venerdì 26 maggio 2023

Un colloquio emozionante.

Non posso negare che nel periodo di attesa precedente alla mia prima video chiamata Skype, ero ansioso e preoccupato, pur ritenendomi comunque molto fortunato e grato, per il fatto di avere ancora al mio fianco la mia amata famiglia: mia madre Geniyé, mia foglia Carlotta, la mia nipotina Mia ed il mio fratellone Brook. Ero in ansia perché effettuo solo due telefonate settimanali verso l’Etiopia e non sono sufficienti né per potermi  aggiornare su come stiano tutti i miei cari, né per cercare di spiegare come sta andando il mio percorso di cura alla Nave. Quindi, potete immaginare tutti com’ero entusiasta ed euforico quando sono stato autorizzato alla mia prima chiamata Skype, martedì 16 maggio scorso. Così sono sceso ai colloqui proprio come se stessi effettivamente  andando ad incontrare mia madre di persona (una sensazione emotiva troppo bella!) Geniyé (Genet) che io chiamo “Jegniyé” in Amarico , In italiano Eroina, e lo è stata realmente per  tutta la sua vita, che ha vissuto con amore incondizionato per tutta la nostra famiglia. Quando l’agente dei colloqui mi detto di accomodarmi al tavolo, l’ho vista in attesa e mi è spuntato subito un sorriso di vera felicità e serenità. Wow! Avrei voluto abbracciare il laptop, ed effettivamente mi sono avvicinato molto alla webcam cercando di guardarla negli occhi, dicendole semplicemente “ madre mia ti adoro, grazie sei grande!” Mia madre, sorridendo a sua volta, dopo pochi minuti di conversazione, mi  ha improvvisamente chiesto,”ma stai mangiando?!”, “ certo Madre mia non preoccuparti!”, “Ma stai bene?” “certo Geniyé!”, “giura su Emmayé!”, “lo giuro, è solo che ultimamente ho corso parecchio all’aria”. Non vedevo mia madre e tutta la mia famiglia da nove mesi e pesavo circa novanta Kg, quindi è comprensibile la sua sorpresa, ora che ne peso settanta. Mi ha fatto promettere che non avrei più corso così tanto, e sto mantenendo la promessa da una settimana esatta, correrò solo nel weekend e cercherò di mettere su più massa. Poi, in quell’ora che è volata rapidamente mi ha aggiornato su come stavano tutti i membri della mia famiglia. Carlotta e Mia non c’erano, ma c’era il mio fratellone che stava lavorando. A un certo punto Geniyé, che ha letto tutti gli articoli dell’ Oblò della Nave sul web, mi ha chiesto che cosa pensavo di fare questa volta, le ho risposto sinceramente, dicendole che questa volta sto lavorando sulla mia malattia. “Sono malato e non me ne vergogno più, non la voglio più nascondere questa mia “bestia”, come ho fatto nove mesi fa , mentendo a me stesso in primis, a te ed a tutta la famiglia, non cerco più alibi!” Tutto questo glielo avevo già scritto in una lettera, a due mesi dal mio arrivo alla Nave, ma il punto è che queste parole non le avevo mai pronunciate nelle mie precedenti carcerazioni, malattia, bisogno di cura, lavoro su me stesso, comunità terapeutica. Mia madre mi ha benedetto con gli occhi lucidi, dicendomi che questa era un’opportunità per riappropriarmi della mia vita. In fondo lei, me lo aveva già consigliato anni fa… Nel volto di mia madre ho rivisto fiducia e speranza, nel fatto che sono finalmente consapevole del bisogno di aiuto per affrontare questo percorso di cura della mia malattia. Sono profondamente convinto di questa mia condizione e desidero realmente dimostrare che in queste mie convinzioni, io ci credo ed andrò avanti fino al punto in cui le mie parole saranno seguite dai fatti, giorno dopo giorno. Ringrazio sempre Dio per tutto l’amore che ho sempre avuto, e non vedo l’ora di ricambiarlo a tutti i miei cari.  

