martedì 21 gennaio 2025

Mamma



Un anno dopo

È passato un anno, un anno da recluso qui a San Vittore. I primi giorni rifiutavo di realizzare quello che mi era accaduto. Non mangiavo e non parlavo, in me c’era solo rabbia, ma non cieca, sapevo bene quello che era successo e non accettavo nemmeno le spiegazioni che provavo a darmi. Odio e rabbia che non lasciavano spazio ad altri pensieri, mi addormentavo rabbioso e mi svegliavo ogni giorno sempre più consumato. Dopo qualche giorno il colloquio con un medico mi aveva donato un po’ di tranquillità, ma solo per qualche ora. Mi avevano comunicato il trasferimento in un altro reparto, al sesto lato B, dove ero stato assegnato inizialmente, si stava maluccio, sorvegliati a vista, senza il minimo necessario per mangiare e lavarsi, piatto doccia, lavabo e tazza in acciaio, copricalorifero in metallo e pochissimo spazio per muoversi. Stavo per essere spostato altrove e tutto mi sarebbe parso migliore di quel luogo iniziale. Così arrivai al primo raggio, terzo piano, dove trovai tutti i lavoranti del carcere. Si stava un po’ meglio, ma il reparto era vetusto e sovraffollato. Quattro mesi di attesa poi “La Nave”come alternativa, inizialmente rifiutai, non potevo saperne nulla e poi, tornando sui miei passi, ci volli salire. Iniziò il percorso che tuttora seguo, o per meglio dire e spiegare quello che sento, la metto così: qui abbiamo ricevuto un recipiente, ogni giorno riceviamo contenuti da riversarci, sta a noi fare in modo che ricadano nel nostro contenitore.  Io stesso ci metto qualcosa, dopo un po’ non nascondo che possa pesare, ma mi sforzo di reggerlo con una stretta che diventa sempre più forte, fino ad avere paura di mollarlo. Rimarrà sempre, e dico sempre, con me. Io e i miei compagni marinai abbiamo vissuto il tempo delle feste, forse il periodo più delicato per noi che abbiamo la testa e il cuore fuori da qui, vicino ai nostri cari e a tutto quello che abbiamo lasciato. Per questo ripenso a tutto il tempo passato qui a “La Nave”e mi rendo conto che in questo reparto non siamo mai lasciati soli, con generosità i nostri operatori e le nostre operatrici ci fanno sentire un po’ meglio con le iniziative e i gesti, che anche nei momenti di festa, compiono per farci sentire meno soli. Sono come delle madrine che amano viziare i propri figliocci con tutto quello che è permesso loro. Questo vale per tutto il personale del Serd di S. Vittore e vale per tutti i volontari e le volontarie che ci hanno permesso di vivere le feste nel modo più dignitoso e migliore che si possa in un carcere. Grazie anche ai miei compagni, da cui apprendo ogni giorno esperienze di vita. Talvolta diamo tutto per scontato o tutto per dovuto e di questo si accorgono, ma se pensiamo come sarebbe il reparto senza di loro, forse un grazie glielo dobbiamo davvero. Grazie operatori de “La Nave”, grazie volontari per aver reso meno faticosa la nostra permanenza qui e grazie per tutto il calore che ci fate sentire ogni giorno. Buone Feste!

Salvatore C. 

Un posto dove migliorarsi

 Ciao a tutti, vi voglio raccontare di un posto po’ particolare, un po' strano, ma anche molto interessante. Sicuramente in questo posto non tutti sono ben venuti e non tutti ne vogliono far parte, ma posso garantire una cosa: al di fuori di questo posto c'è molto pregiudizio  e magari da tante persone non vieni ben visto per colpa del pregiudizio. Al di là di tutto questo cosa posso raccontare di questo posto? Vi posso raccontare che sicuramente ci sono delle persone meraviglioseIn questo posto ci si confronta, ci si aiuta senza pregiudizio o se ci fosse non viene espresso. Questo posto ci aiuta a imparare anche questo, cioè prima di aver un pregiudizio qual esso sia, bisogna conoscere la persona che si ha davanti come facciamo qui perché tante volte ci si può rispecchiare  nella persone con cui  ci confrontiamo e quindi è come se avessi un pregiudizio su me stesso. Questo posto ci insegna a riflettere e a confrontarci prima di avere un pregiudizio su qualcuno, e devo dire che questo posto mi sta  sta aiutando anche a crescere e soprattutto a migliorare. Questo posto è particolare come vi ho già detto e magari sentire questa frase farà un po’ strano, ma a me questo posto piace, mi fa sentire vivo, il vero Andrea. Spero che non vi troviate mai in questo posto, ma se per caso vi ci doveste mai trovare, mi raccomando approfittatene per migliorarvi . Vi svelo il segreto di questo posto dove io sto bene che è la Nave di San Vittore, dove siamo tutti compagni ma soprattutto siamo tutti a navigare sulla stessa nave e sulle stesse acque.Ci tengo a ringraziare tutti i miei compagni, tutti gli operatori che mi stano aiutando ad essere una persona  migliore.  Grazie nave auguri di buon anno a tutti .

