domenica 13 aprile 2025

Una vita normale

 Ho sempre fatto una vita normale fino a quando ho conosciuto la sostanza, da lì in poi mi si è stravolta la vita. Ho iniziato a fare uso di cocaina molto tardi, dopo la separazione con mia moglie. Avevo 33 anni e usavo la cocaina per non pensare e non stare male, ma pian piano mi sono reso conto che non riuscivo più ad uscirne. Da lì iniziò un incubo. Ho iniziato a perdere amicizie, hobby, lavori e soprattutto ho rischiato di perdere la cosa più cara che ho, i miei figli, per non parlare della salute e dei soldi. Mi sono reso conto di avere un problema serio, e che dovevo curarmi. In quegli anni di uso di sostanze non pensavo minimamente di arrivare a questo punto, pensavo fosse un gioco che mi aiutava a stare bene, ma ci sono cascato. Vorrei tanto tornare com’ero prima di toccare la sostanza, tornare a fare il padre, trovarmi un lavoro, ritrovare i miei hobby, insomma, tornare a fare una vita normale.

 Domenico Salemme

                                                                                

Il veleno del rancore

Daniele Romeo 

Le colpe che non ti perdoni

 Il volto della persona che più hai deluso ti guarda, ti sorride e ti dice una sola cosa: “finisci quello che hai iniziato” e ti sorride. Apri gli occhi e sei nel tuo letto, tutto è buio, guardi l’orologio, sbuffi. Ho dormito solo 1 ora, il nervoso imperversa, ti siedi e accendi una sigaretta. Le mani sul volto che sfregano e non riesci a fare altro che dirti: ”ha ragione, è solo colpa mia.” Non riesci a perdonare te stesso per i tuoi errori, figurati se lei ti perdonerà mai; non riesci ad andare oltre, esci con altre donne, vai per locali e giri per la città, ma niente riesce a colmare quel vuoto. Qualsiasi cosa parla di lei, ti senti un debole, il tempo passa, ma il dolore rimane sempre lo stesso. I sogni di tutte le notti sono i ricordi di quando l’hai fatta soffrire. Finendo la sigaretta, ti rendi conto che tutto può finire, ma con la vita che hai sempre passato, finalmente eri riuscito a darti uno scopo, a vedere un futuro ed era la cosa più importante della tua vita, ma ricordati che non è facile. L' orologio va solo avanti e non torna indietro, gli errori li hai fatti, cerca di non ricommetterli di nuovo in futuro e impara dal tuo passato, perdonando te stesso.

L' amore in carcere

 Io penso che fare l’amore in carcere sia una cosa giusta, sia per l’uomo e che per la donna che ti aspetta fuori, ma dipende sempre dalla condanna, aspettare qualche anno per me non è cosi difficile, ma se parliamo di  condanne molto alte lo sarà. Fare l’amore con la propria compagna in carcere sarà un aiuto per tenere la coppia più unita e non farla distaccare ancora di più. Anche in Marocco stanno provando a fare questa legge, perché è una nazione musulmana e sul corano c’è scritto che noi non possiamo stare troppo tempo staccati dalle mogli, e ci sono tanti casi di separazioni dalle famiglie per colpa della lunga carcerazione. Finisco dicendo che io posso pensare a qualsiasi cosa ma a decidere deve essere sempre la donna perché, se la ami, per lei vuoi solo la sua felicità.

La Famiglia

La mia dipendenza


domenica 23 febbraio 2025

Quale futuro per i miei figli?

Come i miei genitori che non volevano avere un figlio problematico, con problemi di droga e di giustizia, adesso sono io al posto loro, diventando genitore anch’io in un età fragile e non abbastanza preparato, ma il destino non siamo noi a sceglierlo. La loro paura sembrava pesante e adesso sono io al posto loro. Come i miei genitori, che hanno augurato a me tutto il bene di questo mondo, anche io lo auguro a mio figlio, e spero che il destino non sia così crudele come è stato con me. Sperando che presto io possa stargli vicino vedendolo crescere, sarò sempre al suo fianco e arriverà il giorno, quando sarà abbastanza grande, che potrà prendere le sue strade con le sue scelte, tenendo conto dei miei consigli e dei miei sbagli. Non posso dire che non ti ho mai fatto mancare niente direi una bugia, solo economicamente non ti è mancato mai niente, ma ti ho privato del mio affetto, il più grande sbaglio della mia vita. Spero con tutto il cuore che il tempo non ci separi a lungo e al più presto voglio essere insieme a te per darti tutto l’ affetto che meriti, mi auguro di tornare ad essere una famiglia, per un futuro migliore tutto dedicato a te.

Papà ti vuole bene, a presto!

 Iorda Bogdan                                                                                                                             

Cambiare si può

Il Rancore

 Ecco, oggi mi trovo a parlare del rancore, un sentimento che mette ansia, agitazione, malumore, un peso addosso che non sai come scaricare. Io mi ritengo una persona abbastanza rancorosa, ma sinceramente nella vita non ho avuto modo di trovarmi davvero faccia a faccia,ho sempre cercato di evitarlo, con difficoltà, prendendo altre strade, perché in fondo, nella mia persona, c’è qualcosa di più forte. Sono anche una persona che ama la follia, il divertimento ed essere felice andando sempre a mille! Mi piace ridere e scherzare perché credo che il sorriso di una persona sia una delle cose più belle. In questa carcerazione, abbastanza lunga e difficile, mi sono ritrovato a lavorare sulla mia persona, sulle mie tante criticità. Ho sempre avuto la forza di andare avanti, anche se tutto mi veniva contro e ad un certo punto mi sono ritrovato faccia a faccia con il rancore, credo per una serie di cose negative, non nascondo che fa parte delle mie giornate, fa parte dei miei pensieri, pensieri che non hanno via d’uscita, bui e scuri dove tutto sembra che si fermi e dove tutto il bello si trasforma! Quanta confusione nella mia mente, come se mi si spegnesse il cervello. Oggi mi tocca lavorare su questo sentimento che mi dà un enorme fastidio, guardo l’altra faccia della medaglia e trovo la parola perdono. Sono consapevole che è difficile perdonare perché il perdono lo vedo come una sconfitta, ma in fondo so che non è così e capisco perché le persone ci mettano tanto tempo a perdonare. Fa parte di un lungo lavoro psicologico, dove tamponare la paura di sbagliare a costo di stare meglio. Spero che presto uscirò da qui, spero che la situazione migliori e non mi faccia pensare alla negatività che è difficile da esternare. Tante sono le persone che vivono la mia stessa situazione. Auguro a me e a tutti voi di trovare una pace interiore.

La Famiglia

Buongiorno a tutti, sono Maurizio Iavarone e sto seguendo un percorso terapeutico al reparto La Nave, terzo raggio del carcere di S. Vittore a Milano, dove lavoro seriamente per me stesso con l’aiuto degli operatori e operatrici di questo reparto avanzato di cura. Grazie a loro partecipo alle attività, dove posso ascoltare le esperienze di altri pazienti, chi ha più o meno gli stessi miei problemi di dipendenza dalle sostanze, curo tutti gli aspetti legati all’autocontrollo e l’impulsività senza tralasciare i motivi che mi hanno portato in carcere. Mi stanno aiutando molto, qui posso riacquistare la lucidità che mi permette di ascoltare, parlare al momento giusto. Faccio di tutto per incamerare il più possibile da questo percorso detentivo, penso che non tutti i  mali vengano per nuocere. Sto alimentando una forte nostalgia di casa, dei miei valori affettivi, della mia famiglia e dei miei tre splendidi figli. Quando stavo fuori, davo tutto per scontato, li trascuravo senza rendermene conto, la loro mancanza la rimpiazzavo prendendomi troppe libertà, sfogandomi nel modo sbagliato al posto di trovare una giusta occupazione. Mi svagavo tra droga, feste e quant’altro, lo facevo perché mi donavano tranquillità, pensando i miei figli al sicuro,  a loro non mancava niente… Per questo devo tanto ringraziare la loro mamma, che li sta crescendo nel modo più giusto. Sono educati, intelligenti e rispettosi, questo anche grazie ai miei genitori che non fanno mai mancare il loro affetto e il loro supporto. Senza accorgermi che stavo rimanendo sempre più solo, stavo perdendo lucidità, non capivo che la vita che conducevo non mi stava portando a nulla di buono, niente di concreto, solo negatività. Tutto il baccano che facevo non mi permetteva di soffermarmi a riflettere sulle vera realtà della vita concreta. Stavo bene solo in quel poco tempo che passavo con i miei figli, nipoti e tutta la famiglia, di questo mi rimarrà tutto nel cuore, non c ‘è valore più grande di quest’affetto: l’amore per la mia famiglia. L’assunzione delle sostanze durante le serate freddavano i veri sentimenti che provavo, deludendoli e quindi per questo credo di continuare a curarmi per non rimanere più solo e non dare più delusioni, per recuperare me stesso, per poter dare un futuro migliore ai miei figli, alla mia famiglia e soprattutto a me. Non è vero ciò che è bello ma è bello ciò che è vero. Vorrei aggiungere, concludendo, che mi sto imponendo di convincermi che un rimedio per curarsi da queste sostanze che amplificano gli impulsi negativi, è tenere sempre il fuoco acceso con il calore che la mia famiglia mi trasmette. Questa, secondo me, è la migliore terapia che esista al mondo. Auguro a tutti, di vero cuore, di riuscire a sconfiggere questo demone che causa solo dolori. 

Maurizio Iavarone

Il mio cambiamento

Friden Guri 

Il mio Riferimento

È giunto il momento di parlare di te, tu che sei un mio punto di riferimento, di sostegno e sei anche chi io vorrei essere in un futuro. Un buon padre, che nonostante io abbia fatto invecchiare più velocemente del normale, con tutti i guai e i casini che ho combinato in giro, è sempre stato al mio fianco e lo è tuttora, cercando ogni volta di non farmi perdere la pazienza e la determinazione per la cura della tossicodipendenza, precisando che devo affrontare tutto questo per me stesso e non per mamma e papà. Sono convinto che se continuassi quel tipo di vita non andrei da nessuna parte, non arriverei a nulla. Tu riesci a farmi credere in qualcosa, che in un futuro io potrò essere un grande uomo come lo sei tu per me. Ti voglio tanto bene papà.

 Luca Donadio 

La finestra del rancore

Passo molto tempo affacciato al finestrone, in fondo al corridoio e provo un senso di forte rancore nei miei confronti perché sono qui dentro, ma provo anche rancore verso la gente che si è approfittata della mia dipendenza per farmi fare reati. Quando guardo da quella finestra, vedo la vita che va avanti e penso che quelle persone abbiano una vita normale, quindi se ce la fanno loro perché non dovrei farcela io? Sono una persona molto rancorosa, se mi fai un torto, me la lego al dito e prima o poi te la faccio pagare, è più forte di me. Provo rancore per i miei sbagli, per quello che ho fatto a mia moglie, tutte le bugie che chiamavo marachelle, ma provo rancore e sensi di colpa anche nei confronti di mio padre che ha sempre creduto in me e io, tutte le volte, deludevo tutti. Pensavo solo alla droga e a nient’altro, usavo mia moglie per farle chiedere soldi alla sua famiglia, se ci penso mi sento una merda per tutto quello che ho fatto! Ora che mi trovo qua, tutte queste emozioni negative stanno venendo a galla e faccio fatica a gestirle. Provo molto rancore verso me stesso anche se, a dire il vero, non mi conosco ancora.

domenica 16 febbraio 2025

Forza, Santo Padre!

Era tutto pronto per un appuntamento atteso da molto tempo: i detenuti della Nave incontrano il Papa! 

