Stavamo leggendo un
articolo, seppur di qualche anno fa, che parla del carcere di Halden in
Norvegia. Il Time l’aveva definito “la
prigione più umana al mondo”. Al suo interno tutti devono lavorare o
studiare perché tutti devono uscire con un pezzo
di carta per potersi inserire nel mercato. La prigione aiuta nel
collocamento. In Italia probabilmente non abbiamo un mercato del lavoro così
florido come quello norvegese, ma siamo conviti che se si investisse di più in
trattamento/formazione probabilmente la recidiva italiana sarebbe più bassa
dell’attuale (20% norvegese – 69% italiana) e quindi l’investimento fatto nel
tempo sarebbe un risparmio certo. Il direttore dell’istituto norvegese diceva
che qualsiasi ex detenuto potrebbe in futuro diventare casualmente suo vicino
di casa e che quindi lui “non vorrebbe un
vicino di casa rabbioso che ha passato anni rinchiuso nell’ozio!”.
AA&SP
…E dove gli incontri intimi favoriscono la rinascita
Qualsiasi detenzione
interrompe bruscamente i rapporti affettivi, limitandoli a poche ore mensili.
Molte famiglie si sfaldano perché costrette a pagare, per unica responsabilità
del condannato, una pena per un reato che non hanno commesso. Un articolo di
ristretti.it ci spiega che in Svizzera, Spagna, Russia, Albania, Kazakhstan,
Qatar, Turchia, Costarica, Israele, Messico, Canada e in alcuni stati degli Usa
è possibile effettuare colloqui intimi in carcere. Che cosa significa? Che per
coloro che lo desiderano è possibile effettuare dei colloqui solitamente di
alcune ore trascorrendo del tempo in assoluta intimità con il proprio
partner. È vero che in un rapporto di
affettività non esiste solo l’intimità, la sessualità, ma sicuramente sono
parti integranti. Secondo The Economist molte ricerche suggeriscono che i
colloqui intimi non solo riducono la violenza in carcere, ma riducono la
recidività anche dopo il carcere, in quanto aiutano a mantenere vivi i legami
familiari.
AA&SP
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