E' in uscita il numero di maggio dell'Oblò, il giornale dei detenuti del reparto La Nave di San Vittore che questo mese è interamente dedicato ai ricordi di giovinezza: il nostro primo bacio, vero, sognato, immaginato, ma che comunque ci ha introdotto in qualche modo nel complicato mondo dei sentimenti.
Il numero è in distribuzione gratuita nelle librerie Feltrinelli di Milano. La versione in pdf è visionabile cliccando qui

mercoledì 29 maggio 2019
lunedì 27 maggio 2019
"Buon vento Marinai!"
Tre neo psicologhe, allieve del dottor Farina all’Università Cattolica, hanno passato qualche mese con noi, al reparto La Nave, per il loto tirocinio. E alla fine della loro esperienza ci hanno scritto questa lettera che pubblichiamo con grande piacere.
Cari Marinai,
vorremmo ringraziare innanzitutto voi e gli operatori per la preziosa opportunità che ci avete concesso. Abbiamo scelto di intraprendere questa esperienza senza però sapere bene cosa aspettarci, forse perché nessuna di noi tre si sarebbe aspettata di incontrare tanta umanità e voglia di riscatto. Abbiamo apprezzato in particolare la vostra voglia di mettersi in gioco, aprirsi e condividere con noi un pezzo della vostra storia di vita. Insomma, siamo partite forse con l'idea di uscire dal contesto universitario e imparare nuove nozioni, ma quello che abbiamo ricevuto è stato molto di più, sia dal punto di vista professionale futuro che umano. La lezione di educazione alla legalità ci ha molto colpite soprattutto per l'interesse con cui avete affrontato le tematiche, ricordiamo ad esempio il prezioso contributo di chi, in merito alla questione della legittima difesa, abbia dato poi modo di aprire un capitolo significativo quale quello della giustizia riparativa. Abbiamo notato la profondità e la delicatezza di molti di voi nel sapersi guardare dentro e cercare di trovare qualcosa di più di un reato e di una condanna. Anche durante le lezioni di educazione alla salute molti di voi ci hanno lasciato segnali importanti della vostra voglia di cambiamento, la paura di ricadere in circoli viziosi, la paura di alcuni di uscire, di perdere la stabilità che il percorso alla Nave garantisce. È stato sicuramente difficile per noi scrivere questa lettera, avendo condiviso con voi solo una parte del vostro piccolo percorso, possiamo però dire che questi due incontri ci hanno aiutato a fare i conti non soltanto con la nostra professione futura, con un funzionamento mentale su cui lavorare, con teorie, libri, etc., ci hanno soprattutto aiutate a vedere l'umano al di là del problema, a capire che si può sempre migliorarsi e crescere, noi come studentesse e future professioniste e voi come uomini che lavorano per cambiare una strada che spesso dalle vostre parole è parsa già essere segnata in partenza dalle vostre storie di vita. Possiamo quindi ringraziarvi ancora una volta per averci concesso di entrare a far parte anche per poco del vostro percorso. Vi lasciamo con questa frase, che forse meglio riuscirà a rendere palese la nostra gratitudine: “Che tu possa avere sempre il vento in poppa, che il sole ti risplenda in viso e che il vento del destino ti porti in alto a danzare con le stelle”.
Arianna, Silvia e Federica
Tirocinanti del Dott. Farina
Università La Cattolica – Milano
Cari Marinai,
vorremmo ringraziare innanzitutto voi e gli operatori per la preziosa opportunità che ci avete concesso. Abbiamo scelto di intraprendere questa esperienza senza però sapere bene cosa aspettarci, forse perché nessuna di noi tre si sarebbe aspettata di incontrare tanta umanità e voglia di riscatto. Abbiamo apprezzato in particolare la vostra voglia di mettersi in gioco, aprirsi e condividere con noi un pezzo della vostra storia di vita. Insomma, siamo partite forse con l'idea di uscire dal contesto universitario e imparare nuove nozioni, ma quello che abbiamo ricevuto è stato molto di più, sia dal punto di vista professionale futuro che umano. La lezione di educazione alla legalità ci ha molto colpite soprattutto per l'interesse con cui avete affrontato le tematiche, ricordiamo ad esempio il prezioso contributo di chi, in merito alla questione della legittima difesa, abbia dato poi modo di aprire un capitolo significativo quale quello della giustizia riparativa. Abbiamo notato la profondità e la delicatezza di molti di voi nel sapersi guardare dentro e cercare di trovare qualcosa di più di un reato e di una condanna. Anche durante le lezioni di educazione alla salute molti di voi ci hanno lasciato segnali importanti della vostra voglia di cambiamento, la paura di ricadere in circoli viziosi, la paura di alcuni di uscire, di perdere la stabilità che il percorso alla Nave garantisce. È stato sicuramente difficile per noi scrivere questa lettera, avendo condiviso con voi solo una parte del vostro piccolo percorso, possiamo però dire che questi due incontri ci hanno aiutato a fare i conti non soltanto con la nostra professione futura, con un funzionamento mentale su cui lavorare, con teorie, libri, etc., ci hanno soprattutto aiutate a vedere l'umano al di là del problema, a capire che si può sempre migliorarsi e crescere, noi come studentesse e future professioniste e voi come uomini che lavorano per cambiare una strada che spesso dalle vostre parole è parsa già essere segnata in partenza dalle vostre storie di vita. Possiamo quindi ringraziarvi ancora una volta per averci concesso di entrare a far parte anche per poco del vostro percorso. Vi lasciamo con questa frase, che forse meglio riuscirà a rendere palese la nostra gratitudine: “Che tu possa avere sempre il vento in poppa, che il sole ti risplenda in viso e che il vento del destino ti porti in alto a danzare con le stelle”.
Arianna, Silvia e Federica
Tirocinanti del Dott. Farina
Università La Cattolica – Milano
Ciao Direttore
Ciao Direttore
Va in pensione il Provveditore alle carceri, il Dr. Luigi
Pagano, per molti di noi il Direttore Dr. Pagano. Va in pensione un pezzo di
storia delle carceri milanesi e italiane. Primo tra tanti ad impostare, già
molti anni fa, un modello di carcere fuori dagli schemi, assolutamente
innovativo che metteva al centro la rieducazione, il trattamento ed il lavoro
intra murario nonché extra murario per le persone detenute, anzi per i ragazzi,
come diceva lui. Creatore del “modello Bollate” e sostenitore sino alla fine
della sua carriera del concetto che il carcere dovrebbe essere solo l'extrema
ratio, ma soprattutto un luogo, seppur restrittivo, in cui deve essere
investito del tempo, del lavoro degli operatori, oltre che essere un luogo di
lavoro e di formazione atta a colmare quelle lacune che inducono molti a
commettere reati, un luogo di reinserimento della persona nella società, un
luogo di umanità, insomma un carcere aperto al cambiamento. Tutti gli studi più
recenti a livello mondiale sul mondo carcerario dimostrano che è
necessario investire sul trattamento negli istituti di pena per ridurre la
recidiva e che i modelli americani, “Law and order”, sono fallimentari, oltre che molto più costosi per i contribuenti. Non serve costruire nuove carceri,
è un’utopia che non verrà mai realizzata per via appunto dei costi, ma bisogna far funzionare quelli esistenti. Ricordiamo con piacere gli ultimi anni della
sezione Penale di San Vittore, il vero Penale, in cui la maggior parte dei
detenuti usciva al lavoro esterno in Art. 21, ricordiamo Cico Monopoli
lavorante per anni in portineria che parlava sempre e solo di Milan, il grande
Don Luigi, il comandante Muscariello, il vice comandante Fusco, l'Ispettore
Procaccini con il suo portachiavi della Sardegna (spesso usato per “minacciare
di trasferimento” chi faceva casino), l'Ispettore Beautiful (che purtroppo è
venuto a mancare) e tutti i detenuti che lavoravano negli uffici del primo
reparto che aprendo la mattina davano vita a “Radio Carcere”, sempre in onda
per 365 giorni all'anno. La presenza del Dr. Pagano e la sua umanità erano
percepite in tutti i reparti, si è adoperato per risolvere le problematiche di
molti, anche a livello clinico seguendole in prima persona, pur con tutte le
carenze strutturali di un carcere antico e storico come San Vittore (il
modello Bollate in realtà era già attivo!). Questa lunga quarantennale carriera
lo ha visto inoltre entusiasta sostenitore della creazione del Reparto “La
Nave”, visto all'epoca, si parla del 2002, con circospezione dai molti, tanti
scettici, che trovavano il progetto privo di speranza. Grazie alla sua
determinazione ed ostinazione, insieme al Dr. Foà, alla Dr.ssa Bertelli e alla
Dr.ssa Pellegrini questa creatura è ad oggi e nel tempo diventata simbolo di
rinascita, rieducazione e riscatto per centinaia di persone che sono riuscite
ad affrancarsi dalla tossicodipendenza, spesso innesco di una bomba che portava
a commettere reati. Molte vite ritrovate, riconquistate, sane e felici. Oggi
dunque ci saluta l'uomo che ha creduto nelle persone e nel valore delle stesse,
in cui crede e sempre crederà, pur con l'amara consapevolezza che le cose
oggigiorno sono nettamente in contrasto con il suo pensiero, il pensiero di un
uomo che già molti anni fa aveva capito come gestire le strutture
penitenziarie.
