giunti di conoscere un'altra realtà e ai più volenterosi di intraprendere un percorso di cura. Sono venuto a  conoscenza di  un reparto avanzato di secondo livello chiamato "La Nave", solo per persone ancora giudicabili e con problemi di tossicodipendenza. Ora, facendo parte di questa realtà voglio giusto sottolineare la differenza  di come vivo ora le giornate, rispetto a prima. Innanzitutto questo reparto offre a tutti noi la possibilità di partecipare a delle attività educative e creative, stimolandoci molto. In questo periodo promuovendo e sviluppando le nostre capacità, si riscopre quello stile di vita equilibrato e dignitoso che molti di noi hanno soppresso, a causa di una vita basata sulla trasgressione. Qui si è più liberi rispetto agli altri raggi: alle 8:00 aprono le celle in reparto e alle18:00 le chiudono, negli altri reparti invece, si hanno a disposizione solo 3 ore di aria al giorno e se una persona non partecipa a nessuna attività, rimane 21 ore chiuso in una cella.
Il giorno 10 del C.M. sono venuti qui alla Nave, accompagnati dai professori, gli studenti della scuola superiore alberghiera, Carlo Porta di San Leonardo. Vista la giovane età degli studenti, cosa che mi rincuora molto, ritengo importante che vi siano iniziative a scopo educativo, come la visita nella casa circondariale di San Vittore, permettendo così a ciascun ragazzo, in giovane età, di apprendere e interiorizzare le cause che portano a seguire uno stile di vita delinquenziale. Presente quel giorno c'era anche Gherardo Colombo, ex magistrato antimafia, (PM facente parte del Pool nel processo "Mani pulite", ove erano coinvolti molti politici). Ha spiegato cos'è la criminalità, dando molto consigli. Giustamente va fatta prevenzione nelle scuole e in generale nella vita.
Mi è piaciuto molto l'interventodi, un nostro compagno, che ha portato la sua esperienza in un periodo della propria vita, ove prevaleva il lato criminale che lo portava a commettere reati, pagati con 16 anni di reclusione nei peggiori carceri punitivi non solo in Italia, anche all'estero ove le condizioni di vita erano molto precarie, schiacciando come un grosso macigno la dignità di una persona. Un messaggio che spero sia arrivato ai ragazzi e non solo, è la fase di cambiamento di questa persona che ora dopo aver lavorato molto su di sé, è riuscito a cambiare totalmente mentalità, di conseguenza a migliorare il proprio stile di vita, estraniandosi da quel circolo vizioso che lo accecava, impedendogli di gustare la vita in tutta la sua bellezza e semplicità.
Collegandomi al secondo incontro, tenuto sempre dallo stesso Istituto, il Carlo Porta di San Leonardo, ma da una classe diversa, vorrei soffermarmi sull'importanza che ha ogni scuola; ognuna dà la possibilità a ogni ragazzo di specializzarsi, inseguendo e realizzando la propria ambizione. Penso che al giorno d'oggi e non solo, il ruolo di cuoco, chef o capo sala, sia molto rilevante, permette di viaggiare, di conoscere nuove culture, portando con sé nella valigia un bagaglio di esperienza fondamentale e utile per poterti realizzare un domani. Mi ha toccato molto nel profondo, riportandomi con il pensiero alla loro età, quando i ragazzi con tono quasi di sfida rispondevano alla prof dicendo: "Ma si ogni tanto qualche cannetta non guasta, non fa male".
Questa risposta ha secondo me un velo di superficialità, avrei risposto la stessa cosa anch’io alla loro età, senza pensare alle conseguenze. Molti miei amici, me compreso, hanno cominciato con la canna, poi con le droghe sintetiche fino ad arrivare all'eroina. Ora posso dire, facendomi un accurato esame di coscienza, dopo aver toccato più volte il fondo e arrivando alla completa solitudine, che le amicizie, gli affetti, il rispetto, sono valori molto importanti. Ho imparato che la sostanza non ti porta a essere un uomo libero e felice, t’impedisce di vivere come una persona onesta, di amare e di portare avanti gli obiettivi che con sacrificio poi ti fanno stare bene.
Concludo sottolineando l'importanza di questi eventi, ringraziando i professori e i nostri dottori che si adoperano con molto amore per far sì che la generazione futura cresca con gli strumenti necessari per evitare questo spaventoso disagio che tutt'oggi avanza sempre di più con passi di un gigante.


