sabato 25 aprile 2020

Una giornata ai tempi del Coronavirus

Ciao, compagni marinai. Volevo raccontarvi come sto vivendo la mia carcerazione in questo periodo. Innanzitutto, non usufruisco dell’ora d’aria, visto che da due mesi dicono di evitare i contatti, di stare a casa. I miei compagni di piano sono tutti sani, ma non ho notizie delle condizioni degli altri piani. Così, sto in cella 24 ore al giorno, tranne quei dieci minuti dedicati alla telefonata ai miei cari sperando che stiano tutti bene. In primis mia madre di 84 anni. So, che prima o poi la perderò ma non vorrei fosse per questo virus. Come al solito mi sveglio alle 8, caffè, sigaretta e poi la cella resta tutta per me, visto che il mio compagno va all’ora d’aria. Mi affaccio alla finestra e guardo viale Papiniano: mai vista così deserta. Osservo le persone in piazza Aquileia che portano i loro cani a fare i bisogni, e mi viene subito tristezza, pensando al mio Argo, che non vedo ormai da un anno e che mi manca molto. A mezzogiorno si mangia, alle 15 un po’ di tele e poi mi metto a preparare qualche manicaretto per la sera. Alle 18 mi affaccio alle sbarre della cella e scambio qualche parola col mio dirimpettaio Eddy Mecani, sfogando tutta l’incazzatura per la situazione. Poi cena, TV ed è già l’una e trenta, ora di dormire. Buonanotte a tutti voi e speriamo nel domani. Chiudo lamentando la scarsa considerazione di cui godiamo noi detenuti, soprattutto da parte del ministro della Giustizia Bonafede.

Michele De Biase

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