sabato 18 aprile 2020

Non meritiamo un'altra condanna

La preoccupazione è forte e l’atmosfera pesante. La paura del virus ci angoscia. Assistiamo alla decimazione della generazione del ’40. Se ne vanno le sagge persone che sulle macerie del Dopoguerra hanno ricostruito il nostro Paese. A loro va il nostro pensiero e cordoglio più sincero ed affettuoso. Qui in carcere, si vive un regime molto stretto: non avere alcun contatto con i familiari è straziante, soprattutto per il senso di impotenza che ci coglie sapendoli fuori. Siamo qui per riabilitarci e riacquisire tutti i nostri diritti, quindi ci appelliamo a chi gestisce gli istituti di pena, perché comprendano la sofferenza di stare chiusi 21 ore al giorno (per alcuni 24 su 24) in celle di 3 metri per 4, angosciati da ciò che avviene ai nostri cari. Si sente poi parlare della possibilità  di reparti Covit 19 all’interno del carcere e questa è una preoccupazione in più, perché in un ambiente come questo noi, gli agenti e chiunque lavori qui saremmo gravemente esposti e rischieremmo di ammalarci come è successo nelle case di riposo. Ci rimettiamo a chi ha in mano il nostro destino: non sarebbe giusto ricevere un’altra e più seria condanna quale è il coronavirus.

Michele De Biase


Nessun commento: