domenica 4 agosto 2024

Carne in Scatola

 

La mia vittima

                                                            

mercoledì 17 luglio 2024

La vera droga

 Ogni giorno il Nutellificio di Alba, in Piemonte, produce circa 300 tonnellate di crema, un dolce fiume impressionante che attraversa le epoche, con lo stesso spirito di passione e qualità, regalando momenti di piacere. Amata da milioni di consumatori, facendo sorridere grandi e piccini, continua a stupire con le sue innovazioni, senza mai subire variazioni e mantenendo l’unicità della sua ricetta, il suo odore e il suo sapore inconfondibile. Nasce in Italia 60 anni fa ed è distribuita in quasi 100 nazioni nel mondo. E’ la protagonista indiscussa delle merende e regina incontrastata della fame chimica. È mitica, unica e intramontabile e, personalmente, mi chiedo perché ci sia segnata la data di scadenza. Circa vent’anni fa, per Natale, mia madre mi regalò il super vaso da 5 kg, e io fui capace di finirlo in otto giorni. Da quel momento mia madre decise che, se avessi voluto la Nutella, me la sarei dovuta comprare e col passare degli anni mi resi conto di aver sviluppato una vera e propria dipendenza da Nutella oltre a quelle che già avevo. Sono un nutellomane e in questo momento mi sto disintossicando anche da lei. Ero un fanatico dei vasetti da collezione, malato per questa crema alla nocciola da spalmare, da prendere a cucchiaiate o a coltellate e così innamorato al punto di usarla anche nel sesso. Solo al pensiero le mie papille gustative vanno in solluchero e, anche se sono in preda a un desiderio irrefrenabile, sono ben consapevole che se ne abuserò mi verranno i brufoli. Dal primo contatto col palato, la lingua e la gola, si crea un godimento assoluto e tutto l’apparato digerente richiede quella dolcezza pastosa che vorrei non finisse mai. Toglietemi tutto ma non la Nutella perché con un cucchiaino di felicità la giornata sa di buono, sperando di non dover mai immaginare che mondo sarebbe senza Nutella.

Davide Visentin

lunedì 27 maggio 2024

Bullismo, roba da deboli.

 C’è una nuova piaga che serpeggia e coinvolge tutto il pianeta. A dire il vero esiste da sempre ma mai come negli ultimi anni è stata una spina nel fianco della società. Purtroppo chi soffre di questo ennesimo fenomeno globale non ne parla a nessuno mentre invece bisognerebbe proprio parlarne. Da nord a sud i perfidi agitati dell’apparire non pensano alle conseguenze e alle ripercussioni del loro giudicare e insultare, e annoiati e insoddisfatti si riuniscono in branchi che sfogano le loro frustrazioni sull’anello debole creando malessere a chi ha già problemi di introversia ed è incapace di reagire. Bande di incattiviti si accaniscono prendendo di mira i più deboli giocando a tutti contro uno e spesso nascosti dietro uno schermo. Nessuno passa inosservato ai radar degli haters e a finire in pasto ai lupi sono quelli fuori dal coro o dagli stereotipi dell’epoca, ma soprattutto sono quelli che non sanno difendersi. Maschietti prepotenti e femminucce tremende perseguitano e rivolgono i loro insulti ai secchioni, ai cicciottelli, agli omosessuali in erba, alle anoressiche, ai verginelli, alle bruttine, a chi ha difetti congeniti e a chi non può permettersi di vestire alla moda, e purtroppo è una moda che non passa di moda. Ragazzi, ma che cazzo vi dice il cervello, siamo nel 2024 e c’è già abbastanza odio nel mondo, senza tenere conto che chi riesce a sopravvivere ai bulli probabilmente col tempo diventerà una persona cattiva che sfogherà le sue problematiche sul prossimo debole di turno. Altri purtroppo si sono già suicidati perché troppo sensibili ed emotivi e non sono riusciti a reggere il confronto. Anche se virale. Le morali di questa triste favola, che non coinvolge solo i ragazzini, sono che avete perso di vista il fatto che siete lo spermatozoo che ha vinto su milioni e milioni e che invece di darvi al bullismo dovreste darvi al buddismo.

giovedì 4 aprile 2024

Ciao, Roger

 Comincio col dire che saranno parole rivolte a tutti quindi anche tu che fai solo presenza, prova ad ascoltare.

Se state leggendo questa lettera vorrà dire che non ci sarò più, che detta così mi viene da toccarmi e fare le corna, non ci sarò perché sarò partito per Bollate. Volevo semplicemente salutare tutti e sperando che questa lettera venga letta nelle prima ora dell’Oblò, dovreste esserci quasi tutti.

Intanto volevo ringraziarvi, sia tu che ascolti che sei stato come un fratello, sia chi mi dava solo il buon giorno, chi ha condiviso con me le mie ansie e chi mi ha sopportato. Tutti mi avete dato qualcosa, un regalo che porterò via con me.