Il fiore più bello

Ciao amore di papà, ti penso ogni momento di ogni giorno, sei sempre nel mio cuore. Mi manchi tu, mi manca il tuo bel sorriso e il tuo profumo. Mi manchi in ogni istante e non vedo l’ora di abbracciarti forte forte tra le mie braccia. Avrei voglia di sentire la tua bellissima voce mentre mi chiami papà. Papà ti proteggerà sempre e prometto, amore mio, che quando tornerò da te ti darò tutto l’amore che ti meriti. Tu sei la mia principessa e rimarrai sempre quella bambina piccola agli occhi del papà. Ti chiedo scusa per non essere presente, amore mio. La vita mi ha regalato un bel fiore, il fiore più bello che io abbia mai ricevuto. Quel fiore sei tu, amore di papà.  Ti amo tanto

Il tuo papà

Ahmed Khayal

L'amore dei genitori

 Vi voglio parlare della più grande sostanza stupefacente del mondo: l’amore dei genitori. Facciamo qualche passo indietro, di un paio d’anni, quando avevo l’età di dodici anni, età in cui mi sono trovato con venti grammi di eroina, e iniziavo già l’esperienza di spacciatore. Una parola grande “spacciatore”, per un ragazzino dodicenne, ma comunque mi rispecchiava perché ero contento di fare soldi facili, anche se l’età precoce metteva in luce le mie fragilità. Sentivo che mi mancava qualcosa, ma non capivo cosa fosse. Vedevo i miei genitori felici quando tornavo a casa a tarda notte, credevo fossero felici perché vedevano un figlio diventato grande, adulto, ma in realtà erano felici perché venivano ascoltate le loro preghiere e rientravo sano e salvo. Dopo un anno ho cominciato ad usarla, l’eroina, e pian piano stavo rovinandomi la vita e vedevo i miei genitori soffrire per le mie scelte e le mie decisioni, così mi sono armato di pazienza e di determinazione, mi sono allontanato da tutto e sono partito per l’Italia. È stata un’illusione perché mi sono ritrovato subito nel turbine della malavita, reato dopo reato  mi sono convinto che nulla mi potesse fermare. Così è cominciata la mia strada tra le maglie della giustizia italiana, una condanna a diciotto anni che fu una disgrazia per i miei genitori. In carcere ho cominciato a sentire veramente la mancanza dell’amore dei miei genitori, non riuscivano a trasmetterlo, e di questo non mi capacitavo. Mentre ero in carcere è venuto a mancare mio papà e prima di essere liberato, è mancata anche mia mamma. Solo allora mi sono reso conto di aver perso le cose più importanti, quelle che mi sarebbero bastate: l’amore dei miei genitori. Ormai è tardi, nulla ha più senso se voi non ci siete…

Attendere

L’attesa, che dire, tutta la vita attendiamo. Ci sono attese piacevoli e attese sgradevoli. Da piccolo, quando nuotavo e facevo le gare, mi ricordo che nel momento di attesa prima della gara, prima di tuffarmi e dare il massimo di me, avevo un’ansia…O quando attendevo con gioia il Natale per aprire i regali… oppure quando aspetti il tuo amico che non arriva mai e lo chiami nervoso tre volte al minuto insultandolo… Diciamo che a me, personalmente, non è mai piaciuta l’attesa, il dovere aspettare. Sarebbe bello avere tutto subito, saltare le file, ma non è così, i miei genitori me lo dicevano sempre! Ad oggi ho imparato a convivere con l’attesa e a trarne vantaggio. Soprattutto ora, da quando ho conosciuto il carcere dove per tutto c’è un’attesa infinita o quando sei in questura abbandonato e buttato lì senza sapere niente, neanche quando ti porteranno in carcere. A volte, ancora, non sopporto l’attesa, ma nella vita ci sarà sempre e bisogna imparare a conviverci.