Il coro della Nave, il reparto avanzato del carcere di San Vittore dove vivono i detenuti che seguono un percorso riabilitativo per problemi di dipendenza, avrebbe partecipato a Cinecittà al Giubileo degli Artisti per esibirsi al cospetto del nostro carissimo Papa Francesco. Purtroppo il Pontefice ha dovuto annullare l'impegno per un ricovero cautelativo, imposto dei medici a causa di una grave bronchite. E non è ancora tutto. Il coro che si sarebbe esibito davanti al Papa comprendeva, oltre alle persone detenute, anche una  formazione ulteriore, composta da ex detenuti e pazienti del SerD: tutti con la partecipazione e il coordinamento dei volontari dell'Associazione Amici della Nave OdV, da anni impegnata a sostenere le attività del reparto dentro e fuori dal carcere. La stessa associazione aveva coinvolto nella trasferta anche un gruppo di giovani musicisti del Cpm Music Institute, la scuola di musica di Franco Mussida, a sua volta volontario nelle carceri da moltissimo tempo. Prima volta di un Papa negli studi ma anche una occasione rarissima per un coro di persone detenute. La notizia del suo ricovero e dell'inevitabile annullamento dell'incontro è purtroppo arrivata a San Vittore proprio al termine di quella che doveva essere la prova generale, nella tarda mattinata di venerdì 14. E i detenuti hanno immediatamente preso carta e penna. Ecco il loro messaggio al Pontefice.

"Amatissimo Santo Padre, siamo sinceramente addolorati dalla notizia del vostro ricovero in ospedale ma ci rendiamo conto della necessità di salvaguardare la vostra salute. Voi non vi risparmiate mai e i continui affaticamenti per starci vicino hanno reso necessario questo stop. Qui a La Nave era tutto pronto, non vedevamo l'ora di incontrarvi per condividere del tempo. Generosamente e senza filtri avete voluto renderci partecipi dell'evento preparato in occasione del Giubileo. La vostra salute viene prima di tutto. Vi preghiamo di non essere dispiaciuto e di pensare che siete presente nelle nostre affettuose preghiere, affinché vi rimettiate presto. Quando tornerete di nuovo in forze saremo felici di poter recuperare il nostro incontro, così da rivedere il Papa e il Papà forte che siete: a presto Santità". 

A noi non resta che dire A presto, Papa Francesco!


martedì 11 febbraio 2025

Il mio carcere

                                                                                                        

Predizioni

Il Rancore

  

I Personaggi

Ciao a tutti, voglio raccontarvi di questi personaggi, dei veri idoli per me. Li stimo molto perché questi personaggi hanno dei principi che dal mio punto di vista sono molto sani e giusti, principi che purtroppo con il tempo si stanno estinguendo. Oltre a questi principi hanno consapevolezza, autostima, forza di volontà, dignità,sono persone umili con sè stessi e con gli altri, hanno saggezza, insomma persone dritte con una strada senza curve e con una parola sola. in poche parole persone determinate. Come usiamo dire noi “delinquenti”sono proprio due cristiani e, devo dire che mi stanno insegnando molte cose, mi stanno aiutando molto a crescere e ad aprire gli occhi facendomi capire che per un ragazzo giovane come me qui dentro sta perdendo tempo e, che questa vita non porta a niente. Comunque per me sono delle persone stupende e vi confesserò una cosa: al di là del loro passato io, quando raggiungerò la loro età. vorrei essere come loro perché sono persone con dei principi veramente sani e soprattutto di cuore. Avrei voluto scrivere mille pagine su di loro però purtroppo li ho incontrati solo ora e conosco poco e niente di loro, mi basta questo poco per dire che siete due persone favolose. Penso proprio che abbiate capito tutti di chi sto parlando, sono Maurizio e Michele e ci tengo a dirvi una cosa, questa cosa che vi dico non è per leccare il culo o per fregarvi ma ve la dico con il cuore: VI VOGLIO BENE e vi auguro al più presto la libertà, siete i migliori. Grazie ancora per le vostre perle di saggezza che mi regalate ogni giorno.

GRAZIE MAURIZIO GRAZIE MICHELE

 Andrea Notarstefano                                                                                                                      

La difficile attesa

Quanto mi è difficile aspettare? Passo dei momenti dove non ci sto più dentro, dove non riesco a fermarmi e stare sul pezzo, portare pazienza e attendere quello che mi prospetta il futuro. Vorrei tutto e subito. Come nella tossicodipendenza, alla fine una cosa molto difficile da abbandonare, quindi mi chiedo cosa mi costa aspettare, mi chiedo come mai non ho questa pazienza? A dirsi è facile, ma per il sottoscritto la cosa è sempre stata difficile, com’è difficile non avere il controllo delle proprie cose o della situazione, il controllo di quando e come voler fare qualcosa. A questo giro spero col cuore che tutto questo diventi possibile, per me e per il mio futuro.

 Luca Donadio  

Friden in carcere

Ed eccoci qui, con il risveglio del mattino alle ore sette. Prima di tutto ringrazio me stesso che trovo la forza di svegliarmi la mattina presto, iniziando la routine mattutina: doccia calda e di corsa all’aria per mantenermi in forma con l’attività fisica, fino alle dieci, quando devo essere presente all’apertura de La Nave. Queste buone abitudini mi aiutano a cambiare e dimenticare le vecchie, mi permettono di riflettere sul mio futuro. Dopo la prima ora di gruppi, mi rifaccio la doccia e sono pronto a iniziare la giornata provando, ogni giorno, a essere presente e attivo, perché mi danno sollievo e mi fanno trovare nuove motivazioni alla cura, a volte mi capita di trovare delle difficoltà perché non ho riposato bene, tanti pensieri e mancanza degli affetti familiari. Tuttavia siamo nati pronti a combattere fino alla fine, ogni giorno della nostra vita. Arriva l’ora del primo gruppo, mi piace tanto ascoltare e osservare in silenzio le storie, la vita, le difficoltà, la depressione e l’attesa, l’indifferenza, la fatica di ognuno di noi qua dentro. Quando arrivo alla pausa pranzo, mi sono abituato a mangiare senza avere appetito, il più veloce possibile per essere subito puntuale al secondo gruppo. Ogni giorno è diverso dall’altro, impariamo con grande difficoltà a gestire e comprendere le problematiche che ti portano all’uso della sostanza. Facendo questo percorso troverò la forza e la speranza di poter migliorare tutti gli aspetti della mia vita, cambiandola in meglio. Non so più cosa dire se non “forza e coraggio”! Abbi fiducia in te stesso e non fidarti mai del cavallo degli altri, ma fidati soltanto del tuo.

Friden Guri

L'attesa e la felicità


Attesa, una parola che solo a pronunciarla mi mette ansia perché io sono uno che non sa aspettare, uno da tutto e subito e, se voglio una cosa, me la prendo con le buone o con le cattive. Saper attendere è un pregio che mi piacerebbe avere perché ti permette di riflettere di più su ogni scelta e a essere meno impulsivo sulle decisioni, giuste o sbagliate che siano! Per quanto riguarda la ricerca della felicità, non credo che io possa essere una persona felice dopo il mio trascorso. Punto più ad essere e diventare una persona serena e tranquilla. La felicità la vedo una cosa troppo pura e per chi ha peccato come ho peccato io, penso che non sia raggiungibile. Mi basterebbe la tranquillità e una vita serena e perché no, anche monotona perché so che se poi aavessi troppe cose da fare, non riuscirei a gestirle e quindi avere una ricaduta. 

Simone Di Domenico                     

  

Papà nel mio cuore

                                                                                                                   

martedì 21 gennaio 2025

Mamma



Un anno dopo

È passato un anno, un anno da recluso qui a San Vittore. I primi giorni rifiutavo di realizzare quello che mi era accaduto. Non mangiavo e non parlavo, in me c’era solo rabbia, ma non cieca, sapevo bene quello che era successo e non accettavo nemmeno le spiegazioni che provavo a darmi. Odio e rabbia che non lasciavano spazio ad altri pensieri, mi addormentavo rabbioso e mi svegliavo ogni giorno sempre più consumato. Dopo qualche giorno il colloquio con un medico mi aveva donato un po’ di tranquillità, ma solo per qualche ora. Mi avevano comunicato il trasferimento in un altro reparto, al sesto lato B, dove ero stato assegnato inizialmente, si stava maluccio, sorvegliati a vista, senza il minimo necessario per mangiare e lavarsi, piatto doccia, lavabo e tazza in acciaio, copricalorifero in metallo e pochissimo spazio per muoversi. Stavo per essere spostato altrove e tutto mi sarebbe parso migliore di quel luogo iniziale. Così arrivai al primo raggio, terzo piano, dove trovai tutti i lavoranti del carcere. Si stava un po’ meglio, ma il reparto era vetusto e sovraffollato. Quattro mesi di attesa poi “La Nave”come alternativa, inizialmente rifiutai, non potevo saperne nulla e poi, tornando sui miei passi, ci volli salire. Iniziò il percorso che tuttora seguo, o per meglio dire e spiegare quello che sento, la metto così: qui abbiamo ricevuto un recipiente, ogni giorno riceviamo contenuti da riversarci, sta a noi fare in modo che ricadano nel nostro contenitore.  Io stesso ci metto qualcosa, dopo un po’ non nascondo che possa pesare, ma mi sforzo di reggerlo con una stretta che diventa sempre più forte, fino ad avere paura di mollarlo. Rimarrà sempre, e dico sempre, con me. Io e i miei compagni marinai abbiamo vissuto il tempo delle feste, forse il periodo più delicato per noi che abbiamo la testa e il cuore fuori da qui, vicino ai nostri cari e a tutto quello che abbiamo lasciato. Per questo ripenso a tutto il tempo passato qui a “La Nave”e mi rendo conto che in questo reparto non siamo mai lasciati soli, con generosità i nostri operatori e le nostre operatrici ci fanno sentire un po’ meglio con le iniziative e i gesti, che anche nei momenti di festa, compiono per farci sentire meno soli. Sono come delle madrine che amano viziare i propri figliocci con tutto quello che è permesso loro. Questo vale per tutto il personale del Serd di S. Vittore e vale per tutti i volontari e le volontarie che ci hanno permesso di vivere le feste nel modo più dignitoso e migliore che si possa in un carcere. Grazie anche ai miei compagni, da cui apprendo ogni giorno esperienze di vita. Talvolta diamo tutto per scontato o tutto per dovuto e di questo si accorgono, ma se pensiamo come sarebbe il reparto senza di loro, forse un grazie glielo dobbiamo davvero. Grazie operatori de “La Nave”, grazie volontari per aver reso meno faticosa la nostra permanenza qui e grazie per tutto il calore che ci fate sentire ogni giorno. Buone Feste!

Salvatore C. 

Un posto dove migliorarsi

 Ciao a tutti, vi voglio raccontare di un posto po’ particolare, un po' strano, ma anche molto interessante. Sicuramente in questo posto non tutti sono ben venuti e non tutti ne vogliono far parte, ma posso garantire una cosa: al di fuori di questo posto c'è molto pregiudizio  e magari da tante persone non vieni ben visto per colpa del pregiudizio. Al di là di tutto questo cosa posso raccontare di questo posto? Vi posso raccontare che sicuramente ci sono delle persone meraviglioseIn questo posto ci si confronta, ci si aiuta senza pregiudizio o se ci fosse non viene espresso. Questo posto ci aiuta a imparare anche questo, cioè prima di aver un pregiudizio qual esso sia, bisogna conoscere la persona che si ha davanti come facciamo qui perché tante volte ci si può rispecchiare  nella persone con cui  ci confrontiamo e quindi è come se avessi un pregiudizio su me stesso. Questo posto ci insegna a riflettere e a confrontarci prima di avere un pregiudizio su qualcuno, e devo dire che questo posto mi sta  sta aiutando anche a crescere e soprattutto a migliorare. Questo posto è particolare come vi ho già detto e magari sentire questa frase farà un po’ strano, ma a me questo posto piace, mi fa sentire vivo, il vero Andrea. Spero che non vi troviate mai in questo posto, ma se per caso vi ci doveste mai trovare, mi raccomando approfittatene per migliorarvi . Vi svelo il segreto di questo posto dove io sto bene che è la Nave di San Vittore, dove siamo tutti compagni ma soprattutto siamo tutti a navigare sulla stessa nave e sulle stesse acque.Ci tengo a ringraziare tutti i miei compagni, tutti gli operatori che mi stano aiutando ad essere una persona  migliore.  Grazie nave auguri di buon anno a tutti .

Il fiore più bello

Ciao amore di papà, ti penso ogni momento di ogni giorno, sei sempre nel mio cuore. Mi manchi tu, mi manca il tuo bel sorriso e il tuo profumo. Mi manchi in ogni istante e non vedo l’ora di abbracciarti forte forte tra le mie braccia. Avrei voglia di sentire la tua bellissima voce mentre mi chiami papà. Papà ti proteggerà sempre e prometto, amore mio, che quando tornerò da te ti darò tutto l’amore che ti meriti. Tu sei la mia principessa e rimarrai sempre quella bambina piccola agli occhi del papà. Ti chiedo scusa per non essere presente, amore mio. La vita mi ha regalato un bel fiore, il fiore più bello che io abbia mai ricevuto. Quel fiore sei tu, amore di papà.  Ti amo tanto

Il tuo papà

Ahmed Khayal

L'amore dei genitori

 Vi voglio parlare della più grande sostanza stupefacente del mondo: l’amore dei genitori. Facciamo qualche passo indietro, di un paio d’anni, quando avevo l’età di dodici anni, età in cui mi sono trovato con venti grammi di eroina, e iniziavo già l’esperienza di spacciatore. Una parola grande “spacciatore”, per un ragazzino dodicenne, ma comunque mi rispecchiava perché ero contento di fare soldi facili, anche se l’età precoce metteva in luce le mie fragilità. Sentivo che mi mancava qualcosa, ma non capivo cosa fosse. Vedevo i miei genitori felici quando tornavo a casa a tarda notte, credevo fossero felici perché vedevano un figlio diventato grande, adulto, ma in realtà erano felici perché venivano ascoltate le loro preghiere e rientravo sano e salvo. Dopo un anno ho cominciato ad usarla, l’eroina, e pian piano stavo rovinandomi la vita e vedevo i miei genitori soffrire per le mie scelte e le mie decisioni, così mi sono armato di pazienza e di determinazione, mi sono allontanato da tutto e sono partito per l’Italia. È stata un’illusione perché mi sono ritrovato subito nel turbine della malavita, reato dopo reato  mi sono convinto che nulla mi potesse fermare. Così è cominciata la mia strada tra le maglie della giustizia italiana, una condanna a diciotto anni che fu una disgrazia per i miei genitori. In carcere ho cominciato a sentire veramente la mancanza dell’amore dei miei genitori, non riuscivano a trasmetterlo, e di questo non mi capacitavo. Mentre ero in carcere è venuto a mancare mio papà e prima di essere liberato, è mancata anche mia mamma. Solo allora mi sono reso conto di aver perso le cose più importanti, quelle che mi sarebbero bastate: l’amore dei miei genitori. Ormai è tardi, nulla ha più senso se voi non ci siete…

Attendere

L’attesa, che dire, tutta la vita attendiamo. Ci sono attese piacevoli e attese sgradevoli. Da piccolo, quando nuotavo e facevo le gare, mi ricordo che nel momento di attesa prima della gara, prima di tuffarmi e dare il massimo di me, avevo un’ansia…O quando attendevo con gioia il Natale per aprire i regali… oppure quando aspetti il tuo amico che non arriva mai e lo chiami nervoso tre volte al minuto insultandolo… Diciamo che a me, personalmente, non è mai piaciuta l’attesa, il dovere aspettare. Sarebbe bello avere tutto subito, saltare le file, ma non è così, i miei genitori me lo dicevano sempre! Ad oggi ho imparato a convivere con l’attesa e a trarne vantaggio. Soprattutto ora, da quando ho conosciuto il carcere dove per tutto c’è un’attesa infinita o quando sei in questura abbandonato e buttato lì senza sapere niente, neanche quando ti porteranno in carcere. A volte, ancora, non sopporto l’attesa, ma nella vita ci sarà sempre e bisogna imparare a conviverci.