Ciao Direttore
Stefano Piva
Pino
Puglisi
Lorenzo Zanoccoli
lunedì 13 maggio 2019
Un regalo da Düsseldorf per La Nave
Questo è il racconto di una bella notizia istituzionale,
diciamo così, e di un atto di generosità umana. Cominciamo dalla prima.
Gli Amici della Nave – e con loro il reparto La Nave di San
Vittore – hanno varcato i confini italiani e avviato la prima collaborazione
internazionale: l’associazione Amici della Nave ha infatti instaurato un
rapporto di collaborazione ufficiale con l’associazione culturale Italia
Altrove di Düsseldorf (http://italia-altrove.com/index.php)
che dal 2013 ha l’obiettivo di promuovere e diffondere la conoscenza e della
cultura italiana in Germania.
Tutto è cominciato qualche settimana fa con un incontro
organizzato da Italia Altrove proprio a Düsseldorf,
nella Sala Grande del Theatermuseum, nell’ambito di una serie che aveva già
visto la partecipazione di italiani molto importanti: tra gli ultimi in ordine
di tempo l’astronauta Samantha Cristoforetti. L’incontro era dedicato
all’importanza di raccontare e condividere, oltre ai problemi e le criticità
della nostra società, anche le esperienze positive che si compiono poiché la
conoscenza delle “buone pratiche” genera emulazione, fiducia, e alla fine buoni
esempi ulteriori.
In quel contesto sono state presentate tra le altre cose le
varie attività portate avanti all’interno del reparto La Nave, come l’Oblò e il
Coro, oltre alle iniziative più importanti realizzate fino a quel momento
dall’Associazione Amici della Nave, come la mostra “ti Porto in prigione”
terminata il 20 gennaio scorso alla Triennale di Milano. L’incontro è stato uno
scambio talmente ricco che al termine molti membri di Italia Altrove hanno
deciso di associarsi anche tra gli Amici della Nave. Non solo. A seguito dello
stesso incontro, come si diceva, le due associazioni hanno deciso di instaurare
una collaborazione ufficiale: in primo luogo per tenersi reciprocamente
informate sulle varie iniziative promosse e in secondo luogo per studiare la
possibilità di promuoverne anche insieme in futuro. Questo è il link che documenta
il tutto: http://italia-altrove.com/index.php/collaborazioni.
Non solo: adesso c’è l’atto di generosità.
Una delle socie di Italia Altrove, infatti, proprio in quei
giorni compiva gli anni. Non aveva mai sentito parlare degli Amici della Nave
prima di quell’occasione. Ma per prepararsi all’incontro aveva chiesto di
ricevere il catalogo della mostra “ti Porto in prigione”, che aveva poi
ricevuto in versione pdf. Quando lo ha letto ha deciso di diffonderlo tra gli
amici che avrebbe invitato alla sua festa di compleanno. E ha chiesto loro che
come regalo, anziché comprare qualcosa per lei, facessero una donazione
all’associazione Amici della Nave. Bene. La donazione complessiva fatta da quelle
persone mai viste, tra sostegno in forma di associazione e atti di pura
liberalità, ha superato i 700 euro.
Non serve aggiungere alcuna parola, per commentare un gesto
che si commenta da solo, salvo il grazie degli Amici della Nave e di tutti i
marinai. Dal profondo del cuore.
Paolo Foschini
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