martedì 28 febbraio 2012

Lettere e riflessioni degli allievi della 5F del Liceo delle Scienze Sociali di Corsico

Ricevo dai miei allievi testi, lettere, riflessione a seguito dell'incontro del 9/1/12
con Voi, ricordate la classe 5F del liceo delle scienze sociali di Corsico(Mi) 
Inoltro tali scritti senza apportare alcuna modifica, in originale. 
Seguiranno altre mail  per altri scritti.
Cordiali saluti 
T. Letta 

L’esperienza che abbiamo vissuto insieme, ha fatto sorgere in noi il desiderio di descrivervi ciò che abbiamo provato in quelle ore, le nostre sensazioni ed emozioni . Ad essere sinceri l’impatto con quelle imponenti mura è stato molto forte e diverso rispetto a ciò che ci aspettavamo. La parola “prigione” è spesso sulle nostre labbra, però un conto è vedere un telefilm alla televisione e un altro è andarci. Tra i banchi di scuola abbiamo studiato l’etimologia della parola “prigione”, abbiamo fatto ricerche su ricerche su tale luogo, ma nonostante ciò la vista delle sbarre ci ha comunque impressionato. Sebbene tutto ciò sembra fare da preludio ad un’esperienza scioccante, così non è stato. All’interno abbiamo avuto la possibilità di vedere come sia fatto realmente un carcere e soprattutto un detenuto. Guardandovi in faccia non abbiamo visto “facce da detenuti” ma dei volti di ragazzi che sarebbero potuti essere quelli dei nostri fratelli e volti di uomini che sarebbero potuti essere quelli dei nostri padri, persone con cui condividiamo parte della nostra vita. Siamo entrati nel carcere appesantiti da stereotipi e pregiudizi, intimoriti dal quel luogo che abbiamo sempre visto da lontano e su cui ci siamo sempre posti con curiosità domande su domande, ma ascoltandovi poco alla volta abbiamo incominciato a liberarci da quelle zavorre, i vostri racconti, le vostre storie ci hanno insegnato che nella vita non si possono divedere le persone in: “buoni” e “cattivi”.

Grazie per il tempo dedicatoci e per l’esperienza che ci avete fatto vivere.

Alessandro, Davide, Giulia e Silvia




Il 9 gennaio ho vissuto un’esperienza particolare: sono andata a visitare con la classe il carcere San Vittore di Milano.
Inizialmente ero un po’ agitata, anche perché non ero consapevole di come avrei reagito: se avrei avuto paura o se al contrario l’avrei trovata una bella esperienza.
Appena entrate ci hanno perquisito, hanno controllato le nostre borse e, successivamente, abbiamo interagito con due operatori che ci hanno spiegato come avviene l’attività rieducativa dei detenuti e come è stato creato il carcere.
Quest’ultima accezione, però, non è adeguata: San Vittore è ,infatti, una casa circondariale e un’istituzione in cui i detenuti restano in attesa di giudizio. Inoltre è composta da sei raggi, ossia da diverse zone adibite a carcerati con determinate accuse al seguito.
Dopo una breve ma efficace conversazione con gli operatori, ha avuto inizio la vera e propria visita: potete immaginare il mio stato d’animo, anche perché non avrei mai pensato che ci avrebbero concesso di esplorarlo. Come un po’ in tutte le cose abbiamo prima “visitato” l’aspetto burocratico, cioè formale, in particolare il luogo in cui vengono subito portati i detenuti in modo tale che consegnino tutti i propri averi, ma anche il luogo in cui vengono inseriti i dati anagrafici ed il motivo della reclusione.
Il momento più interessante si stava avvicinando: non vedevo l’ora di poter constatare con i miei occhi come fosse una prigione. Beh… sinceramente, una volta entrati nei veri e propri raggi ho potuto notare che le fantasie e ciò che ho sempre sentito dire sui carceri  non si avvicinavano affatto alla realtà.
Li ho sempre immaginati come luoghi di vera e propria restrizione sia fisica che mentale ma, al contrario, i detenuti erano liberi di “passeggiare” per il corridoio, fumando tranquillamente una sigaretta.
L’unica cosa che più mi ha colpita è stato il modo in cui ci guardavano: sembravano stupiti e allo stesso tempo felici. Qui ho capito che alcuni di loro sentivano la lontananza della famiglia e ne soffrivano molto; altri, invece , ci guardavano con altri occhi: quelli di un uomo che non vede una donna da molto tempo.
Un’altra cosa che mi ha colpita sono state le celle: erano molto piccole e, in alcune di esse, vi erano addirittura sei letti.
Il momento più bello, però, è stato quando ci siamo recati al raggio dei tossicodipendenti. Sembravano molto contenti di vederci e siamo subito entrati in sintonia con loro, anche perché alcuni erano molto giovani.
Ci hanno raccontato le loro avventure e la causa della loro carcerazione ma, soprattutto, hanno elencato le varie attività di rieducazione svolte durante il giorno. Sinceramente, sebbene vi siano persone pronte a negarlo, penso che non siano sempre efficaci, anche perché per alcuni di loro non era la prima reclusione. Sta infatti al detenuto la scelta di rassegnarsi e provare a cambiare la propria vita o meno; nessuno lo potrà mai obbligare.
In conclusione, penso che la visita al carcere San Vittore sia stata molto interessante. Ho avuto la possibilità di mettermi nei panni dei reclusi anche se non potrò mai capire che cosa significhi svegliarsi la mattina senza l’affetto dei propri cari con davanti agli occhi delle sbarre e non il sorgere del sole.

30 gennaio 2012
Una giornata alle carceri..
"...da quanto tempo non vedo una tavola apparecchiata,
una mano di donna che accarezza la mia
abbandonarmi in lei tra le sue braccia...
ma sono appese a queste sbarre,ruggine tra le dita,
ad osservare   tutto ciò...che vola..."
                                                                                 (Elisabetta Randazzo)
Eccoci qua...davanti ad un foglio bianco  ed un solo obbiettivo: trascriverci le nostre emozioni, i nostri pensieri ed i nostri stati d'animo, quelli che ci hanno accompagnato in questa grande esperienza.
Avendo studiato durante l'anno teorie di alcuni famosi sociologi non abbiamo potuto fare a meno di paragonare ciò che abbiamo visto con quello che abbiamo studiato.
Quando siamo entrati,dopo la perquisizione,le autorità di polizia ci hanno raccontato la storia di San Vittore spiegandoci come fosse fatta la struttura e quali fossero le sue funzioni e obbiettivi, anticipandoci quello che avremmo visto e quello che avremmo potuto provare.
La prima cosa che ci ha colpito è stata la possibilità che ci è stata data di osservare il carcere percorrendo le stesse tappe che ognuno di voi fa a partire dall' "immatricolazione".
Subito dopo ci hanno accompagnato nel quarto raggio e le nostre prime sensazioni strane ma prevedibili: eravamo un po impauriti e diffidenti e più ci chiedevamo se osservarvi come degli "animali in gabbia" fosse rispettoso nei vostri confronti.
Tutto quello che abbiamo visto non era ciò che ci aspettavamo...abituati agli stereotipi nostrani pensavamo di vedervi rinchiusi all'interno di celle spogli e tristi, ma invece ,seppur sottoposti a regole ferree, siete liberi di muovervi all'interno del vostro raggio e di contribuire alla vita del carcere .
Successivamente abbiamo raggiunto il terzo raggio e quando ci hanno detto che potevamo parlare direttamente con voi, la cosa ci ha sopreso. Sinceramente non credevamo fosse possibile, eppure in poco tempo ci siamo divisi in 2 gruppi all'interno di una semplice ma accogliente stanza.
Avete raccontato spontaneamente e in poche parole le vostre esperienze, riuscendo a trasmetterci sensazioni ed emozioni toccanti. Nonostante ci incitavate a farvi liberamente domande su cosa ne pensavamo, noi eravamo come bloccati ....avevamo timore di essere indiscreti, di affrontare argomenti sbagliati e troppo personali.
Proprio da questo ultimo punto è nata l'esigenza di scriverci per farvi comprendere che il nostro non era disinteresse ma insicurezza all'interno di un'ambiente che era a noi totalmente nuovo.
Lo scrivervi ci ha portato a volerne sapere di più sulla vostra realtà , sperando che possa concludersi nel migliore dei modi.
Un saluto da Giulia, Monica, Annalisa e Davide
Quella mattina mi sono svegliata presto, e quando sono passata davanti al carcere,avevo delle sensazione totalmente diverse da quelle che provavo prima di conoscere tutto. ho provato una sensazione fortissima prima di varcare quel gran portone… Non mi ero mai sentita in quello stato d’animo: ero pervasa da sentimenti uno opposto all'altro,ero felice ed emozionata di poter conoscere una realtà della quale avevo pochissime informazioni, ma al tempo stesso sentivo anche paura, angoscia e tristezza.
Quando ho iniziato a percorrere quel corridoio che ci portava all’incontro con voi, la prima cosa che ho notato, e che non corrispondeva a ciò che ho sempre immaginato,sono stati i dipinti sulla parete, che mi hanno suscitato una strana impressione,sopratutto quando ho saputo che sono stati fatti da persone che nella vita hanno commesso degli errori; da li ho iniziato a pensare che nonosante tutto avete un cuore e un’anima e quei dipinti hanno tirato fuori qualcosa che partiva da dentro che ancora è vivo dentro di voi, pronto a migliorare.
una volta arrivati all'ingresso della "nave", vedendovi avevo ancora un pò di timore; e riflettendo ho notato come certe immagini dentro di noi siano frutto di stereotipi. Ogni giorno veniamo influenzati dai media che ci presentano il carcere come un ambiente grigio, sporco e pieno di persone con facce da malviventi, tutte muscoli, cicatrici e tatuaggi, e di conseguenza ci creiamo barriere inutili poichè siete persone normalissime. la cosa ke mi ha colpita di più sono state
Le vostre testimonianze che mi hanno fatto capire che è molto dura sentirsi isolati dal resto del mondo, vivere ogni giorno alla stessa maniera e allo stesso ritmo degli altri, ma sopratutto restare lontano dai propri cari. inoltre in quel momento mi sentivo in un mondo estraneo e ho provato vari sentimenti: di disagio e di paura poichè non sapevo cosa avrei ricavato da questo incontro, ma con voi ho capito che i detenuti non sono tutti senza cuore, anche perchè ho notato che davvero molti di voi sono pronti a cambiare, a reagire in quell'ambiente privo di ogni cosa che vi rende felici. per esempio Non avrei mai pensato, che il carcere potesse anche diventare un luogo dove i detenuti avessero la possibilità di imparare, riflettere, interagire, apprendere e fare esperienze, se pur nei limiti che l’ambiente stabilisce.
ho apprezzato tanto chi di voi è riuscito a far uscire il suo lato divertente, chi ha avuto il coraggio di confrontarsi con noi, di farci domande sulle nostre sensazioni, e sono stata felice quando ci avete ringraziato per avervi cambiato la giornata, perchè ho capito che è stato importante per voi visto la dura routin che per anni o per sempre dovrete sopportare. non trovo giusto ke la giustizia abbia tempi così lunghi perchè ogniuno di voi sopratutto i più giovani, vivono con l'ansia di sapere cosa li aspetta, penso ke sia la cosa più sgradevole quella di non conoscere il proprio destino.
Mi spiace molto per la vostra situazione, ma non provo pietà.durante la nostra discussione, mentre vi ascoltavo raccontare le vostre esperienze, mi sono trovata a pensare: provo tristezza per loro, ma perché sono qui dentro? Avete commesso degli errori, più o meno gravi, ed ora state scontando la vostra pena. Molti saranno pentiti, altri no; prima o poi dovrete rientrare in questa società che vi ha giudicato e che di sicuro per il primo periodo vi guarderà con sospetto,etichettandovi, ma così è la vita, le vostre scelte vi hanno condotto qui e io non posso che augurarmi che questo periodo di reclusione vi abbia aiutato a capire. concludendo vi ringrazio per la bella esperienza che sicuramente ha sensibilizzato tutti.