Ho convissuto per parecchi anni forzatamente e vi assicuro che i legami che si creano qui è difficile trovarli in altre situazioni e quello che ti può dare questo posto è di gran valore. E tutti vi chiederete: e cosa ti dà sto posto? La verità? Niente! Niente se non gli dai la possibilità di farsi conoscere, non è difficile, mentre sei seduto ad aspettare che l’ora passi, prova a seguire quello che accade, non solo ti passa subito ma addirittura puoi apprendere qualche nozione nuova… fidati, funziona! E poi non ti dà altro che un’occasione, l’occasione di usare te stesso, mi spiego: qui hai modo di scoprire le tue qualità o competenze, (che sta parola ci piace tanto qui), ed è bello , anzi stupendo scoprire di essere bravi a fare qualcosa che magari fa bene anche agli altri. È una bellissima emozione che si prova ed io ho avuto la fortuna di provarla anni fa ma non fui capace di starci, ora, con tutto quello che ho imparato qui sono pronto  a combattere la vita con le giuste armi. Dicevo che è bellissimo sentirsi così e lo dico soprattutto a voi giovani, mente lucida, corpo sano, ottime relazioni sociali, approfittatene adesso, ora è il tempo giusto! Ti sembra come se… non so… avessi voglia di sperimentare le tue nuove qualità lavorando per  migliorarle, costruendole e fortificandole in attesa di quel giorno. Non voglio farvi il pippone mattutino ma ci tengo. Auguro a tutti di riuscire a sfruttare questo posto e credetemi, chi ci cura ti tende una mano quando hai bisogno e vi consiglio vivamente  di farvi, ogni tanto una chiacchierata con uno di loro: è terapeutico: fidatevi!

Ciao a tutti e mi farò sentire

Roger mazzaro



domenica 31 marzo 2024

Un giovedì santo, ma "santo" per davvero

 

La sera del giovedì santo (il 28 di febbraio) siamo usciti per il coro, siamo andati a cantare nella chiesa di San Marco a Milano unendoci all’orchestra e al coro dell’Università Statale di Milano. È la prima volta, dopo tanti anni di carcere, che mi è stata data una possibilità come questa. Tutti sono stati molto gentili e disponibili, dalle dottoresse del nostro reparto La Nave, agli agenti – con alcuni dei quali ci eravamo già incontrati in altre carceri -, ai volontari, al direttore. Mi hanno anche dato la possibilità di passare un po’ di tempo con mia moglie e con mia figlia, anche se non era previsto. Abbiamo potuto mangiare pizze, focaccine, la colomba. E poi abbiamo partecipato al concerto che prevedeva musica di Puccini e di Faurè.Sebbene il nostro compito fosse abbastanza limitato è stata una bellissima esperienza, positiva ed emozionante. La chiesa era davvero gremita. Una volta finito il concerto gli agenti di loro iniziativa hanno chiamato mia moglie e la bambina per farmele salutare prima che noi tornassimo in carcere. E dopo aver ricevuto i complimenti di tutti (anche se, onestamente, non è che avessimo inciso granché sul risultato complessivo dello spettacolo) siamo rientrati a San Vittore felici e contenti.Grazie a tutti coloro che hanno reso possibile questo. Grazie davvero di cuore.

Marco Malugani

mercoledì 21 febbraio 2024

Un viaggio doloroso

 Vorrei iniziare dicendo che mia mamma è una donna molto forte e da quando sono bambino mi ha sempre sostenuto in tutto .

Auguri, mamma

 Con un sorriso, penso che tu hai iniziato a lavorare scrivendo articoli  come sto facendo io ora.

martedì 16 gennaio 2024

La Fretta



La mia domenica sana

 

 Proverò a raccontarvi una mia domenica … sana.

Oggi è festa! Ci alziamo presto, io, mia mamma e mio padre, con un unico obiettivo: andare a comprare l’agnello. Per l'occasione, si è unito a noi mio fratello che vive vicino con sua moglie. È una festa importante per noi, così aiuto a  uccidere l’agnello e a prepararlo e mentre le donne lo farciscono io e gli altri uomini di casa prepariamo il fuoco. Sono feste importanti che aiutano a mantenere unita la famiglia. Prima di pranzo, tutti noi uomini siamo andati in Moschea a pregare e subito di corsa a casa, a mangiare tutti insieme. All’improvviso mi viene un pensiero, veloce, d’impatto. Non mi sono fatto tutta la mattinata e non ho intenzione di farlo. Non c’è nulla che mi manca, l’amore della mia famiglia, il cibo in tavola e anche la mia fame. Sto bene ma se per passare tutti i giorni “pulito” devo ammazzare un agnello… faccio una strage. In ogni caso, è stata una bella giornata. 

Boualba Abdinabi