Derek Worku

martedì 23 maggio 2023

La Musica


Ha sempre fatto parte di noi, il nostro primo pianto, ma ancora prima, quel battito ovattato che ci regalava la vita. La musica ci possiede e ci guida ad ogni passo, ogni battito di ciglia; ci fa amare, odiare, sognare, progettare, ci rende invincibili e fragili, ci scalda, ci riempie. Va su tutto è plasmabile per ogni occasione. Il silenzio? È musica! Il nostro respiro è musica, i nostri pensieri li immaginiamo contornati da note. Il suo corpo è musica,  le sue movenze ci cantano ardore. Può farci salire in alto, fino al sole ma subito dopo può farci sprofondare tra gli abissi delle nostre solitudini. In lei cerco la malinconia, quella lunare, che quando va troppo giù, con un guizzo mi fa volare fino in alto, sopra tutto e tutti. La vedi, la immagini, ti regala emozioni, si concede generosamente pronta a correre in tuo aiuto, ti da esattamente quello che cerchi e quello che non trovi e, a volte, grazie a lei sei in grado di scegliere la direzione. La musica è vita e la vita è fatta di musica. Con lei non servono parole, dice tutto, racconta delle grandi gesta del passato, ci tiene saldi nel presente e ci fa volare verso il futuro. L’universo suona musica per noi ed è nato musicando. La musica non si stanca mai di ascoltarci e guidarci nella profondità del nostro essere, fino a carezzarne il cuore.

Roger

 




sabato 8 aprile 2023

"Caro amico mi scrivo". Il nuovo numero dell'Oblò

E' uscito il nuovo numero dell'Oblò. Questo mese abbiamo preso carta e penna e abbiamo scritto una lettera a noi stessi.  Ci serve per riflettere, e per capire cosa sta accadendo dentro ognuno di noi-

Il nuovo numero del giornale sarà disponibile nei prossimi giorni nelle libreri Feltrinelli di Milano. Già da ora è possibile consultarlo in versione digitale cliccando qui

 



lunedì 20 marzo 2023

Morire per un sogno

 Nel 2014, a 17 anni, arrivai in Italia. Il viaggio durò 6 mesi, attraversando il deserto con 24 diversi mezzi e raggiungendo infine la Libia. Dopo molti giorni passati in detenzione nelle carceri libiche, con poco cibo e poca acqua, riuscii finalmente a partire per l'Italia a bordo di un peschereccio libico, in compagnia di altri 700 migranti. Dopo tre giorni di navigazione, il peschereccio andò in avaria e si ribaltò.  Grazie a dio, io sapevo nuotare, al contrario della maggioranza degli altri sventurati, e riuscii a salire sulla chiglia della barca che si era ribaltata. Quando arrivò la Guardia Costiera italiana, 400 dei miei compagni erano già annegati sotto i miei occhi. I 300 superstiti ed io giungemmo a Porto Empedocle, da dove fui poi trasferito ad Imperia, in Liguria. Raccontandovi tutto questo mio vissuto, credo che quelli che possono davvero capire cosa significhi, siano solo quelli che ci sono passati. Per quanto mi riguarda, mi ritengo fortunato ad essere qui a raccontarvi tutto. Visto ciò che è successo negli ultimi giorni sulle spiagge calabresi e non solo, dentro di me si è riaperta questa vecchia ferita. Ancora vittime innocenti, ancora odio, indifferenza e disumanità. Ancora autorità che se ne lavano le mani, carnefici spietati, responsabili di morti evitabilissime, se la Guardia Costiera fosse stata tempestiva. A causa delle scelte del ministro degli Interni e di tutti i ministri di questo nuovo governo sono morte molte persone. Persone che erano partite per fuggire dalle guerre, dalla fame, dalle persecuzioni perpetrate nei loro Paesi, e che quando credono di essere riusciti a mettersi in salvo, si vedono abbandonati a sè stessi in balia del mare aperto, gelido,  che li fa affogare, morire. I loro corpi innocenti arrivano lentamente sulle spiagge, come rifiuti. Ho pianto, ho provato odio e rabbia, soprattutto quando la premier ha convocato il Consiglio dei Ministri proprio a Cutro. Perché? Per cosa? Semplice, per una dannata propaganda.