Karma Plus

martedì 8 novembre 2011

Educazione alla salute

Tra le attività che si svolgono al reparto La Nave molta importanza ha il corso “educazione alla salute”. Il corso che si tiene tutti i giovedì mattina dalle 11.00 alle 13.00 è tenuto da operatori ASL e da alcuni esperti che prestano la loro collaborazione volontariamente.
I relatori sono:
Professor Marco Farina         Psicoterapeuta – docente di Psicopatologia all’Università Cattolica
Dr.ssa Giulia Storino              Biologa, insegnante, volontaria del servizio civile presso il Parco Nord Milano.
Dott. Roberto Giacchino        Medico infettivologo SerT 2.

I temi trattati nel percorso di educazione alla salute sono: apparato psichico mente e cervello, le difese, strutture – psicosi e nevrosi, grandi casi clinici, il sistema nervoso sostanze ed effetti sull’organismo, sistema nervoso, sostanze ed effetti sull’organismo, infettivologia.
I relatori al termine dell’incontro lasciano al Reparto il materiale utile per tenere memoria del loro intervento, un detenuto referente dell’attività redige ogni giovedì un verbale. Il diario degli interventi rimane a disposizione dei detenuti.
Di seguito pubblichiamo un commento di Valentino Sciacca

Il dott. Farina
Da circa 5 Mesi mi trovo detenuto nel carcere di S. Vittore, per mia fortuna sono nel reparto Nave, una sezione che non sapevo neanche esistesse, in poche parole un reparto avanzato, dove, assieme ad altri ragazzi, si svolgono delle attività basilari per avviare un detenuto tossicodipendente verso un programma terapeutico utile per un futuro reinserimento. Certo la cosa è soggettiva, varia da persona a persona. Una delle attività che prediligo in particolare è quella dell'Educazione alla Salute, gestita dal dott. Farina, tutto sembra lieto e leggero da capire, perché lui con i suoi modi garbati e semplici rende tutti partecipi, senza alcuna distinzione, insomma ha una forte capacità di adattarsi ai suoi alunni. E' un uomo con una faccina simpatica, con tutta la stima e il rispetto che porto per lui, e mi scuso se ho esagerato. Ci ha insegnato e parlato dei neuroni, dei recettori, degli emisferi celebrali, del pensiero e delle azioni che ti fa compiere il cervello. Io ringrazio le persone come lui, perché mi fanno sentire che non siamo soli e ogni volta che ci viene a fare lezione è un gradino in più che faccio e non posso che riconoscere l'aiuto.
Grazie dott. Farina. Grazie a chi ci segue con amore.
Valentino Sciacca


martedì 25 ottobre 2011

"La Costituzione ha fiducia nell'uomo" il professor Onida a La Nave

Presenza d'eccezione alla Nave di S. Vittore.
Oggi nel consueto incontro settimanale, durante l'attività di Educazione alla Legalità, abbiamo avuto un ospite d'eccezione, il prof. Onida, Presidente emerito della Corte di Cassazione, e per anni volontario allo Sportello Giuridico della casa di reclusione di Bollate - Milano. L'argomento dell'incontro é stato "la Carta Milano" e nello specifico il protocollo per un codice etico/deontologico per l'autoregolamentazione dell'Ordine dei giornalisti. Difatti l'argomento di base è stato l'etica professionale legata all'informazione, in quanto molti giornalisti, spesso per motivi di audience o per vendere la notizia, accentuano fatti di cronaca d’importanza quotidiana con esagerati allarmi sociali e spesso con indirizzo giuridico, creando processi mediatici di risonanza popolare, soprattutto nella delicata fase investigativa.
Discussione importante è stata il diritto all'oblio, che tutela la privacy dei detenuti che raggiungono i benefici per poter usufruire di pene alternative (art.21, semi-libertà, permessi-premio, affidamento). Il diritto all'oblio è basilare per il reinserimento del reo, in quanto avendo scontato il reato o buona parte di esso, deve avere la possibilità di iniziare nuovi percorsi posti a una risocializzazione. Tale reinserimento sociale è minato quando l'uscita dal carcere di un particolare detenuto, conosciuto dalle cronache, è sbattuta in prima pagina, rivangando un passato e un vissuto ormai lontano, entrando in un contesto informativo totalmente errato, che non tutela minimamente il reo e lo rimette in discussione agli occhi di tutti, impedendogli di riprendere, a piccoli passi, una nuova vita. Spesso il redattore si scorda che i benefici avvengono sotto stretta sorveglianza della Magistratura, la quale dopo una ponderata riflessione e una valutazione approfondita concede la misura alternativa.
Tutti i componenti della Nave hanno avuto l'accortezza di non portare i problemi personali in tavola e da veri esperti di legalità hanno chiesto delucidazioni su aspetti legati alla Magistratura, tra cui le misure alternative, l'esecuzione e l'applicazione della pena e varie informazioni inerenti alle problematiche nella e della Giustizia. Le molteplici domande dei detenuti sono state totalmente soddisfatte dal professor Onida, con riferimenti alla tendenza del recupero graduale e alla completa risocializzazione del reo .
Il tempo è trascorso velocemente e il professore ha esaudito tutti i nostri quesiti e per far ciò, gentilmente si è trattenuto qualche minuto in più. Non possiamo far altro che inchinarci per la sua completa disponibilità e ringraziarlo calorosamente, sperando continui l'importante lavoro che esercita nel sociale, perché tutti noi sappiamo che fa parte di quella cerchia di uomini che credono in un possibile reinserimento del detenuto ed anche del bisogno di tante voci esterne per essere ascoltati. Rinnoviamo i nostri ringraziamenti al prof. Onida, con la speranza che continui il suo lavoro con la stessa passione con cui ha risposto alle nostre domande.

