lunedì 28 giugno 2021

Un passo alla volta

Ieri sera mi sono messo a scrivere facendo delle riflessioni qui, alla Nave, Rivedendomi, da quando sono salito a bordo,  mi vedo cambiato in meglio, più lucido e sempre più convinto a riprendere in mano la mia vita, rendendola più sana ed equilibrata. Sono consapevole che ci vorrà del tempo ma, un passo alla volta ce la farò,  per me e  per la gioia più grande che la vita mi ha regalato: mia figlia. Mi trovo molto bene e molto a mio agio nei gruppi con la dottoressa Bertelli, che mi mette molto a mio agio e mi stimola  a imparare a guardarmi dentro, a lavorare su me stesso e le mie fragilità, aprendomi così a nuove emozioni. Non che prima non ne avessi, ma si erano congelate a causa della mia vita dissoluta e degli eccessi che vivevo. Mi rendo conto che sono solo all’inizio di un percorso che non sarà breve, ma lo sto affrontando con  buoni propositi, per dimostrare a me stesso  che posso migliorarmi come uomo e , come dicevo, un passo alla volta ce la farò.

Grazie per questa opportunità che mi state dando: sono sempre più certo di averne bisogno, grazie ancora

Enzo Bono

Finti mondi, finti amici.

              

Vorrei raccontarvi uno spaccato del mio vissuto nella città di Milano.
Sono uscito dopo parecchi anni di carcerazione a Bollate, e ho iniziato a lavorare nel mondo della ristorazione milanese come cuoco, in due ristoranti di ottimo livello. 
Durante il mio lavoro conobbi una ragazza che mi introdusse alla movida milanese della Milano bene e ricca.
Un mondo a me sconosciuto dal quale rimasi abbagliato e affascinato.
Gente altolocata, nel mondo della moda, del design, industriali e della finanza. Bellissime donne e uomini molto importanti. Andavo a feste private, a eventi in posti molto esclusivi di gran lusso, e
per integrarmi nell'ambiente e non sentirmi escluso cominciai a consumare in modo cospicuo sostanze stupefacenti, alcol e sesso.
Dimenticai così tutte le sofferenze vissute in passato. Ma lentamente, mi accorgevo che era un mondo effimero, falso, privo di valori e sentimenti, dove tutto girava per interesse e opportunismo, circondato da persone finte, vuote, fondamentalmente sole.
Cercavo di allontanarmi da quel mondo, ma l’uso delle sostanze, le amicizie fittizie, continuavano a tenermi ancorato a quell' ambiente vuoto, e alla fine mi hanno fatto rientrare in carcere.

Sbagliare è umano ma perseverare è diabolico.

Questa volta ce la farò.

Armand Hyska

Tornare ad una vita normale

  

Oggi è uno di quei giorni molto pensierosi e a me fa bene scrivere qualcosa riguardo a quel che mi passa per la testa.
Come sempre i miei primi pensieri sono rivolti alle mie due figlie, che purtroppo non posso vedere e neanche sentire, cosa che mi causa molta sofferenza e tristezza. 
Questa carcerazione è un po’ diversa dalle carcerazioni che ho avuto in passato: a parte i 3 mesi che ho passato al carcere di Bollate nel 2013, era dal 2006 che non entravo in carcere. Tutte le carcerazioni precedenti, che non sono poche, le ho trascorse non essendo padre e adesso che lo sono ho una sofferenza in più avendo due figlie che mi aspettano fuori e sentendomi in colpa per non essere loro vicino.
Pensavo di aver dato una svolta alla mia vita. Nel 2007 riuscii a smettere di drogarmi e di conseguenza cambiai stile di vita, lavorando, svolgendo una vita normale  e avendo due relazioni molto importanti.
La prima con Alessandra, una convivenza durata quattro anni, la seconda, la più importante, con Teresa che è la mamma delle mie figlie. Sono rimasto pulito dalle sostanze per 11 anni e conTeresa ho convissuto per 7 anni circa. Dopo la separazione con lei e di conseguenza con i miei figli, non ho retto la situazione che si è creata e mi sono trovato nuovamente a vivere da solo. Ho perso anche il lavoro perché non mi è stato rinnovato il contratto e purtroppo senza neanche rendermene conto sono ricaduto nel drogarmi prima con l’alcool e poco dopo pure con cocaina ed eroina. In un attimo mi sono ritrovato nello stesso punto che avevo lasciato 11 anni prima e ovviamente ho ripreso lo stile di vita che mi ha portato a delinquere ancora e all'arresto.
Ho già avuto una condanna in primo grado di 7 anni e 2 mesi e spero che in appello la riducano. Tra qualche giorno avrò un'altra udienza per quanto riguarda la gestione genitoriale: non so come andrà. ma mi sento di aggiungere che Alberto si rialzerà e riprenderà il suo cammino sano che ha portato avanti per 11 anni e aggiungo: “ Signore concedimi di accettare le cose che non posso cambiare, la forza di cambiare quelle che posso e la saggezza di riconoscerne la differenza”
Alberto Sondo

lunedì 21 giugno 2021

Aiutare gli altri è aiutare se stessi.

Anche gli angeli, indignati, inorriditi da tanta violenza, piangono la morte inaspettata di quei due bimbi uccisi ad Ardea. E anche il mio cuore piange, perché è come fossero stati anche miei figli. Mi chiedo se in questa vita non meritata, abbia protetto con tutto me stesso i miei figli, i miei cari. Se gli sia stato accanto nella gioia come nelle difficoltà. Mi rispondo che anche io ho una colpa, quella di aver vissuto con egoismo, mettendo sempre me stesso al centro di tutto, senza curarmi di chi mi stava accanto, preda del narcisismo, della ricerca del benessere, anche se alla fine non sono neppure riuscito in questo. Ho nutrito solo la mia superficialità, senza adempiere ai miei doveri di uomo. Devo capire, senza giustificazioni e alibi, che anch'io posso dare un contributo, quanto meno a chi mi sta vicino. Tutti noi possiamo aiutarci a vivere meglio, ad essere protagonisti attivi della vita, un'opera così complessa che non la si può affrontare da soli. Devo migliorare un'esistenza data in dono, pensare ad unire ciò che si allontana. Fare ciò ti rende grande e ti fa realizzare cose ancora più grandi e belle. Sono ferito per ciò che è successo, due anime innocenti e un anziano, spenti senza alcun motivo. E sono anche addolorato per chi ha commesso questo atto terribile, inconsapevole del grandissimo dolore arrecato a tutti noi, solo perché non è stato in grado di dire "Aiutatemi, non sto bene", quattro parole che per vergogna o orgoglio sono difficili da pronunciare. Per me, sarà un ricordo da tenere vivo per avere la forza di aiutare gli altri, perché farò in modo che il dolore degli altri sia anche il mio.


Sergio Fini