mercoledì 15 aprile 2020

La Giustizia ci aiuti


Sono Stefano Puleo e sono arrivato alla Nave il 10 ottobre scorso. Mi sono subito ambientato con i nuovi compagni del piano, facendo amicizia con tutti loro. I problemi sono iniziati quando hanno bloccato i colloqui con i familiari, così importanti per noi detenuti. Si percepiva tensione, l'aria era pesante, anche se mai avrei pensato che si potesse arrivare ad una rivolta. Credo che anche le notizie provenienti da altri carceri, che parlavano di rivolte in atto, abbiano contribuito a far esplodere la situazione a San Vittore. Per quanto riguarda noi della Nave, ci siamo trovati in mezzo alla rivolta proveniente dai piani più bassi, senza poter fare altro se non a proteggere le nostre celle. Quando tutto è finito, è restata solo la paura di essere accusati per quanto accaduto, aggiungendo un'altra pena da scontare senza aver fatto nulla per meritarla. Adesso siamo qui, chiusi in cella avendo solo qualche ora d'aria. Così, altre sofferenze si aggiungono a quelle che avevamo già. La preoccupazione principale è legata alle nostre famiglie là fuori. Io ho qualche familiare positivo al virus, alcuni in quarantena, altri ricoverati in terapia intensiva e la mia speranza è solo quella di poter usufruire dei domiciliari per stare loro vicino. Mi aspetterei dalla giustizia che consideri con attenzione la possibilità di un indulto o, appunto, dei domiciliari, prima che il virus abbia la meglio anche in carcere o che scoppino altre rivolte. Stiamo però cercando di essere forti e di non arrenderci. Un' ultima cosa: un grande grazie a tutti gli operatori, medici ed infermieri che si stanno sacrificando rischiando la loro vita e un pensiero a tutti quelli che la vita l'hanno purtroppo persa.
Speriamo sempre per il meglio e di essere forti per affrontare questa vita.

Stefano Puleo

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