Carlo Bussetti

Il Sindaco di Sedriano in visita a La Nave

Oggi venerdì 21 ottobre 2011 sono venuti a farci visita qui al reparto “La Nave” il sindaco di Sedriano con la sua giunta comunale per conoscere meglio la funzione del reparto e le attività che si svolgono al suo interno.
A questo incontro hanno partecipato i “peer supporter” insieme a me in quanto giovane carcerato alla sua prima esperienza di detenuto.
Abbiamo esposto ai nostri ospiti lo svolgersi delle nostre giornate illustrando le attività svolte per il recupero dei tossicodipendenti con la supervisione della nostra qualificata equipe di psicoterapeuti, psicologi e educatori.
I Peer supporter hanno spiegato nel modo più chiaro possibile i metodi che si usano qui alla nave e allo stesso tempo hanno spiegato anche le problematiche ormai note a tutti, che ci sono qui nel carcere di S. Vittore come anche in molti altri carceri.
Essendo presente all’incontro ho avuto anch’io la possibilità di poter raccontare la mia prima esperienza in carcere con le conseguenti emozioni provate al mio ingresso, i passaggi effettuati dal 5° raggio fino ad arrivare qui in questo reparto e di come alla mia giovane età sono entrato nell’ambito delle droghe.
Ritengo che incontri come questo siano molto utili per esporre i nostri problemi al mondo esterno e soprattutto per far conoscere, vendendolo in prima persona, quanto possa essere utile un reparto di cura come questo in cui sono io.

Lucido Massimiliano

martedì 11 ottobre 2011

Il Porta in cacere



All’interno del percorso di educazione alla legalità, il lunedì mattina, incontreremo una decina di classi delle superiori. Ragazzi di 17, 18 anni del Porta, dell’Itc Falcone di Corsico dell’Argentia di Gorgonzola e del Giorgi, che giungeranno nel reparto La Nave accompagnati dagli operatori dell’associazione http://www.associazionevaleria.com/index.php.
Non è il primo anno. Il progetto è rodato, lo scambio è densissimo. Gli studenti includono l’incontro in un programma che gli porta a parlare di Costituzione, di diritti e doveri. Li porta in Tribunale ad assistere ad alcune udienze in direttissima, insomma, li fa comprendere che la giustizia è un servizio per la collettività. La Nave comunica. Comunica tramite loro all’esterno. Comunica la possibilità di percorsi di riabilitazione in carcere. Comunica le difficoltà una volta che i detenuti escono di galera. Informa dello stato di degrado in cui versa gran parte del carcere San Vittore. Poco dignitoso per chi ci lavora e per che vi risiede. Ci si confronta si parla di crimini e di tossicodipendenza, di storie personali. Ci si arricchisce.
Ecco di seguito tre resoconti dell'incontro avvenuto ieri mattina:
Lunedì 10 ottobre 2011 oggi, come ogni lunedì, si è svolta la consueta lezione di educazione alla legalità con la presenza degli operatori, del dottor Gherardo Colombo e la partecipazione di una delegazione della scuola alberghiera Carlo Porta, studenti di 17-18 anni che hanno potuto, non solo vedere il nostro reparto, ma anche fare domande e ascoltare le nostre storie.
Dopo la presentazione della dottoressa Bertelli e un’accurata descrizione de La Nave e di tutte le attività da parte di Giovanni, è toccato a Carlo parlare della sua esperienza sia carceraria sia di tossicodipendenza, mettendo in risalto l’importanza della cura e di tutte le altre opportunità che questa sezione e gli operatori danno a noi detenuti.
La mia impressione è stata positiva, gli studenti mi sono sembrati, dopo un primo comprensibile attimo di smarrimento abbastanza a loro agio e incuriositi da un mondo difficilmente immaginabile dall’esterno, hanno preparato anche qualche domanda alla quale abbiamo risposto cercando di mettere in evidenza, quanto delle scelte sbagliate abbiano avuto solo ripercussioni negative nella nostra vita.
Non mi piace dare consigli, mi permetto, solo per una volta, di dire a questi simpatici ragazzi che un buon motivo per non commettere gli stessi errori non deve essere la paura del carcere, ma la consapevolezza che la vita è una sola e va vissuta volendo innanzi tutto bene a se stessi.

