Agosto 2024, piazza Filangieri al numero 2, la città nella città è l’opposto della sua ospitante. Una si svuota rapidamente per le ferie estive, l’altra si riempie all’inverosimile. Si consumano giornate nate già bollenti girovagando per il piano o si prendono le scale per scendere di sotto, dove uno spiazzo di cemento dovrebbe anestetizzare le angosce di chi lo percorre. Ah, dimenticavo, noi del piano quarto siamo i privilegiati, non sono quelli sotto a essere privati dei diritti, siamo noi che godiamo di benefici. I giorni come granelli in una clessidra, li viviamo in continua ricerca della corrente d’aria favorevole, utile a far evaporare il sudore e ricevendo una sensazione di frescura. Nonostante l’ordinamento preveda di ventilare le stanze di pernottamento a seconda delle necessità, siamo noi detenuti a doverci fare carico dell’acquisto di ventilatori per non annegare nel sudore. La climatizzazione è riservata a uffici e aule per i colloqui dove si esige una parvenza di umanità. Alcuni compagni di sventura vivono la loro detenzione in otto e si dividono una cella di circa ventisette mq, ma non dobbiamo lamentarci: di giorno dalle 8.30 alle 19.00 possiamo liberamente razzolare per il piano dove troviamo ristoro e refrigerio. Senza scherzare, gli ultimi dati ci svelano percentuali spaventose, a San Vittore più del duecentoventi per cento di sovraffollamento. Mentre qui si contano file di detenuti e agenti di polizia penitenziaria morti, mi accorgo che dall’altra parte della barricata si tace, l’argomento è tabù e per molti lì fuori si dovrebbe “buttare via la chiave”, quando invece nei palazzi della politica si depenalizzano i reati commessi dai cosiddetti colletti bianchi, per non far soffrire chi ha già dato tanto alla collettività, e non merita la gogna. Ironia a parte, i giorni qui dentro devono necessariamente scorrere, le nostre attività, anche con qualche rattoppo per l’assenza di operatori ora in vacanza, continuano. I nostri amici dell’art.17 non mollano e ci accompagnano settimanalmente nel trattare piacevoli argomenti. Loro no, non si arrendono e non vogliono rinunciare a quello che fanno per noi, uno dei pochi lati positivi di un’estate vissuta da detenuti. La condizione di stallo affievolisce i pensieri orientati alle prospettive, sinceramente io stesso fatico ad andare avanti, mi sento come un pezzo di carne depositato in una pentola, lasciato a frollare per lunghi periodi circondato da ortaggi appassiti. Cerco di non pensare a ciò che mi assilla, anche là fuori, adesso, mi troverei ad affrontare problemi che da solo mi stordirebbero, vivo uno stato di riflessione su chi e cosa mi ha portato a essere detenuto, nutro continui stati di ambivalenza pensando alle responsabilità cercando di sviscerare ogni argomento che riguarda i miei affetti, quelli che dovrebbero essere dalla mia parte e che ritrovo contrari nei miei pensieri. Spero che passi in fretta questa porzione di detenzione e aspetto che i mesi successivi mi portino a raggiungere traguardi che per me sarebbero nuovi inizi, lasciandomi alle spalle questo momento senza dimenticare ciò che mi ha portato qui.