Es Safssafi Youssef

martedì 7 febbraio 2023

Premiati gli "Amici della Nave"

In occasione della consegna del Premio Panettone d'oro a don Virginio Colmegna, figura chiave dell'accoglienza a Milano e fondatore della Casa della Carità, sono state premiate anche alcune realtà dell'associazionismo milanese, fra cui la nostra "Amici della Nave", che ha ricevuto una menzione speciale per l'impegno a sostegno del reparto terapeutico "La Nave" di San Vittore, che comprende anche un giornale, L'Oblò, e un coro che si è esibito anche alla Scala. Il premio, nato a metà degli Anni Novanta per iniziativa del Coordinamento Comitati Milanesi a favore di persone e associazioni distintesi per le loro virtù civiche, è arrivato quest’anno alla XXIII edizione. Un riconoscimento ad honorem è andato alla memoria di Paolo Scarpis, l’ex questore del capoluogo lombardo e prefetto di Parma, scomparso lo scorso autunno.

La mia prima volta

Ce ne sarebbero tante di prime volte da raccontare ma indubbiamente ce n’è una che ti rimarrà per sempre nel cuore. Quel momento che inizia con una moltitudine di dubbi, speranze, sogni, aspettative e che in quasi un attimo, ti spazza via ogni ansia.

Sono sempre stato affascinato dall’amore che mio padre nutriva e dimostrava per noi dieci figli,  la sua preoccupazione maggiore era quella di non farci mai mancare nulla, tanto meno dal punto di vista affettivo. Mi sono sempre chiesto se in un futuro, anch’io sarei mai stato capace di amare un figlio con tanto calore avvolgente.

Quando venni a scoprire di aspettare un figlio, da subito venni colto da un misto di emozioni: paura, timore di non farcela e tanta insicurezza. Dei mesi che antecedevano il dolce evento mi ricordo il desiderio di poter essere almeno bravo ed affettuoso, con il mio futuro piccolo, tanto quanto lo era stato lui con noi. Il 4 maggio 2001 avvenne il grande miracolo, la vidi nascere e subito sentendo i suoi pianti liberatori sono passati tutti i dubbi e le paure, sarei stato un ottimo padre, pronto ad accompagnare e ad amare quella minuscola creatura che si affacciava al mondo. Tra le mani mi trasmesse quel bisogno di sicurezza che ero pronto a soddisfare. Penso, senza alcun dubbio, che mi sentii davvero felice, era la prima volta che diventavo papà di una meravigliosa creatura, era la prima volta che avrei avuto qualcosa di mio, veramente mio ed anche la prima volta che ne avevo fatta una giusta. Appena saputo che era una femminuccia, Giada, subito durante il parto, chiesi ai medici se era possibile cucirle la patatina … sempre terrone sono. 

La vita ha dimostrato che ho mantenuto il mio impegno e, ad oggi, nonostante il tempo buttato in carcere, sono sempre riuscito a non farle mancare nulla e per quanto riguarda la parte affettiva, bhé ho preso tutto da mio padre. Ora lei ha ventuno anni e la maggiore mia soddisfazione è il fatto che si stia laureando in psicologia. Oggi guardandola così, una donna che si sa muovere nel mondo, mi viene in mente quel giorno che la tenni in mano minuscola come un cuoricino.

Come ho detto all’inizio ce ne sono tante di prime volte ma questa rimarrà nel mio cuore come “quella” prima unica volta.

Otello Lomoio 

domenica 27 novembre 2022

Un grazie a tutti

Oggi per la prima volta mi trovo ad ammettere che le persone che lavorano in carcere, nello specifico gli operatori del ASST SANTI PAOLO CARLO mi sono stati molto vicini. Inutile raccontare quello che è successo lo sapete tutti, io di esperienza carceraria ne ho già avuto in passato e mai nessuno mi è stato così tanto vicino, ma l’esperienza appena vissuta qui mi ha profondamente toccato. Ho avuto la fortuna di essere stato capito e seguito subito dalla psicologa, dalle nostre dottoresse di reparto e dalla mia mini equipe del Serd, che sono stati tutti gentili con me. Tutti mi hanno fatto sentire coccolato! Una sensazione strana che mi ha lasciato incredulo, mi sembrava impossibile pensare che in un posto di violenza e cattiveria come il carcere qualcuno potesse essere gentile con me, farmi sentire appunto amato quasi come faceva la mia mamma. Questo più che un articolo è una lettera per ringraziare tanto tutti voi operatori e anche alcuni compagni della Nave, per avere avuto un momento da dedicarmi, non perché dovuto, ma di cuore.