Maurizio Matteucci

L'incontro con gli alunni della scuola alberghiera, CARLO PORTA di MILANO, è andato  bene. Mi ha fatto molto piacere far sì che i ragazzi di giovane età non abbiano pregiudizi verso i detenuti e spero che questi incontri avvengano più spesso. I ragazzi vedendoci e parlando con noi capiscono che siamo ragazzi normali come i loro genitori, solo che siamo in carcere perche abbiamo fatto degli errori, ma siamo tutti uomini e genitori e possiamo essere persone normali e civili. Essendo padre di tre figli di cui una ragazza adolescente, ben vengano questi colloqui tra detenuti e studenti. Mia figlia grazie a me, alla mia esperienza personale è a conoscenza del carcere e di cosa significa, non ha pregiudizi. Con questi incontri spero che anche i suoi coetanei vivano queste esperienze con serenità e un’idea giusta delle carceri, emozioni, affetti, fiducia e forza di volontà serviranno a non sbagliare nella vita e a non pensare al passato ma a costruire un futuro migliore per tutti noi.
Massimo Dato

 
 
Oggi sono venuti a farci visita una quarta classe dell'istituto alberghiero Carlo Porta, per conoscere e vedere con i propri occhi l'ambiente carcerario ed il nostro reparto per tossicodipendenti "LA NAVE".
All'inizio dell'incontro ho visto nelle facce dei nostri giovani ospiti paura e in un certo senso tristezza, penso che abbiano colto in pieno il senso della privazione della libertà una volta entrati in carcere, poiché una di loro ha addirittura contato i cancelli che si sono chiusi alle sue spalle prime di arrivare al nostro reparto: 11 in tutto.
Durante l'incontro dopo aver sentito alcuni nostri interventi, si sono un po’ sciolti e la discussione ha preso vita, alcuni di loro ci hanno fatto delle domande sulle nostre esperienze personali alle quali noi abbiamo risposto dando loro anche qualche consiglio per non intraprendere la strada sbagliata della droga.
Il mio parere personale su questo particolare incontro non può essere che positivo dato che abbiamo toccato un argomento a tutti caro, sia giovani che no, la tossicodipendenza.
Mi auguro che col sentire le nostre esperienze personali in loro si sia rafforzato il pensiero che la droga è una strada sbagliata da prendere e che non dà futuro, poiché dai nostri racconti hanno appreso che la cosa che ci accomuna tutti è che per la droga abbiamo trascurato le persone veramente importanti nella nostra vita, genitori mogli e figli.

Massimiliano Lucido 

martedì 4 ottobre 2011

Educazione alla legalità, un criminologo alla nave

Alcuni stimoli proposti dai detenuti  dopo l'incontro del 26 Settembre 2011:

