Siamo tutti convinti che basti pensare, o dire e poi si una cosa si fa. Io credo che le cose si pensino, si facciano e solo allora se può parlare. Il rancore, più o meno, lo vedo così. Lo pensi ossia lo provi, ce l’hai quindi lo fai e poi te lo porti, ne parli e lo metti in pratica. Vi confesso che anch’io provo rancore, cerco di non soffermarmi sul pensiero, non rimugino perché so che non fa bene, non provo rancore verso le persone, ma verso le loro azioni. Però so anche che siamo esseri umani e non siamo perfetti, ci possiamo sbagliare e magari è una nostra debolezza, una cosa che abbiamo ereditato dai nostri antenati, un sentimento che impariamo e, che nostro malgrado, coltiviamo, è qualcosa che cresce dentro di noi e si alimenta costringendoci ad agire, se non stiamo attenti. Odio chi mette in difficoltà le altre persone per salvare il proprio culo, odio l’ipocrisia delle persone perché è molto più facile vedere lo stuzzicadenti che ha l’altro nell’occhio che vedere l’albero dentro il proprio. Odio l’ingiustizia, anche se a volte sono ingiusto anch’io. Mi danno fastidio molte cose, però con l’esperienza cerco di comportarmi di conseguenza! Il rancore penso sia un gradino più su, qualcosa di forte perché non fai che pensarci, è insopportabile e vuoi farlo finire, vuoi agire e dare sfogo alla cattiveria per il male che uno prova. Questo non è bello, perché logora!
Pedro Gomes
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