“Stefano Cucchi, nato
in Albania il 24/10/1975 e in Italia senza fissa dimora, pregiudicato”. Queste
erano le prime righe del verbale di arresto, un copia e incolla mal riuscito di
un precedente verbale, e furono l’inizio di uno dei capitoli tra i più oscuri
della giustizia italiana. Stefano, fermato in ambito di attività di prevenzione
da una pattuglia dei Carabinieri nei pressi della Chiesa di San Policarpo a
Roma, era stato trovato con 2 grammi di cocaina – divisa in 3 confezioni – 12
pezzi di hashish – per un totale di 20 grammi – 2 pasticche di ecstasy e 90
euro in banconote di diverso taglio. Doveva essere solo fotosegnalato, il resto
è storia. Finalmente, dopo 10 anni, un Tribunale ha scritto che Stefano non è
morto perché era un “drogato di merda con
un cuore da vecchio”, ma per lesioni provocategli da chi avrebbe dovuto
tutelarlo, anche qualora fosse stato drogato. Fu un omicidio. Lo Stato deve
essere sempre in grado di affermare il principio di uguaglianza di ciascuno di
fronte alla Legge, diversamente verrebbero meno le basi della nostra vita
democratica.
AA&SP
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