mercoledì 24 novembre 2021

Un saluto da Bollate

 Bollate, 10/11/2021

 

Carissimi compagni di sventura, ho deciso di scrivervi approfittando del fatto che la settimana prossima verranno qui da noi al carcere di Bollate i volontari Renato, Fabrizio e Paolo per partecipare alla redazione di “Carte Bollate”, il giornale simile al vostro (e anche un po’ mio) “Oblò. E’ impossibile dimenticare i tre anni passati con voi alla “Nave”. Ero sicuramente un uomo diverso, pieno di problematiche legate alla droga e al gioco d’azzardo. Allora non sapevo cosa fosse, la “Nave”, non ero tra quelli che salivano in reparto solo per vivere la carcerazione in maniera più soft, semplicemente me lo proposero ed io accettai. Al principio, il fatto di dovermi attenere alle regole che vigevano mi faceva sorridere, infatti non ne rispettavo neppure una. Col tempo, però, imparando a mettere da parte il mio ego, guardandomi dentro e dando fiducia agli operatori, iniziai a mettermi in gioco, intraprendendo quel lungo e difficile cammino che mi ha portato in questo “ospedale” chiamato Bollate. Sono cambiato tanto, in meglio naturalmente, nel fisico e nella mente. Cerco di vivere ogni momento della giornata dandole un senso, cercando di trarre il meglio da ogni cosa, anche la più banale. Per questo non posso negare che la “Nave” mi è rimasta dentro e che le persone che ho incontrato in quei 3 anni hanno significato molto per la mia vita. Con loro si sono instaurati rapporti che proseguono ancora oggi. Molti sono liberi, molti in affidamento e alcuni (pochi per fortuna), come me, ancora in carcere. Io mi sono impegnato allo spasimo per limare le miei fragilità, ho cercato di mettere al servizio degli altri la mia esperienza. Le discussioni, gli scazzi, non sono mancati, certo, e voi lo sapete, vero care operatrici? Il merito della mia crescita va attribuito senza dubbio alle due Laure, a Olga, a Matilde, a Barbara, coadiuvate dall’esperienza della dottoressa Bertelli. Avete fatto un gran lavoro, mirato, che ha creato un legame affettivo. Abbiamo condiviso momenti di gioia, come le uscite con il Coro o l’incontro con la Cartabia, ma anche di rabbia, come quando, all’indomani della rivolta, ci trovammo a portare giù le macerie, salvando ciò che era scampato alla follia distruttiva di taluni. E proprio in quei momenti ho scoperto quanto tenessi alla “Nave”. Non ci siamo abbattuti e piano piano abbiamo ricostruito. Era da molto tempo che volevo fare giungere a tutta l’equipe i miei saluti. Ne approfitto anche per annunciarvi un progetto che ho in mente, ma per conoscerlo dovrete aspettare il rientro del Trio Lescano. In ogni caso, marinai, avete una grande opportunità, vivendo alla “Nave”. Sfruttate al meglio tutto quello che vi viene proposto, anche se non ne avete voglia, anche se la fatica della carcerazione vi opprime, anche se le tentazioni sono tante: cambiare è difficile ma avete l’obbligo di provarci! Avete vicino a voi delle valide professioniste, magari alle volte un po’ rompiscatole, ma che lavorano con grande passione e professionalità. Non buttate via il tempo. A voi e allo staff, anche i saluti di Alessandro Arisio dal carcere di Opera, con cui sono in contatto via mail. Vi pensa sempre con piacere. Un caloroso abbraccio anche ad Alda, l’ infermiera juventina: mi spiace abbiate un così grande distacco dalla capolista! Auguro a tutti voi compagni marinai di riprendere in mano la vostra esistenza da uomini liberi, liberi da tutto ciò che di ha danneggiato. In bocca al lupo!  

Marinaio per sempre!

 

Tiziano Scalzo

1 commento:

Unknown ha detto...

Bellissime parole che hanno descritto chiaramente il percorso fatto alla NAVE che ha avuto il risultato che si aspetta l' equipe, sono stato anch'io un marinaio e leggere mi ha ricordato una persona che era di fronte alla mia cella, alla fine letto la firma era Lui, Grande Tiziano