Grazie per essere stati gentili con me.

 

Youssef Ef Sassafi

venerdì 25 novembre 2022

Una giornata speciale


Come descrivere una giornata indimenticabile? Una giornata che ha unito i due mondi a cui appartengo? Semplicemente come una giornata scandita da emozioni, di gioia. Parlo del giorno in cui ho trascorso due ore immerso nell’amore dei miei cari, con la vicinanza delle persone che mi stanno guidando in questo percorso. Porterò per sempre nel cuore l’emozione provata quando quel corpicino mi abbracciava e non voleva più staccarsi da me. Tenere la mia bimba in braccio ha suscitato in me tenerezza e il desiderio di non  permettere più a niente e nessuno di allontanarmi da lei. Insieme a questo sentimento, mi rimangono nel cuore gli sguardi delle persone che mi guidano in questa mia presa di coscienza e che hanno permesso che potessi rispondere con un “sì” alle richiesta dai miei figli: “Papà, mai più lontano, promesso?”. Spero di poter vivere nuovamente queste emozioni, di avere ancora occasione di fare un tuffo nella realtà, una realtà che sa attendere ed è capace di regalarmi tutto questo!

 

Kenan Koysurenbars 


domenica 6 novembre 2022

BLOG NEWS 11/10 - 14/10

 Martedì 11

Ma che bell’atmosfera! Ora si, ci siamo, siamo tornati ad essere un gruppo! Oggi siamo rimasti soli tutta la mattinata, intendo senza le Dottoresse e, anche se dovrebbe essere scontato, siamo stati davvero bravi. Alle 10 c’è stata l’apertura e confesso che non mi sarei mai aspettato la partecipazione totale, dal momento, appunto, che sono mancate loro, mi immaginavo un’apertura con poche persone, i “soliti sospetti”, tanto non ci sarebbe stato nessuno a controllarci ed invece è stato letto anche il diario. Forse il mio timore nasceva dallo stato d’animo con il quale credevo molti di noi affrontassero “la Nave”, magari perché è un meccanismo che ha guidato anche me in un periodo iniziale:  vedere le Dottoresse come dei controllori e viverle alla pari di chi ci tiene, per ovvi motivi, qui. Invece bisogna pensare a loro come a delle sorelle, io le vivo così, ed in questo modo non si sente il bisogno di fregarle. Comunque ho aspettato con ansia il loro ritorno, attaccato al cancello … non importa se mi capita o meno di parlarci durante la giornata ma mi occorre sapere che sono nel loro ufficio, mi tranquillizza.

Sono ricominciati oggi alcuni gruppi come l’”orientamento al lavoro” dove ci viene insegnato come produrre un curriculum (non tutti abbiamo mai provato il brivido di farlo) e di come affrontare i colloqui di lavoro. Poi il gruppo fumetto dove , inutile dire, Glenda ci ha già catturati con la presentazione di un nuovo modulo di lavoro: sa sempre essere coinvolgente ed entusiasmante.

 

 

Mercoledì 12

 

E che ve lo dico a fare?! Oggi “Oblò!”, e come sempre si vive un viaggio, dai buoni propositi di Jordan che ha deciso di “alzare le chiappe” e dimostrare di cosa è capace la sua volontà, al viaggio in treno con Kenan che ci ha emozionato con il suo primo viaggio contornato da sperimentazioni e curiosità, abbeverandoci poi alla fontana di Beni Mellal con Hassan e viaggiando con Giulio a Fier in Albania. Giorgio ci ha fatto ridere con la sua “ingegneria carceraria” e Luca e Antonello ci hanno messi comodi a desiderare con loro la vita che vorrebbero o che avrebbero voluto.