GIULIA B.
LICEO G.B VICO CORSICO

Incontro con l'Istituto Tecnico ARGENZIA di Gorgonzola

Questa mattina del 6 febbraio 2012, alle ore 9.00, sono venuti i ragazzi della scuola Istituto tecnico ARGENZIA di Gorgonzola per la consueta visita a San Vittore e in particolare alla NAVE, questa è stata la prima visita di febbraio; abbiamo svolto il gruppo di educazione alla legalità previsto ogni lunedì dal programma diviso in 2 gruppi. Quest'ultimo si è aperto, nella sala riunioni, con l'introduzione della Dott.ssa Bertelli che ha presentato il libro del dott. Gherardo Colombo: "FARLA FRANCA" che come ben si sa, una volta al mese interviene al gruppo di Educazione alla legalità che si tiene alla Nave. Sono stati trattati svariati argomenti e inizialmente come di consuetudine un detenuto ha spiegato ai ragazzi della scuola che cosa è LA NAVE e che cosa rappresenta per noi non solo a livello di programmi organizzati ma anche a sul punto di vista emotivo. Dopo la presentazione del reparto abbiamo dato spazio ai ragazzi della scuola per farci delle domande e abbiamo discusso inizialmente di come ti cambia la vita dopo l'arresto e conseguentemente di cosa si prova quando si è fermati dalle forze dell'ordine. Infine abbiamo aperto un dibattito con domande e perplessità da parte di tutti i presenti nella sala riunioni su come le sanzioni a volte non siano proporzionate ai tipi di reati commessi ed è emerso tra le tante affermazioni, da parte del dott. Colombo, ex magistrato di "mani pulite", di come a volte i giudizi dati in periferia e nei paesi limitrofi a Milano siano più severi che non nel capoluogo stesso.  
Luca Orlandi

martedì 7 febbraio 2012

Grazie a tutti

Anche per me è arrivato il momento degli addii. E' terminata la grande esperienza in questa unica sezione e mi permetto di ringraziare tutte le persone che mi hanno dato la possibilità di esporre gli avvenimenti più importanti avvenuti a La Nave di S.Vittore e, naturalmente, ringrazio tutte le persone che quotidianamente entrano nel blog. A giorni verrò trasferito in un altro carcere e porterò nel cuore questa importante esperienza. Saluto tutti affettuosamente, operatori, volontari e compagni che mi hanno dato fiducia e che hanno contribuito a creare l'imput giusto a riconoscere la possibilità di un nuovo e pulito stile di vita. Non sarà facile, ma non impossibile e tutto grazie a persone come loro che oltre alla professionalità mettono anche amore e passione. Il blog dell'Oblò resterà sempre un'esperienza positiva. Grazie a tutti.
Carlo Bussetti