Lezione di Legalità
            Il giorno 25 settembre 2011  è salito alla Nave (sezione di trattamento avanzato) un ospite d'eccezione, il dott. Cornelli, docente di criminologia alla Bicocca e sindaco di Cormano (MI). L'incontro è avvenuto durante la lezione settimanale di Educazione alla Legalità.
Il dott. Cornelli ci ha erudito sull'aumento della criminalità in alcune città importanti del nord, durante l'immigrazione dagli anni '70 ai '90. Immigrazione avvenuta per l'alta richiesta di mano d'opera per via dello sviluppo industriale di quegli anni, ciò ha portato anche un aumento della criminalità. Tale situazione ha allarmato la cittadinanza che ha chiesto allo Stato interventi riparatori, ciò ha fatto si che iniziassero i vari pacchetti giustizia ed un maggior controllo del territorio. Poi si è parlato dell’ afflusso attuale di immigrazione dai paesi dell'Est e del nord Africa, che ha portato ad un senso di insicurezza maggiore dovuto alla differente situazione economica, la crisi porta a ritenere che gli immigrati portino via lavoro e casa.
Il dott. Cornelli ha risposto a tutte le questioni postegli dagli ospiti della Nave in maniera esaudiente e chiara. Si spera che ci dia altre opportunità di incontro ed approfittiamo di queste poche righe per ringraziarlo infinitamente della Sua partecipazione.

Carlo Bussetti

Incontro Scontro
Bello! Bello! Bello!
L'ho intitolato così perchè così è stato, un'incontro piacevole, di alto scambio  culturale, ricco di argomenti, ma soprattutto discusso da persone molto diverse: Sindaco di Cormano, detenuti che nonostante le differenze di passato e trascorso hanno disquisito su varie problematiche sociali: l'immigrazione, la micro-criminalità, la disoccupazione e la non lungimiranza verso un futuro più roseo. Devo dire che con il Cornelli ci siamo trovati spesso in sintonia così come in contrasto, ma alla fine solo su una cosa eravamo d'accordo, sempre i più poveri e i più deboli pagano e lottano per delle briciole fatte cadere apposta da un'enorme filone di pane da astuto Fornaio. Quindi mi propongo come Sindaco e ai miei elettori prometto "Chiu pane per tutti".
Il Sindaco Davide il Paninaro

Davide

CARTA DI MILANO del carcere e della pena

Il 10 settembre 2011 è stata presentata a Palazzo Marino la CARTA DI MILANOdel carcere e della pena, proposta per un codice etico/deontologico per giornalisti e operatori dell’informazione che trattano notizie concernenti cittadini privati della libertà o ex-detenuti tornati in libertà.
L'iniziativa, curata tra l'altro da Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, e' stata illustrata oggi presso il comune di Milano, dagli ordini dei giornalisti di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto che hanno elaborato il progetto.
All’incontro sono intervenuti il provveditore regionale carceri Luigi Pagano, l’attuale direttore del carcere di Bollate Massimo Parisi, Ornella Favero, direttrice di Ristretti Orizzonti, Susanna Ripamonti, direttrice di Carte Bollate, Carla Chiappini, direttrice di Sosta Forzata, e un gruppo di detenuti che ha collaborato alla stesura della Carta.
Tra i rappresentanti delle istituzioni, oltre al sindaco Giuliano Pisapia erano presenti l'assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino, e il presidente della commissione consiliare sicurezza Mirko Mazzali e Lucia Castellano, in doppia veste di assessore ai lavori pubblici e di ex direttrice del Carcere di Bollate