 

 

Giovedì 13

E come altro gruppo nuovo … scrittura creativa, cioè non nuovo ma ricomincia il viaggio con le parole corrette scrupolosamente dalla nostra cara professoressa Ferrari ,,, ma … viaggio?! Il gruppo di fumetto è un viaggio, tra le frasi si viaggia, noi siamo in costante viaggio verso una percezione della realtà bilanciata … ma vuoi vedere che il nome del reparto “Nave” ha a che fare con tutto questo muoversi in un’unica direzione? Perspicace io! Sfugge niente! Comunque il nuovo gruppo di scrittura creativa mi piace, è bello ascoltare vari scritti da mani multietniche che raccontano la propria difficoltà nell’esprimersi, difficoltà che non ha nulla a che fare con la diversità; una capacità differente che contraddistingue ognuno di noi.

 

 

Venerdì 14

E come ogni venerdì tutti pronti per l’accoglienza degli ultimi arrivati. Mi diverte sempre quando qualche giorno prima si preoccupino di come andrà:”ma mi faranno delle domande? Cosa dovrò rispondere? …” chi più chi meno si è tutti preoccupati di come andrà poi, una volta rotto il ghiaccio si va a ruota libera e ci si impegna nel raccontare di sé e a rispondere alle domande, mai invasive, che vengono fatte.

martedì 18 ottobre 2022

BLOG NEWS 9/10 - 10/10

  

Domenica 9

Ciao a tutti è un po’ che non ci si sente ma abbiamo voluto prenderci un momento di riflessione. Eccoci, siamo pronti a condividere con voi il nostro tempo.

Dopo il triste accaduto è stata dura ma siamo riusciti a tamponare quel dolore che solo una perdita può causare.

Qualcuno è uscito e qualcuno è arrivato.  Abbiamo ripreso a navigare con quel ritmo che ci contraddistingue. I nuovi arrivati trovano un ambiente più sereno e rilassato. Per quanto mi riguarda c’è stata una svolta. Quando si dice che ognuno ha i suoi tempi … ecco, i miei non sono proprio immediati ma corposi. Abbiamo avuto l’incontro con gli alcolisti anonimi, non è la prima volta che assisto ad una loro visita ma questa volta l’intervento di uno di loro mi ha dato una risposta: se si è malati di diabete si può stare bene ma occorre continuare la cura per sempre; la dipendenza è anch’essa una malattia e in quanto tale va curata … per sempre. Quindi se ne può uscire ma senza mollare quelle cure che possono essere: mantenere i rapporti con le persone “sane”, instaurarne di nuovi e costruttivi, non abbandonare mai il ricordo di ciò che ci ha fatto stare male … stare sempre sul pezzo. Mi è anche capitato ultimamente di “progettare”; sono un sognatore per eccellenza, ho sempre fantasticato, disegnato sogni ma ultimamente non avevo più quella spinta emotiva che mi permetteva di progettare , magari un futuro. Ero un po’ rassegnato, mi facevo trascinare dagli eventi senza prendere parte attivamente nella realizzazione di quel che poteva essere un desiderio. Ora tutto sta prendendo una forma più decisa, ho dei sogni e la voglia di realizzarli e sento addirittura che posso farcela. Il tutto è fantastico.

 

lunedì 10

Eccoci! Sono saliti altri tre nuovi compagni. Mi sono soffermato a parlare a lungo con Luca, un ragazzo appena arrivato, giovanissimo, 26 anni. Mi fa sempre uno strano effetto quando vedo dei ragazzi così giovani finire in carcere, ma questa volta è diverso, questa volta nei suoi occhi non si percepisce un desiderio sfrenato per una vita fuori dalle regole ma una stanchezza, giovane, per una scelta sbagliata. Nel sentirlo parlare salta in evidenza la voglia di non venire più qui, in carcere, che poi è l’effetto che questi posti dovrebbero scaturire in chi ci entra la prima volta ma che, ahimè, spesso si tramuta in desiderio di emulare chi li frequenta assiduamente … come me. Oggi voglio essere da esempio per i giovani, un esempio da evitare, non seguire, racconto spesso la fine che ho fatto ma un domani vorrò essere da esempio per tutti quelli che si sono rassegnati a causa di una delusione per una sconfitta personale, chi non crede sia possibile uscire da tutto, scendere dalla giostra! Ecco, uscire da tutto. Ora si! Sono pronto a crederci.