martedì 23 luglio 2019

Pensieri notturni sul "Viaggio in carcere"


Nel cuore della notte non riesco a prendere sonno... continuo a ripensare a un documentario che ho visto in questi giorni insieme ai miei compagni di detenzione. Era il documentario del “Viaggio nelle carceri” dei Giudici della Corte Costituzionale che hanno visitato diversi istituti penitenziari, per vedere dall'interno la vera realtà, nuda e cruda, della vita dei detenuti, la nostra realtà. Ritengo che sia stata un'iniziativa fantastica al fine di sensibilizzare sia l'opinione pubblica che gli stessi membri della Corte. Leggere atti processuali è ben diverso dal “toccare con mano la realtà” e dal parlare con le persone ascoltando le loro storie personali, nonché i loro trascorsi. Vedere quel documentario mi ha toccato molto, ho visto altri detenuti, anche di diverse etnie, raccontare le loro storie e in alcune rivedo me stesso. Per esempio il non essere riuscito a costruire qualcosa di solido nella mia vita e ho condiviso la loro e la mia preoccupazione per ciò che sarà di noi una volta fuori dal carcere, un'altra volta...

Ripartire sempre da zero con il “peso dell'etichetta” che noi stessi ci siamo creati! Ho visto persone abbattute e con poche speranze, altre che hanno raggiunto una certa età e che quindi si interrogano su cosa potranno fare, oltre al fatto che non sanno ancora come gestire il “vuoto” che si sono lasciati alle spalle.

Mi ha colpito anche il profondo dolore delle detenute con le loro diverse storie, ma ancor di più vedere bambini piccoli e innocenti, raggruppati tutti insieme come fossero in ospedale, come se fossero appena nati. Loro non hanno nessuna colpa, ma sono costretti a vivere come emarginati senza godere dei loro beati sogni e l'amore di cui avrebbero diritto come tutti gli altri bambini che fortunatamente crescono insieme ai genitori. Penso che i bambini sono un dono prezioso, sono i primi che soffrono e risentono della nostra mancanza dovuta certamente ai nostri errori. Chissà quante domande si porranno a cui non riusciranno a dare una risposta... Alcuni si sentiranno abbandonati e altri nutriranno rancore verso gli stessi genitori che li hanno messi al mondo.

Vorrei concludere con una nota positiva, ovvero pensando a persone come la dottoressa Cartabia che si è dimostrata sensibile all'ascolto dei nostri problemi, pur non avendo le risposte da darci. A volte per noi è importante anche solo parlare con qualcuno che ci ascolta. Sentendola parlare dal vivo e vedendola con i miei occhi mi ha infuso fiducia, sono convinto e spero sempre che tutto possa migliorare anche se a piccoli passi, l'importante è che la direzione sia quella giusta.


Michele Ferraro


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