CARTA DI MILANO
Del carcere e della pena
Proposta per un codice etico/deontologico per giornalisti e operatori dell’informazione che trattano notizie concernenti cittadini privati della libertà o ex-detenuti tornati in libertà.
Premessa
Con le presenti norme di autoregolamentazione Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti fa propria la necessità di sostenere, anche con l’informazione, la lotta ai pregiudizi e all’esclusione sociale delle persone condannate a pene intra o extra murarie.
Ricorda il criterio deontologico fondamentale del «rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati» contenuto nell’articolo 2 della Legge istitutiva dell’Ordine e sollecita il costante riferimento alle leggi che disciplinano il procedimento penale e l’esecuzione della pena e ai principi fissati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, dalla Costituzione Italiana e dalla legge sull’Ordinamento Penitenziario (n. 354 del 1975) con le relative modifiche apportate dalla cosiddetta legge Gozzini (n. 663 del 1986).
A TAL PROPOSITO INVITA I GIORNALISTI A:
a) Osservare la massima attenzione nel trattamento delle informazioni concernenti i cittadini privati della libertà in quella fase estremamente difficile e problematica di reinserimento nella società.
b) Tenere presente che il reinserimento sociale è un passaggio complesso che può avvenire a fine pena oppure gradualmente, come previsto dalle leggi che consentono l’accesso al lavoro esterno, i permessi ordinari, i permessi – premio, la semi-libertà, la liberazione anticipata e l’affidamento in prova ai servizi sociali.
c) Usare termini appropriati in tutti i casi in cui un detenuto usufruisce di misure alternative al carcere o di benefici penitenziari evitando di sollevare un ingiustificato allarme sociale e di rendere più difficile un percorso di reinserimento sociale che avviene sotto stretta sorveglianza. Le misure alternative non sono equivalenti alla libertà, ma sono una modalità di esecuzione della pena.
d) Tenere conto dell’interesse collettivo, ricordando, quando è possibile, dati statistici che confermano la validità delle misure alternative e il loro basso margine di rischio
e) Fornire, laddove è possibile, dati attendibili e aggiornati che permettano una corretta lettura del contesto carcerario.
f) Considerare sempre che il cittadino privato della libertà è un interlocutore in grado di esprimersi e raccontarsi, ma può non conoscere le dinamiche mediatiche e non essere quindi in grado di valutare tutte le conseguenze e gli eventuali rischi dell’esposizione attraverso i media.
g) Tutelare il condannato che sceglie di parlare con i giornalisti, adoperandosi perché non sia identificato con il reato commesso, ma con il percorso che sta facendo.
h) Usare termini appropriati quando si parla del personale in divisa delle carceri italiane: poliziotti, agenti di polizia penitenziaria o personale in divisa.
i) Riconoscere il diritto dell’individuo privato della libertà o ex-detenuto tornato in libertà a non restare indeterminatamente esposto ai danni ulteriori che la reiterata pubblicazione di una notizia può arrecare all’onore e alla reputazione: il diritto all’oblio rientra tra i diritti inviolabili di cui parla l’art. 2 della Costituzione e può essere ricondotto anche all’art. 27, comma 3°, Cost., secondo cui “Le pene […] devono tendere alla rieducazione del condannato”.
l) sono ammesse ovvie eccezioni per quei fatti talmente gravi per i quali l’interesse pubblico alla loro riproposizione non viene mai meno. Si pensi ai crimini contro l’umanità, per i quali riconoscere ai loro responsabili un diritto all’oblio sarebbe addirittura diseducativo. O ad altri gravi fatti che si può dire abbiano modificato il corso degli eventi diventando Storia, come lo stragismo, l’attentato al Papa, il “caso Moro”, i fatti più eclatanti di “Tangentopoli”.
m) E’ evidente che nessun problema di riservatezza si pone quando i soggetti potenzialmente tutelati dal diritto all’oblio forniscono il proprio consenso alla rievocazione del fatto.
n) Garantire al cittadino privato della libertà, di cui si sono occupate le cronache, la stessa completezza di informazione, qualora sia prosciolto.
DIRETTIVE
Tutte le norme elencate riguardano anche il giornalismo on-line, multimediale e altre forme di comunicazione giornalistica che utilizzino innovativi strumenti tecnologici per i quali dovrà essere tenuta in considerazione la loro prolungata disponibilità nel tempo;
Tutti i giornalisti sono tenuti all’osservanza di tali regole per non incorrere nelle sanzioni previste dalla legge istitutiva dell’Ordine.
Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti raccomanda ai direttori e a tutti i redattori di aprire con i lettori un dialogo capace di andare al di là della semplice informazione per far maturare una nuova cultura del carcere che coinvolga la società civile. Sottolinea l’opportunità che l’informazione sia il più possibile approfondita e corredata da dati, in modo da assicurare un approccio alla “questione criminale” che non si limiti all’eccezionalità dei casi che fanno clamore, ma che approfondisca – con inchieste, speciali, dibattiti – la condizione del detenuto e le sue possibilità di reinserimento sociale.
Raccomanda inoltre di promuovere la diffusione di racconti di esperienze positive di reinserimento sociale, che diano il senso della possibilità, per un ex detenuto, di riprogettare la propria vita, nella legalità.
IL CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI SI IMPEGNA A:
Individuare strumenti e occasioni formative che promuovano una migliore cultura professionale;
Proporre negli argomenti dell’esame di Stato per l’iscrizione all’Albo professionale un capitolo relativo al carcere e all’esecuzione penale;
Promuovere seminari di studio sulla rappresentazione mediatica del carcere;
Richiamare i responsabili delle reti radiotelevisive, i provider, gli operatori di ogni forma di multimedialità a una particolare attenzione ai temi della carcerazione anche nelle trasmissioni di intrattenimento, pubblicitarie e nei contenuti dei siti Internet;
Promuovere l’istituzione di un osservatorio sull’informazione relativa al carcere;
Istituire un premio annuale per i giornalisti che si sono distinti nel trattare notizie relative a persone detenute o al carcere in generale.